Negli anni ’90 la cultura pop si mescola alla musica, ai film e ai telefilm. Le serie tv entrano nel nostro quotidiano insieme a Lene Marlin e alla PlayStation, diventando la nostra famiglia. In particolare Buffy l’Ammazzavampiri ci ha fatto da amica, ci ha ispirati e sfidati in un mondo in cui iniziavamo a sentire il peso della normalità. Per molti di noi, Buffy è stato un braccio consolatore nei momenti in cui ci sentivamo strani ma eravamo solo dei millennials.
Essere adolescenti negli anni ’90 significava amare la Tv, soprattutto quella americana. Molti di noi non vedevano l’ora di prendersi un’influenza per fare binge watching dalla mattina con MacGyver, pranzando poi con Willy Il Principe Di Bel Air e facendo merenda con Xena. Molti di noi attendevano il poster del mese con Luke Perry o Leonardo Di Caprio leggendo d’un fiato l’intervista in cui Katie Holmes parlava della scelta di Joey tra Pacey e Dawson. Poi arriva Buffy l’Ammazzavampiri, che subentra in quella parte della giornata in cui eravamo abituati a vedere solo film: la notte. La cacciatrice entra nel nostro mondo segreto, l’altra faccia della medaglia che sotto lo strato confortante della famiglia Leery e dei primi baci di Brenda nasconde un angolo di paura e insicurezze. Perché gli anni ’90 sono un mix tra normalità e valori genuini, ma tutto questo cresce su un terreno più profondo. La notte diventa nostra e con Buffy facciamo finalmente uscire quella parte di noi fragile e sensibile ma anche potente, quella parte che prima nascondevamo tra Crash Bandicoot e Piccoli Brividi.
Perché abbiamo scelto Buffy
Buffy l’Ammazzavampiri è un’eroina e antieroina insieme. È una donna forte, diversa dall’uomo comune eppure incarna l’umanità stessa nella sua fragilità. Ciò che assorbiamo subito di lei negli anni della nostra adolescenza è il senso di solitudine al quale è predestinata, e mentre la guardavamo ci chiedevamo “siamo tutti destinati ad essere soli?“. La cacciatrice ha scosso in noi qualcosa che molti telefilm non riuscivano a smuovere, non perché mancassero di sostanza, ma perché Buffy è stata pioniera di un necessario individualismo. Prima del 2000 amavamo il conforto dei valori genuini, ma chiedevamo a gran voce che qualcuno parlasse a nome della nostra unicità. Buffy ha risposto a quel richiamo convogliando tutto ciò che è esistito nel pre-millennio e l’ha fatto con il genere horror, ottimo strumento per parlare di identità e fragilità. Dopo cena, Buffy era il nostro diario segreto su cui potevamo scrivere della paura della morte, fare domande sul nostro corpo o sulle nostre emozioni. Perfino sulla nostra sessualità.
Il look anni ’90
Diciamolo: il look di Buffy l’Ammazzavampiri era così anni ’90 che guardarlo adesso fa un po’ cringe, in senso affettivo. Basta vedere una scena a caso che siamo subito catapultati in quel periodo, ma nonostante lo stile sia un po’ pacchiano suscita sempre emozioni amarcord. I look della cacciatrice sono diventati iconici, partendo dall’acconciatura delle prime stagioni. I capelli erano un compromesso tra eleganza e ribellione, un intento quasi femminista. E le volte in cui Buffy uccideva i vampiri mentre indossava le codine? Una bambina violenta, un contesto quasi grottesco certe volte. Pure sul vestiario c’era un compromesso tra moda e alternatività, e il capo che rappresenta al meglio questa idea erano i pantaloni in pelle neri, e Sara Michelle Gellar li portava benissimo. I colori forti come il rosso e il verde acido erano uniti al viola pallido e al nero, così come erano in voga i pantaloni a zampa, le borse traslucide e i lip gloss al profumo di ciliegia. Era tutto squisitamente bizzarro e divertente, ma anche profondo e speculativo, un bel contrasto prima dell’avvento dei social network.
Bullismo e queer
Buffy l’Ammazzavampiri usa tematiche tipicamente anni ’90 come l’amicizia, l’amore e la famiglia. La famiglia ha un peso importante per la cacciatrice, proprio come lo ha per Dawson dopo il divorzio dei suoi genitori, o per Sabrina Spellman con le sue zie. Ma Buffy si spinge oltre (e ci spinge oltre) dando nuova forma a queste tematiche. Joss Whedon ha capito le necessità degli adolescenti e le ha portate al mondo intero evidenziando temi come bullismo, violenza, sessualità e conformismo. La puntata della ragazza invisibile è un modo elegante per toccare il tema del bullismo e della fragilità adolescenziale. Una ragazza che, sentendosi invisibile nel mondo, lo diventa realmente. Non c’è modo migliore di trattare questo argomento delicato. Con Willow si toccano temi che oggi sono ampiamente discussi in un ventaglio di serie tv in chiave queer, come Sense8 o Sex Education. Il bacio tra Willow e Tara (qui trovate gli easter egg di Willow in How I Met Your Mother) è stato uno dei primi baci omosessuali nelle serie tv. Una scena che ha aperto un nuovo modo di vivere gli anni 90′, l’inizio di una piccola rivoluzione che oggi ha finalmente “normalizzato” l’amore LGBTQIA+.
Buffy l’Ammazzavampiri ha poi introdotto l’erotismo, un tema difficile per un pubblico di adolescenti.
L’erotismo era un tema per soli adulti e spesso rivolto a un pubblico maschile, pensiamo ad esempio ai film di Tinto Brass come Monella, che incarnava i desideri di uomini eterosessuali. Anche Valentina di Guido Crepax era la sensuale iconografia di sogni erotici maschili. Il mondo dell’eros ai tempi era un variegato molto creativo ma limitato a un pubblico etero, cisgender e di genere maschile. Buffy l’Ammazzampiri stravolge questa linea e restituisce a tutti (adolescenti compresi) l’immaginario erotico. La serie ci dona la libertà dell’eros come quella capacità creativa e potenzialmente liberatoria di tutti noi. Ovviamente tutto questo incontra degli ostacoli, e alcune puntate di Buffy l’Ammazzavampiri in Italia vengono censurate, altre ancora vengono trasmesse a notte fonda soprattutto quando Buffy intraprende una relazione sessuale e tossica con Spike. Ma il suo impatto ha resistito alle censure.
Perché Buffy è tremendamente anni ’90?
Perché questa piccola ragazza bionda che incarna la tipica adolescente americana è più di quello che il suo corpo trasmette. Questo conflitto tra essere e apparire è proprio un disagio tipicamente anni ’90, un conflitto esistenziale che urlava sotto i nostri jeans e dentro gli zaini Invicta. In quegli anni cercavamo di conformarci, ma anche di riscattare noi stessi, e Buffy ci ha regalato questa libertà. Quando il giorno finiva mettevamo da parte le pretese romantiche (ampiamente soddisfatte da Dawson) e potevamo finalmente dar voce alle paure, guardare il nostro corpo, sentire la nostra sessualità così precaria e confusa. Tra le vene dei nostri dilemmi scorreva il sangue della nostra forza e la magia dei desideri. Perciò erano i nostri sogni – proprio come Buffy – ad essere tremendamente anni ’90.