Attenzione: evita la lettura se non vuoi imbatterti in spoiler di Camera Cafè
The importance of being Ernest, opera straordinaria di Oscar Wilde, troppe volte tradotta erroneamente in Italia e non solo, è una storia molto particolare, che non tutti sono ancora riusciti a comprendere. Ed è anche questo parte del suo senso; Wilde rappresenta un tale, che si fa chiamare Ernest, ma che in realtà è un alter ego di se stesso. Inventa, per così dire, una vita parallela in cui si permette delle cose che altrimenti non potrebbe. La mancata riuscita della traduzione deriva dalla difficoltà di tradurre quello che, per Oscar Wilde, era un gioco di parole: in inglese “earnest” significa onesto e foneticamente è molto simile, se non identico, al nome Ernest. La sua era una critica alla sua società, in cui l’onestà pareva esistere solo nei ranghi più bassi. Il suo personaggio, altolocato solo quando si chiama Ernest, sfidava quindi le leggi della sua cultura cercando di premere sull’importanza di essere onesti, anche a costo di essere qualcun altro. Il paradossale gioco di Oscar Wilde è una grande lezione ancora oggi, che ritroviamo perfino nei prodotti contemporanei, come può essere Camera Cafè. Dalla premessa non ve lo aspettereste, ma stiamo parlando proprio di quella sitcom andata per tanti anni in onda su Italia Uno, quella striscia tra un telegiornale e un altro, in cui una serie di impiegati di una multinazionale ci facevano ridere solo stando di fronte ad una macchina del caffè, in pausa.
Chi è, in questo caso, il nostro Ernest? Chi se non Silvano Rogi, quel mammone e insicuro contabile che impariamo a conoscere in un modo ma che rivalutiamo sempre di più andando avanti con le stagioni di Camera Cafè. C’è un motivo per cui è importante essere Silvano, esattamente come è molto importante essere Ernest: l’onestà, banalmente. Perché il tema dell’onestà non è mai banale, soprattutto quando si parla di un personaggio come Silvano, che può sembrare solo ingenuo ma che rivalutiamo proprio grazie al parametro della verità. Silvano è uno dei personaggi più iconici di Camera Cafè, uno di quelli che ci ricordiamo meglio, forse perché uno di quelli meglio caratterizzati in assoluto della serie. Lo conosciamo come il contabile dell’azienda, un ragazzo insicuro e dolce, fin troppo sottomesso alle angherie dei suoi colleghi e fin troppo attaccato al suo rapporto con la madre. Insomma, lo conosciamo inizialmente come un bonaccione dal cuore tenero. Questa sua caratterizzazione non si perderà mai, e anche questo è uno dei suoi punti di forza, ma ci aiuterà, nel corso del tempo, a rivalutarlo spesso in base alle sue azioni e ai suoi atteggiamenti. Proprio come Ernest, infatti, Silvano sa avere due facce, all’occorrenza.
La paradossale inclinazione che permette a Silvano (e ad Ernest) di essere onesto solo quando non è realmente se stesso, crea un equilibrio perfetto tra la sua spiccata innocenza e la sua fortissima resilienza. Perché Silvano è sì docile, ma sa essere anche molto combattivo e resistente. I suoi bulli, Luca e Paolo in primis ma anche il Direttore De Marinis e l’addetto alla sicurezza Andrea, sono più che prepotenti e più che sfacciati con lui. La sua forza risiede nel sorriso: lo vediamo sempre ridere alle cattiverie che Luca e Paolo gli muovono contro, perché in fondo quello che a lui interessa è essere loro amico. Perché Silvano vuole piacere agli altri, è un animo buono e non sa cosa voglia dire rispondere a tono, o almeno fino ad un certo punto. La sua indole lo spinge, appunto, ad essere onesto con se stesso e a non cercare mai di essere chi non è, fino a che non trova un modo di essere se stesso anche con una maschera. Silvano, infatti, andando avanti riscopre dei lati di sé, soprattutto quando si apre all’amore per Patty e in quei piccoli momenti in cui riesce perfino a liberarsi dalle grinfie psicologiche della madre.
