Coloro che hanno amato Serie Tv vintage british come Mad Men e Downtown Abbey, al solo immergersi negli scenari e nelle storie di tutti i giorni di Call The Midwife ne rimarranno estasiati.
Questa deliziosa quanto realistica, e a volte triste, Serie Tv è andata in onda in Italia nell’estate 2014 su Rete4, passando quasi in sordina. Io personalmente, ne sono venuta a conoscenza grazie a Netflix (meno male che esisti).
Da una prima visione del pilot, Call The Midwife potrebbe sembrarvi un po’ sdolcinata e dai lieto fini facili. Ma dopo aver divorato la prima stagione, mi sono resa conto che la parte romantica è si presente, ma tanto quanto quella triste e quella seria. La Serie Tv riesce a narrare storie quotidiane ambientate negli anni del dopo guerra, precisamente dagli anni ’50 in poi, con un tocco leggero ma mai superficiale.
Racconta storie di famiglie povere del quartiere di East End e dell’approccio delle donne al mondo materno. Vi sono esempi alquanto estremi (realmente vissuti in quel quartiere e non solo), poiché la media di figli che una donna partoriva era di 5/6 con un solo anno di differenza tra uno e l’altro. In un episodio della seconda stagione, sarà trattata anche la sfiancante messa al mondo di bambini da parte di una donna che ne possedeva già 9. Episodio straziante e pieno di pathos, dove si introdurrà un tema molto delicato.
Call the Midwife si apre con il trasferimento della levatrice Jenny Lee, fresca di diploma da ostetricia e abituata all’agio della vita borghese, nel convento della Nonnatus House, dove delle suore dotate di grande senso pratico, si dedicano all’aiuto delle donne incinte e delle madri dell’East End, il quartiere più povero della città.
Nella Nonnatus vi sono inoltre altre due levatrici: Trixie, ragazza carina ma molto svampita e Cynthia, ribelle e allo stesso tempo molto timida. Ciò che ha portato Jenny a trasferirsi, non era la mancanza di lavoro, ma una delusione d’amore. Superato quindi lo shock iniziale dell’ambiente povero e molto spesso poco igienico in cui Jenny dovrà lavorare, la ragazza si dedicherà anima e corpo al suo lavoro e stringerà subito amicizia con le altre giovani ostetriche.
Sam Wollastone del The Guardian la definì “Bella, meticolosa e sensibile”, mai parole furono più adatte. La bellezza inglese nel saper raccontare storie giornaliere con un sapiente tocco sublime ed equilibrato che non scade mai nel banale o troppo smielato. La meticolosità con cui viene ricostruito il periodo storico londinese degli anni ’50 è perfetto, per questo la consiglio a coloro che sono amanti di storia e realismo di quell’epoca. Infine la sensibilità delicata, ma spesso molto sofferta dalle protagoniste, con cui vengono affrontati i temi legati alla maternità e alla donna in generale
La maternità è affrontata sotto tutti gli aspetti: dal concepimento, alla gestazione fino al parto. Si toccano temi come la contraccezione, la pillola all’epoca non era passata dalla sanità nazionale e per le famiglie povere era una grande spesa che non potevano affrontare, stessa cosa per i preservativi.
La gestazione ci introduce nella vita di ogni donna di quell’epoca, nello specifico dell’ambiente povero: molte donne non si fidavano della medicina, per via della poca informazione su di essa; oppure non credevano necessarie le visite mensili durante l’attesa del figlio. Vedrete inoltre come una levatrice si doveva rapportare con alcune mentalità “ignoranti“(nel senso di mancanza di conoscenza sull’argomento) che non vedevano di buon occhio tutte quelle visite a casa per preparare l’ambiente al parto.
Ed infine la parte della nascita: non vi è alcun filtro neanche su questa parte, dove si vede come le donne si posizionavano per dare alla luce il bambino e le inquadrature intelligenti con cui i registi hanno raccontato il parto. Vi sono elementi un pochino splatter per quanto riguarda questa parte della Serie Tv: i bambini li si vede nascere in modo realistico, quindi sono sporchi, con presenza di sangue e molto spesso si vede la levatrice portare in mano la placenta (in modo fugace) mentre la si butta in sacchetti appositi.
E’ una Serie Tv dal tono leggero, che sa far emozionare per la dolcezza e la tristezza di alcune storie, che sa tenere in piedi il filone centrale della vita di Jenny Lee e delle levatrci e al tempo stesso creare delle narrazioni secondarie brevi ma importanti per il contesto generale.
Importante è anche la venuta di una nuova levatrice nella prima stagione, Chummy, interpretata da Miranda Hart che ha ricevuto svariati premi per questo personaggio dolce, timido e forte al tempo stesso.
La BBC non sbaglia mai, è quasi irritante ammetterlo, ma ogni Serie Tv che produce unisce l’utile al dilettevole. In questo caso, l’ambientazione storica perfetta è associata a storie vere e adatte ad un pubblico molto ampio. Attraverso le levatrici si apprende l’Inghilterra del dopoguerra, i suoi problemi e i progressi avanzati non solo in campo medico. Si presta molta attenzione al concetto di emancipazione femminile durante quegli anni, e non solo: troverete temi come le lotte razziali, le malattie mentali, l’aborto, la religione e lo sviluppo della medicina.
Il tutto sapientemente associato a storie emozionanti, personaggi accattivanti e molto realistici, una buona dose di ironia e musica e costumi di quegli anni. Vi stupirete di quante cose abbiamo adesso e che diamo per scontato, mentre in quegli anni erano considerate qualcosa di rivoluzionario, ad esempio richiedere il permesso di indossare l’uniforme in pantaloni per le infermiere. Ci fa capire quanto la maternità, la sessualità, l’emancipazione femminile e non solo, sia avanzata negli anni e ci abbia permesso di acquisire ciò che ora abbiamo e che all’epoca era vietato o non visto di buon occhio.
Call The Midwife è una Serie Tv che consiglio sia alle ragazze che ai ragazzi, a coloro appassionati a Serie Tv storiche, a chi piace emozionarsi e a chi vuole scoprire la quotidianità dei tempi di una volta.