Camera Café è stato senza dubbio uno dei format esteri più azzeccati per il mercato seriale italiano, l’accoppiata ambiente di lavoro più satira dissacrante ha rappresentato infatti una formula vincente nel nostro paese. Inoltre la possibilità di spaziare e ironizzare su vari temi sociali delicati, quali corruzione e nepotismo ma anche abuso di potere, sfruttamento e perfino omofobia, serve per riflettere su di essi tramite il mezzo più potente e allo stesso tempo meno scontato che ci sia in ambito televisivo: l’ironia.
Il programma rappresenta di per sé un cult senza tempo per le generazioni che sono cresciute con le puntate trasmesse nel pre-serale su Italia 1.
Camera Café ha sostanzialmente tre vite
La prima è quella che va dal 2003 al 2008, anni in cui vennero realizzate le prime quattro stagioni, quelle più romantiche ma anche quelle più “sporche” visivamente, più rudi e senza dubbio più innovative e pungenti. La seconda e la terza vita di Camera Café sono rappresentate dai due revival usciti rispettivamente nel 2011/2012 e nel 2017. Si tratta di due stagioni comunque godibili, nonostante siano state vittime di alcune perdite illustri in vari ambiti. La quinta stagione, per esempio, ha stravolto alcuni elementi portanti legati al set ed all’ambientazione, basti pensare al cambio di colore delle nostalgiche porte gialle dell’area relax in favore di un arancione che francamente è stato un pugno nell’occhio, oltre che un colpo dritto al cuore. Ma in modo particolare, l’ultima stagione, ovvero la sesta, è stata trasmessa sulla Rai, che ne ha acquistato i diritti senza però comprendere alcuni elementi cardine del cast (vedi Olmo e Patti), oltre che alcune figure importanti in ambito di scrittura dello stesso programma.
Ma dettagli a parte, in sostanza, il risultato dei due revival di Camera Café non è stato sicuramente all’altezza della prima vita del programma (ne abbiamo parlato nello specifico qui), non riuscendo pienamente a coinvolgere i romantici appassionati né tanto meno invogliando le nuove generazioni a recuperare pienamente l’intera serie. A rigor di logica basterebbe prendere atto di questi risultati per rispondere alla domanda “ne abbiamo ancora bisogno?”, e un no sarebbe senz’altro giustificato dalla paura di un ulteriore passo indietro rispetto al capolavoro che fu.
Una sitcom sempre attuale
Tuttavia, sono fermamente convinto che un prodotto come questo, riproposto nel modo corretto in era moderna, l’era dei meme, della narrazione transmediale e della fruibilità dinamica a cui siamo abituati, otterrebbe sicuramente dei risultati ottimali. Se ci fermassimo un secondo a fantasticare e immaginassimo che l’intera serie venisse catapultata ex novo ai giorni nostri, senza aspettative e, ovviamente, senza alcun freno posto dal politically correct, cosa ne verrebbe fuori? In un’era come quella moderna, in cui appena abbiamo una pausa la dedichiamo a scrollare le nostre bacheche di Facebook e Instagram alla ricerca di meme divertenti, cosa succederebbe se Camera Café fosse on air?
Nel recente passato abbiamo assistito ad un vero e proprio caso mediatico analogo: l’approdo su Netflix di quel capolavoro (molto) italiano di Boris. Ciò che ne è emerso è stato una nuova linfa per la serie (che si prepara a un revival), ma soprattutto il rilancio del prodotto nei confronti di un nuovo pubblico che ai tempi della prima messa in onda era troppo immaturo per poterne godere come oggi (me medesimo compreso). In più bisogna necessariamente citare l’onda social scatenata dallo tsunami Boris, che ha visto le bacheche inondarsi di fortunati meme e pungenti quotes apprezzatissime. Se ciò accadesse anche ad un altro caposaldo della comicità televisiva italiana come Camera Café probabilmente il risultato sarebbe un altro successo di pubblico, che porterebbe a una serie di scenari completamente nuovi per il prodotto.
Tornando però alla realtà e ricollegandoci alla domanda fatidica bisogna razionalmente scontrarsi con l’impedimento rappresentato dal già citato sistema del politically correct, che al giorno d’oggi potrebbe rappresentare un grosso freno in fase di scrittura per una sitcom provocatoria come Camera Café. Bisognerebbe trovare un compromesso, ma una serie come questa, per funzionare, ha bisogno di spaziare liberamente tra i vari trend e le critiche sociali contemporanee, senza peli sulla lingua e senza porsi limiti di provocazione.
Presa coscienza di tutti questi fattori, sembra chiaro che un nuovo capitolo potrebbe essere un’arma a doppio taglio, sia per i fan della sitcom sia per i suoi produttori. Ad ogni modo però si tratta di un prodotto talmente geniale nella sua semplicità che risulta difficile abbandonare il sogno di rivedere quei due mattatori di Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu nuovamente bucare gli schermi.
Probabilmente una mossa giusta sarebbe quella di trasportare l’intero format direttamente online (come aveva timidamente provato a fare Netflix qualche anno fa con la sola quinta stagione), però questa volta consentendo a tutti, in particolare alle nuove generazioni, di recuperare la serie completa e di dare il via ad una ondata di contenuti, basandosi sulla fantasia dei fan e sul concetto di fidelity che spesso è in grado di fare le fortune di prodotti come questo.
E allora, abbiamo ancora bisogno di Camera Café? Nella speranza di vedere presto le nostre bacheche intasate da meme e citazioni dei nostri amati beniamini, bisogna ammettere che è scontato il fatto che tutti noi avremmo animatamente bisogno di conoscere i risvolti amorosi di Silvano e Patty, di sapere quale sarà la prossima vittima dell’ira di Andrea e chi saranno i nuovi volti della più grande azienda di C-14 del mondo, ma soprattutto di scoprire cosa si saranno inventati Luca e Paolo per portare a casa l’ennesima giornata di lavoro (se preferite invece sapere che fine hanno realmente fatto gli attori potete andare qui).