ATTENZIONE: l’articolo contiene spoiler su Carnival Row 2, la serie tv di Amazon Prime Video in onda dal 17 febbraio sulla piattaforma!
Quattro anni sono un tempo abnorme per il ritorno di una serie tv su piattaforma. Il percorso di Carnival Row è stato lungo e tortuoso ed è difficile dire cosa ne rimarrà. Approdato su Amazon Prime Video ad agosto 2019, lo show con Orlando Bloom e Cara Delevingne era stato subito riconfermato per una seconda stagione. Poi una serie di vicissitudini interne, unite ai disagi e ai ritardi causati dai lockdown nel periodo più acuto della pandemia, hanno contribuito a ritardare il ritorno della serie nel catalogo di Prime Video. Carnival Row era stata presentata, quattro anni fa, come uno dei prodotti di punta del genere fantasy su cui puntava la piattaforma. E, in effetti, i nomi del cast (Orlando Bloom e Cara Delevingne su tutti) e l’alto budget messo in conto per realizzare una serie simile, lasciavano intuire che gli Amazon Studios stessero effettivamente scommettendo parecchio sul prodotto. Il debutto di Carnival Row non fu il grande successo sperato, ma la serie aveva comunque gettato le premesse per ulteriori capitoli di livello che potessero esprimere in toto il potenziale del prodotto.
La lunga attesa della seconda – e anche ultima – stagione non ha contribuito a rendere il percorso meno accidentato. Il pubblico sembrava aver ormai perso interesse per lo show. Ce ne siamo un po’ dimenticati, sommersi frattanto da una miriade di altre proposte che hanno saputo gestire meglio la presenza mediatica negli ultimi quattro anni. E l’impressione è che persino la piattaforma si sia dimenticata, ad un certo punto, di Carnival Row, che infatti è tornata con un secondo capitolo un po’ sbrigativo e frettoloso. Alla sua messa in onda – la prima puntata è stata rilasciata sulla piattaforma il 17 febbraio -, molti dei vecchi fan hanno seguito con meno entusiasmo le vicende dei protagonisti, frustrati dalla lunga attesa e dal risultato che ha convinto solo in parte.
Carnival Row 2 in effetti funziona solo a metà.
La seconda stagione della serie creata originariamente da René Echevarria e Travis Beacham – che poi ha lasciato la produzione – ha ripreso e allargato la trama del primo ciclo di episodi. Le creature magiche sono confinate nella Row, un quartiere sudicio e sporco all’interno del Burgue dove fauni, fate e creature misteriose vengono ghettizzate e marginalizzate, acuendo un disagio sociale che già nel corso della prima stagione rischiava di esplodere e portare al tracollo l’intera capitale. Rycroft Philostrate (Orlando Bloom) è impegnato a risolvere una serie di macabri omicidi che sembrano legati l’uno all’altro e che contribuiscono a destabilizzare la già precaria pax sociale all’interno della Row. Mentre Philo cerca di destreggiarsi tra indizi, scie di sangue, azioni sovversive e pregiudizi dei suoi ex colleghi della polizia, la fata Vignette (Cara Delevingne) prova a guidare i Corvi Neri in una serie di atti di ribellione contro l’autorità del Cancelliere, il giovane Jonah Breakspear, che ha ereditato la carica di suo padre interpretandola però in senso molto più oscurantista e intransigente. A dargli man forte, Sophie Longerbane, la giovane donna a capo dell’Opposizione. Tra intrighi politici e vere e proprie azioni di guerriglia urbana, la stabilità garantita dal Patto viene messa a dura prova, malgrado uomini come Runyan Millworthy si impegnino per portare tutti sulla retta via.
