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Cosa ci resterà di Carnival Row

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A distanza di quasi quattro anni dal suo esordio, Amazon ci ha regalato finalmente la seconda stagione di Carnival Row, mettendo la parola fine a una vicenda a dir poco travagliata, che ha inflitto duri colpi a una delle serie più promettenti del catalogo di Prime Video. Quando ha fatto il suo esordio nell’agosto 2019, Carnival Row prometteva sicuramente ben altro rispetto a quello che è stato e oggi la seconda stagione della serie è arrivata più come una liberazione che come reale compimento di un percorso narrativo. Da qui, da questa esasperazione, alcuni dei sentimenti negativi che accompagnano Carnival Row, che lascia ai suoi spettatori sicuramente un mix di sensazioni, molte decisamente non piacevoli.

A cosa sia dovuto questo percorso accidentato e faticoso non è dato saperlo, per cui è anche un po’ difficile entrare nel merito delle scelte di Amazon, che potrebbero essere state forzate o comunque fortemente condizionate. Ciò che conta è il risultato finale, che ci restituisce un quadro di risentimento nei confronti della serie con Cara Delevingne e Orlando Bloom, che ha illuso tanto e deluso ancora di più. Ora che siamo arrivati oltre la metà della seconda stagione e che ci avviciniamo al definitivo finale, andiamo a soppesare, dunque, cosa ci resta di Carnival Row, sicuramente uno dei più grandi miraggi nella storia recente delle serie tv.

Carnival Row
Carnival Row (640×340)

Carnival Row è innanzitutto un grande rimpianto

Come detto, Carnival Row con l’arrivo della seconda stagione ha saputo suscitare diverse sensazioni, sicuramente tanti rimpianti, ma anche un bel po’ di frustrazione e per concludere alcune perplessità. Procedendo con ordine, la prima cosa che rimane, forte, di Carnival Row è sicuramente il rimpianto. La prima stagione della serie con Cara Delevingne aveva mostrato grandissime potenzialità, tradotte in un mondo fantasy ben delineato, con un’ambientazione efficace, trame intriganti e temi importanti a fare da sfondo come la lotta sociale, l’oppressione razziale e gli intrighi politici. La prima stagione di Prime Video aveva mostrato non solo, di per sé, un ottimo livello, ma anche tantissimi spiragli per ulteriori sviluppi.

Tutto, però, come comprensibile è rimasto allo stato embrionale. Carnival Row aveva, dalla partenza, un respiro molto ampio, proprio della gran parte delle storie fantasy, difficili da esaurire nel giro di poche stagioni. L’enorme disegno architettato da Amazon andava svelato progressivamente e nella prima stagione ne abbiamo avuto solo un assaggio, un lampo di ciò che sarebbe potuto essere. L’ambientazione d’ispirazione vittoriana che ha fatto da sfondo alle avventure di Philo e Vignette ha creato un contesto molto efficace, intorno a cui si sono intessute le varie trame. Dalla segregazione dei fatati alle macchinazioni politiche di Sophie Longerbane e Jonah Breakspear, fino ai misteriosi omicidi che scuotono la Row.

Ogni cosa, nella prima stagione, viene posta sotto forma di accenno, per essere poi sviluppata più avanti e quasi tutto è risultato parecchio convincente. Nel primo atto di Carnival Row ogni elemento narrativo e contestuale è andato al suo posto, appagando ed elettrizzando per gli ulteriori risvolti che avrebbero potuto avere. Da qui, insomma, i grandissimi rimpianti che lascia la serie di Prime Video, perché c’erano davvero le potenzialità per scandagliare diverse vie, come quella della lotta dei fatati contro l’oppressione degli umani o quella del dramma politico o ancora le tensioni internazionali di Burgue. Tutte trame e tematiche rimaste sospese e incalzate dalla frettolosa seconda stagione.

