Inutile girarci attorno: quando lo scorso 11 dicembre è capitata sotto i nostri occhi la terribile notizia che il talentuoso Andre Braugher, grande attore di soli sessantuno anni noto per moltissimi ruoli di rilievo sia al cinema che in televisione, era venuto a mancare, abbiamo tutti provato un pugno allo stomaco. Certo, avevamo avuto modo di conoscerlo solo dallo schermo, ma il dispiacere e il dolore che abbiamo provato allora, e che ancora oggi proviamo al solo pensiero, ci fa intristire come se lo avessimo conosciuto davvero, come se fosse uno di famiglia, cosa che, se ci pensiamo un po’ era davvero, a suo modo. I serializzati, d’altra parte, lo sanno bene: quando un attore riveste i panni di un personaggio così ben scritto e amato, capace di farci stare meglio anche solo con poche parole di incoraggiamento o con una battuta, questo si imprime in maniera indelebile all’interno dei nostri cuori, così come si è verificato nel caso di Raymond Holt di Brooklyn Nine-Nine, il capitano-robot dall’incredibile umanità che Braugher ha interpretato per quasi dieci anni.
Ciò che andremo a fare oggi, quindi, sarà andare a prenderci un momento del nostro tempo per provare a ricordare (e così celebrare) il personaggio del Capitano del novantanovesimo distretto di polizia di Brooklyn, Raymond Holt, così da omaggiare uno straordinario interprete che purtroppo ci ha lasciato troppo presto.
Attenzione: il seguente articolo contiene spoiler sulle otto stagioni di Brooklyn Nine-Nine.
Voi vi ricordate la prima volta in cui il Capitano Holt è apparso sui nostri schermi? Noi sì.
Appena fatta la sua conoscenza ci siamo fatti una meschina opinione su di lui: un capo intransigente e poco empatico che sembrava anteporre rigidità ed efficienza alla libertà dei propri dipendenti. Dire che ci sbagliavamo di grosso è però dire poco. Questo perché, scena dopo scena, battuta dopo battuta, il castello di carte che ci eravamo costruiti su di lui è stato abbattuto da una raffica di vento. In poco tempo, infatti, abbiamo imparato a conoscere, rispettare e stimare un personaggio ben più complesso e sfaccettato di quello che dava a vedere: l’estrema rigidità di pensiero che nasconde un lato più tenero, le idiosincrasie che ci raccontano i suoi lati più comici, strambi e originali, la grande saggezza…
Partire da una caratterizzazione così “estrema” avrebbe rischiato di portare alla creazione di un personaggio-macchietta, ma fortunatamente nulla di tutto ciò si è realizzato.
Il Capitano Holt di Andre Braugher, giocando in maniera ottima con la propria mimica facciale ed espressività vocale (o, in questo caso, impassibilità ), dimostra come molto spesso i personaggi più riusciti siano quelli che celano dentro di sé due lati tra loro antitetici. In Holt troviamo infatti al contempo apatico controllo e viva passione, quest’ultima capace di sprigionarsi con enfasi e calore nei momenti più inaspettati e di regalare così ora scene dalla grande comicità , ora dalla deliziosa emotività e commozione, resi credibili grazie a una sentita e ispirata interpretazione.
Raymond Holt è infatti un personaggio dalla grande umanità , un uomo che dietro a sguardi apparentemente impassibili nutre un grande bisogno di affetto e di trovare persone di cui potersi fidare, con cui poter costruire una vera e propria famiglia. Dopo anni in cui è stato rigettato dalla stragrande maggioranza dei suoi colleghi a causa del colore della sua pelle e, soprattutto, della sua omosessualità , Holt dimostra sin da subito cosa significhi essere un uomo tollerante e disponibile, animato da un grande senso di giustizia, che ripudia qualsiasi genere di prepotenza e di prevaricazione, un uomo che va sì ricercando ordine, ma che lo fa non per imporre la propria autorità , ma per creare un clima accogliente dove tutti i suoi colleghi possano sentirsi al sicuro.
Non sarà il più affettuoso o emotivo del mondo, ma Raymond Holt, nonostante la propria nomea di robot ha dimostrato in più occasioni di tenere ai membri della sua squadra: ha fatto da mentore a Santiago, sottoponendola, senza che lei nemmeno se ne accorgesse, a un processo continuo di formazione e addestramento, ha sostenuto in primis Rosa dopo il suo disastroso coming-out con la sua famiglia, ha coltivato un profondo rapporto di fiducia con Terry, da sempre sua fidata spalla. Poi c’è il suo rapporto con Jake, che pian piano, passo dopo passo, finisce per diventare suo figlio putativo, un figlio da richiamare costantemente, a cui fare la predica, da mettere talvolta in punizione, ma anche per cui andare dannatamente orgoglioso. Che ne sarebbe stato di Jake Peralta se Raymond Holt non avesse fatto capolino il quel del Novantanovesimo con le sue promesse di cambiamento?
“Il mio primo giorno qui ho chiesto a Jeffords di parlarmi un po’ di tutti voi. Mi ha detto che lei era un grande detective, ma la cosa che non riusciva a fare era crescere. Beh, secondo me ci è riuscito. (…) Negli anni a volte ha visto in me una figura paterna, ma voglio che sappia che se avessi avuto un figlio e fosse stato come lei… Sarei stato molto fiero di lui“
Raymond Holt, 8×22
Ma Raymond Holt non si ama solo per la sua immancabile saggezza, per la determinazione con cui è pronto a rischiare tutto per proteggere le persone che ama, ma anche per quei momenti di estrema leggerezza che acquistano ancor più valore a causa della contrapposizione con il suo tipico atteggiamento serio e intransigente!
La convinzione con cui, imperterrito, affronta ogni volta l’annuale rapina di Halloween, le sue passioni segrete per gli hula hoop e per la danza, il suo amore pragmatico per l’adorato marito Kevin e per l’adorabile corgi Cheddar… E che dire delle sue urla scandalizzate, della sua immortale faida con la Wuntch, il suo strambo senso dell’umorismo, l’amore per la musica classica, per la lettura rapida, per il suo peculiare apprezzamento per i marshmallow?
Se Brooklyn Nine-Nine è riuscita a mantenere sempre un così alto livello dal punto di vista comico, ciò si deve in gran parte proprio al personaggio di Andre Braugher, la cui chimica con gli altri attori del cast riusciva a rendere indimenticabile ogni sua singola battuta. Il calore e l’affetto con cui i comprimari di Brooklyn Nine-Nine hanno ricordato il collega dopo la sua scomparsa dicono tanto su come dovesse essere bello e stimolante lavorare al suo fianco, ma soprattutto avere il privilegio di essere suoi amici.
“Non posso credere che te ne sei andato così presto. Sono onorato di averti conosciuto, di aver riso con te, di aver lavorato con te e di aver condiviso otto gloriosi anni osservando il tuo talento insostituibile. Fa male“.
Terry Crews
Fa male, sì. Ma, anche se, per nostra grande tristezza, il vuoto che Andre Braugher ci ha lasciato con la sua morte è incolmabile, l’eredità che l’attore ci ha trasmesso, gli insegnamenti impartiti e le risate che ci ha saputo regalare negli anni rimarranno per sempre. A noi non resta fare altro che salire sulle cattedre e brindare a un uomo davvero straordinario che non verrà mai dimenticato. Oh, capitano! Mio Capitano!