Mentre nel Burgue la situazione sembra sfuggire di mano, dall’altra parte del mondo, a Ragusa, la giovane e ricca Imogen Spurnrose sbarca insieme al suo amante Agreus, un fauno facoltoso di cui si è completamente invaghita, al punto da abbandonare la comfort zone della sua agiata vita di città per fuggire verso un destino ignoto. A Ragusa, i due amanti incappano nelle trame machiavelliche dei compagni della Nuova Alba, un movimento di resistenza che si sta organizzando per portare la rivoluzione a Burgue. L’intreccio di Carnival Row 2 segue dunque quello dei primi episodi della saga. La stagione d’esordio della serie contava due puntate in meno rispetto alla seconda. Qui gli autori preferiscono prendersi del tempo in più per condensare in un’unica stagione finale tutto lo sviluppo del materiale a disposizione. Il vantaggio di Carnival Row 2 è quello di proseguire su un filo già tracciato dalla prima stagione. Il pubblico riconosce i personaggi – anche se sono passati quattro anni! -, ricollega dinamiche e relazioni interpersonali e può gustarsi i dieci episodi finali senza l’ingombro di dover rompere il ghiaccio e farsi introdurre nel mondo neo-vittoriano in cui la serie è ambientata.
Carnival Row 2 punta molto sul messaggio politico di fondo: si può vivere per sempre da emarginati e diseredati o arriverà prima o poi un giorno in cui le coscienze avranno la forza di ribellarsi e stravolgere l’andazzo delle cose?
L’integrazione sembra essere il tema portante della serie. Le creature magiche sono state spodestate dalla loro casa e costrette a vagare nel mondo degli umani. Un mondo tossico, intollerante e chiuso nel quale hanno finito per essere respinti ai margini. Diffidenze, pregiudizi e grettezza impediscono a tutte le creature di vivere veramente in pace tra loro. Ma il disagio sociale è tale che un’azione sovversiva diventa improcrastinabile. È giusto ribellarsi alle ingiustizie del mondo? Esiste un confine tra rivoluzione e vendetta? Carnival Row 2 non divide necessariamente i personaggi in buoni e cattivi. Esalta le loro paure, le trasforma in vulnerabilità e le radicalizza fino a renderle armi potenzialmente distruttrici. I Corvi Neri combattono per la libertà delle creature magiche, ma è giusto perseguire quella libertà ad ogni costo? La Nuova Alba immagina un ordine nuovo del mondo, ma è anche quello più giusto? Gli interrogativi si susseguono un episodio dopo l’altro, rendendoci impossibile empatizzare del tutto con la causa dell’uno o dell’altro schieramento.
Il personaggio di Philo è, in questo senso, quello che si colloca nel mezzo.
Dopo aver scoperto di essere egli stesso una creatura, Philo entra in crisi, incapace di comprendere quale sia il suo posto nel mondo. Troppo “umano” per stare in mezzo alle fate, troppo “fatato” per il mondo degli umani, il personaggio interpretato da Orlando Bloom è un vagabondo errante, che mette in discussione se stesso e non sa dove collocarsi. Il suo travaglio interiore è forse quello più interessante e anche quello concepito in maniera più coerente e organica. I personaggi di Carnival Row 2 avrebbero meritato tutti un approfondimento ulteriore. Il non potersi soffermare su ciascuno di loro, sulle loro scelte e le loro paure, rende il prodotto finale incompleto, in qualche modo lacunoso. La trama di questa seconda stagione appare dispersiva, soprattutto nella parte centrale. I motivi dei primi otto episodi vengono ripresi in maniera un po’ ridondante e non basta l’ottima fotografia a far dimenticare una sceneggiatura in qualche caso carente. I nomi degli interpreti sono di tutto rispetto, ma anche la prova di Orlando Bloom e Cara Delevingne viene messa a dura prova da alcuni dialoghi che mancano di profondità. Il finale tenta di rimettere insieme tutti i fili dell’intricata trama di Carnival Row 2. Decisamente più emozionante rispetto alla parte centrale, l’epilogo della serie arriva in maniera un po’ frettolosa, anche se riesce comunque a dare un senso a tutta la storia. Dopo quattro anni di attesa, due stagioni e dieci episodi finali, Carnival Row esce di scena come un grande rimpianto in cui si è creduto poco. O in cui si è creduto tanto fino a un certo punto e poi semplicemente ci si è stancati di farlo.