ATTENZIONE: se prosegui nella lettura potresti imbatterti in spoiler sul terzo e quarto episodio di Call My Agent Italia, serie in onda ogni venerdì su Sky!!
Chiami il mio agente, presto. Mi è entrato un Che Guevara in giardino. Il remake italiano di Dix Pour Cent (di cui esiste già una recensione senza spoiler) è tornato anche questa settimana su Sky con terzo e quarto episodio. Lo star system italiano aveva bisogno di una cosa come Call My Agent e Call My Agent aveva bisogno di una cosa come lo star system italiano per dimostrarci che sì, i remake a volte possono essere una figata pazzesca. Ci vuole qualche episodio per capirlo. La somiglianza anche fisica dei personaggi di Call My Agent Italia con i corrispettivi di Dix Pour Cent ci aveva spinti all’inizio a setacciare ogni equivalenza tra un prodotto e l’altro, incuranti di goderci invece quello che Lisa Nur Sultan aveva sceneggiato per i nostri italianissimi palati. Pur essendo fondamentalmente un calco della popolare serie francese – l’hanno copiata in India, Turchia, Corea del Sud e Gran Bretagna -, la versione made in Italy del format ideato da Fanny Herrero si serve del suo originale solo per apparecchiare una trama che vive però di deviazioni inedite e imbucate brillanti. Non è solo il grande scatolone dello spettacolo che finisce sotto i denti di una satira bonaria e autoironica come è quella di Call My Agent. Sono i vizi e le debolezze di un’intera società a servire l’assist per una parodia che non si limita allo star system e ai suoi meccanismi, ma va oltre, entrando nella nostra sfera personale, che in fin dei conti non è poi così distante da quella di un qualsiasi volto noto dello spettacolo.
Call My Agent Italia si diverte a prenderci in giro tutti. Convinti di ridere delle star del cinema, ridiamo in realtà anche un po’ di noi stessi, delle nostre manie e delle nostre sciocche paturnie.
D’altronde, chi non è mai rimasto incastrato nella vita di un altro, facendo fatica a staccarsene? A chi non è mai capitato di venir frainteso sui social o di essere messo in ombra sul posto di lavoro da un collega con la metà dei nostri anni? Il dilemma è di quelli che avrebbero eccitato Gigi Marzullo in seconda serata: sono le star ad essere più simili a noi o siamo noi ad essere più simili alle star? Un cruccio che non ci abbandonerà fino alla fine della serie Sky. Ma tra noi e loro, tra noi spettatori comuni e insoddisfatti e i protagonisti della grande macchina dello spettacolo – altrettanto comuni e insoddisfatti -, ci sono loro: gli agenti, una via di mezzo tra il terreno e il mondano, tra la vita reale e la sua versione Instagram. Maurizio, Lea, Gabriele ed Elvira mediano, intercedono, risolvono problemi, risanano conflitti, accorrono in soccorso. Ma combinano anche grossi casini, si perdono, creano scompiglio, si impelagano in questioni all’apparenza irrisolvibili. Questo mondo di mezzo che si agita e si accapiglia dietro le quinte del grande palcoscenico è il loro regno inespugnabile e smanioso, quello in cui la materia grezza diventa un raffinato diamante. E no, non è Amici di Maria De Filippi.
Guest star di terzo e quarto episodio sono Pierfrancesco Favino & family e Matilda De Angelis.
Mentre la trama orizzontale si arricchisce di spunti – con l’ispezione della finanza in agenzia, le attenzioni un po’ troppo premurose di Gabriele nei confronti della segretaria (non)aspirante attrice Sophia (Kaze), le manovre tattiche di Maurizio per evitare di perdere il posto, le azzuffate tra colleghi e tanto altro -, i singoli episodi si focalizzano invece sui clienti e sui loro dilemmi. Problemone della terza puntata: Pierfrancesco Favino (proprio quello del “li fa tutti Favino”) si è perso. Moglie e figli hanno provato a frugare nelle vecchie interpretazioni, ma niente: del Favino incaricato di presiedere la cerimonia dei David di Donatello insieme a Piera Detassis non c’è traccia. Al suo posto, un Che Guevara in mimetica e barba incolta si aggira nel giardino di casa suonando la chitarra e inneggiando alla Rivoluzione. Il barricadero del Cupolone, Er Che, l’incubo delle colf abbonate agli spruzzini delle multinazionali, uno dei tanti doppelgänger a cui Favino ha prestato il volto, ha preso possesso della casa dell’attore. Dov’è Pierfrancesco? si chiedono tutti, preoccupati che la sindrome di Mario Bambea abbia affondato pure uno degli attori più prolifici della scena cinematografica italiana. Più che nel suo doppio, Favino è rimasto prigioniero nel suo milionesimo io. La stessa sorte era toccata a Jean Dujardin in Dix Pour Cent. L’unico modo per venirne fuori, che sia in Francia o in Italia, era uno schianto fragorosissimo con la realtà. E l’immagine di un McDonald’s brulicante di cubani nel centro dell’Avana – ossia: il capitalismo che azzanna la rivoluzione – fa più rumore del capitombolo di Jennifer Lawrence alla cerimonia degli Oscar del 2013. È così che Lea e Anna Ferzetti uccidono il Che e resuscitano Pierfrancesco Favino. Che però è un talento talmente versatile da poter uscire da Che Guevara ed entrare in Mario Draghi con la stessa velocità con la quale si diffonde una shitstorm sul web. E allora, cambio d’abito: the show must go on. Whatever it takes... (a casa Favino intanto hanno strappato di nascosto il contratto per il ruolo di Matteo Messina Denaro, non si sa mai)
Ed è proprio di una tempesta social che è invece vittima – e inconsapevole carnefice – Matilda De Angelis, anche lei guest star molto a suo agio nel ruolo di se stessa. L’attrice finisce nei trend topic a causa di un’innocente battuta che, nella bolla estraniante dei social, si tramuta in un’offesa a nientepopodimeno che le vittime dell’Olocausto. E allora via commenti, insulti, prese di distanza, rimproveri, abbandono di massa dei follower, stop alle produzioni. La grana di Vittorio è bella grossa, specie se è un agente che cura le dinamiche dei social quanto i rapporti padre-figlia. E infatti la pezza che prova a metterci è peggio del buco, già diventato voragine nel giro di qualche click. Matilda De Angelis è appena diventata l’icona dei negazionisti di mezza Italia – “siamo in tanti” suggerisce la sua anziana vicina di casa -, ma il proteiforme umore del web varia a seconda del mangime propagandistico che gli si dà in pasto: così basta tramutare una gaffe in un’idea geniale per venirne fuori con tanto di pollicioni all’insù sulle dirette Instagram. Salvo rare eccezioni… Gli episodi centrali di Call My Agent Italia ci fanno abbassare subito il dito puntato preventivamente contro i soliti remake “troppo italiani” e si lasciano guardare fino alla fine con quella voglia di averne ancora e ancora. Venerdì prossimo andranno in onda su Sky gli ultimi due episodi della serie, quelli in cui faranno la loro comparsa Stefano Accorsi e Corrado Guzzanti come guest star. In Call My Agent Italia 1×03/1×04, oltre ai personaggi fissi e agli artisti che si sono prestati al gioco, abbiamo trovato anche il giovanissimo – e impegnatissimo – Federico Ielapi e un Joe Bastianich ignaro padre di Camilla, oltre che la presenza fissa di Emanuela Fanelli che rende ancora più incisiva quella vena di ironia che pervade tutto lo show.