La controversa seconda stagione di Carnival Row

Strettamente collegata ai grandi rimpianti generati dalla prima stagione di Carnival Row è la frustrazione per come, poi, le cose si sono evolute nella seco da stagione. Come detto, questo atto conclusivo della serie di Prime Video è sembrato più una forzatura che un compimento narrativo. Da qui la frustrazione, doppia, sia per l’attesa lunghissima che per la consapevolezza di come la storia si stia approcciando alla sua conclusione. La seconda stagione di Carnival Row sembra una copia sbiadita della prima, incapace di confermare tutti gli elementi positivi mostrati.

La volontà, nel concepimento di questa seconda stagione della serie prodotta da Amazon, è sicuramente quella di chiudere ogni trama, ma l’ampio respiro che ha avuto la prima stagione di Carnival Row sta portando a una serie di forzature e accelerazioni decisamente frustranti. Ne esce fuori semplicemente un quadro di caos e di disordine, una corsa al chiudere al più presto ogni vicenda per arrivare a quell’agognato finale che dopo quattro anni è ormai diventato un porto di disperazione più che un trasognato attracco.

Nello specifico, le macchinazioni politiche sono cadute completamente nel vuoto, sovrapposte all’ennesimo mistero legato agli omicidi e subordinate alla rivolta dei fatati, anch’essa portata avanti in modo confuso e disordinato. Semplicemente, una stagione non è sufficiente per sviluppare tutti i germogli disseminati nei primi episodi e quindi il disordine è una conseguenza naturale dell’esigenza di chiudere la serie, ormai tirata palesemente per le lunghe considerando i quattro anni di attesa tra una stagione e l’altra.

In questo modo, tutti quei rimpianti della prima stagione si sono trasformati in frustrazione, in consapevolezza di un potenziale enorme completamente delapidato. A ciò si aggiunge anche la rassegnazione per l’attesa non ripagata, ma oggettivamente era molto, ma molto, difficile con una sola stagione portare a termine in maniera coerente l’ampio disegno delineato nella prima rassegna di episodi di Carnival Row e questa deriva della serie era ampiamente prevedibile.

Carnival Row
Carnival Row (640×340)

Sarebbe stato meglio fermarsi?

A questo punto, subentrano le perplessità, che ruotano quasi interamente intorno a questa domanda. Posto che entrare in merito al comportamento di Prime Video è molto complesso, come già accennato, visto che bisognerebbe conoscere il quadro completo, è impossibile non nascondere, comunque, qualche perplessità intorno alla gestione di Carnival Row. La piattaforma di Amazon ci ha abituati a un modo di agire ben preciso, imperniato sul rilasciare un numero ristretto di serie, ma trattandole con un certo criterio, sia in termini di lavoro che di presentazione. Relativamente pochi prodotti, ma realizzati e proposti con cura, un trend smentito però con Carnival Row.

Come più volte accennato nel corso di questa trattazione, la seconda stagione della serie con Cara Delevingne e Orlando Bloom è sembrata più un obbligo che una scelta e allora viene spontaneo chiedersi se non avesse più senso chiuderla direttamente alla prima stagione piuttosto che lanciare nel vuoto una seconda stagione senza garantirle una risonanza adeguata e un giusto compimento. Questa gestione mediatica di Carnival Row è sembrata abbastanza fallace, come se anche Amazon avesse avuto voglia di chiudere al più presto questo capitolo per scacciare il rimpianto e la frustrazione che forse accomuna la piattaforma agli spettatori.

Ad ogni modo, ci sono ancora delle puntate per capire come Carnival Row andrà a concludersi e per raddrizzare parzialmente il tiro intorno a queste considerazioni generali. Sicuramente, è chiaro che ormai gran parte delle premesse della prima stagione sono state bruciate e la speranza è che il finale possa essere il migliore possibile data la situazione. Sicuramente, di Carnival Row ci rimane l’incancellabile sensazione di occasione sprecata, perché le condizioni per realizzare un’ottima serie fantasy c’erano tutte, ma purtroppo troppe cose non sono andate nel verso giusto nella serie di Prime Video e ora non ci restano che un finale frettoloso e una marea di rimpianti.