Quando Ernest si finge qualcuno che non è, sta in realtà cercando di essere il più possibile se stesso. Nella sua dimora, dove si chiama Jack, non può essere scapestrato e non può permettersi molti lussi; a Londra, invece, dove si fa chiamare Ernest, può lasciarsi finalmente andare. Silvano Rogi è un uomo semplice e di molti valori che a casa, dove sua madre regna sovrana, deve rispettare delle regole ed essere un figlio esemplare, mentre a lavoro, lontano dalle grinfie materne, può finalmente cercare di farsi degli amici. Anche se a quegli amici deve resistere e sottostare. Solo nella sua relazione con Patty, con tutte le sue strane dinamiche, sembra davvero decidere lui per se stesso. Solo nella sua relazione con Patty sembra essere Ernest. Anche se, nella sua continua lotta dentro l’ufficio, Silvano cerca in tutti i modi di essere onesto con se stesso, anche quando questo richiede una pazienza fuori dal comune. La sua doppia personalità, che esce fuori davvero solo da un certo momento in poi, comincia a definirlo in quanto Silvano e noi ci abituiamo all’idea che entrambe le facce siano vere, esattamente come succede per Ernest e Jack di Oscar Wilde.
Silvano Rogi, quindi, è quell’esaltazione dell’ordinarietà e dell’onesta che non sapevamo di avere interiorizzato da un prodotto come Camera Cafè. In realtà, proprio in quello specifico contenitore ironico e divertente e anche leggero che è Camera Cafè, il personaggio di Silvano riesce a far emergere il meglio di sé, mostrando in tutta la sua interezza la sua fortissima ironia, particolare e unica, che ci fa ricordare di lui. La sua è una vena comica che oscilla tra il grottesco e la pena, associata al senso più positivo del termine, legata soprattutto alla sua ingenuità. Insomma, è quello che oggi definiremmo un personaggio cringe, che ha persino un motto riconoscibile e ricordabile. Il suo “Togo!” esprime al massimo tutte le potenzialità di Silvano, tutta la sua personalità e soprattutto tutta la sua energia creativa e vitale. Silvano ci ricorda, in maniera banale e semplice, quanto sia facile essere umani, semplici animali sociali che fanno di tutto per sopravvivere anche in una società che sembra non accettarli. L’onestà di Silvano è la sua caratteristica più importante perché non lo descrive solo come personaggio ma come esempio di umiltà; anche se, ad un primo sguardo su Camera Cafè ci sembra di dover soltanto ridere, grazie a Silvano riusciamo a ridere con la consapevolezza di essere di fronte ad un caso particolare di franchezza.
Non a caso, spesso la commedia da cui si trae ispirazione per questo pezzo, The Importance of being Ernest, è stata spesso tradotta, in Italia, come L’importanza di chiamarsi Franco. Questo perché la trasposizione italiana del nome Franco è quella più vicina al gioco di parole di Wilde. Eppure, noi che siamo un po’ cresciuti con Camera Cafè sappiamo che è anche molto importante chiamarsi Silvano; è importante essere Silvano Rogi, essere onesti con se stessi, ma anche saper mettere una maschera quando serve per cercare di sentirsi meglio con la proprio identità. È importante essere Silvano perché è importante avere più valori, più caratteristiche diverse, essere più malleabili e aperti sempre a nuovi modi di comportarsi. È importante essere Silvano perché è fondamentale saper resistere, saper amare e anche saper sottostare, magari col sorriso. Oscar Wilde voleva criticare la società in cui viveva, il modo in cui l’apparenza la faceva da padrone in una cultura vittoriana dove la classe sociale contava più di tutto. Silvano Rogi è più umile, ma in qualche modo porta a termine un compito arduo: senza rendersene conto mette in chiaro quanto sia bello essere onesti, ligi ma anche determinati. Franchi sì, ma con la determinazione giusta per imparare ad essere chi si vuole.