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Carnival Row: volare sì, ma con la speranza

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Carnival Row si presenta come la tetra e macabra versione delle nostre favole della buonanotte. Le fate qui vengono uccise, strappate alla loro terra natia, ridotte in schiavitù e costrette a una vita miserabile e fuggiasca. È il seguito dei racconti per bambini, come se il marcio della società fosse penetrato fin dentro quelle storie e le avesse inondate con distruzione e disperazione. Infatti, dopo che gli umani erano venuti a conoscenza delle ricchezze delle terre magiche, è iniziata una lotta sanguinosa per il dominio dei loro territori. E così ogni creatura fatata è costretta alla fuga e poi, una volta raggiunta la città di Bourge, a convivere con il disprezzo degli uomini.

La versione dark e steampunk che avvolge l’ambientazione e caratterizza i personaggi evidenza ancora di più quanto Carnival Row non sia una favola. Ma una storia che continua a ripetersi, insaziabile, nel corso dei secoli a danno di popolazioni sempre diverse (qui trovate la nostra recensione).

Ma se anche questa serie non vuole e non può essere una fiaba a lieto fine, racchiude la stessa forza e lo stesso coraggio che i libri per bambini cercano disperatamente di trasmettere. E sotto la coltre di nebbia e i colpi di pistola, un battito d’ali riporta la speranza.

Le vicende narrate ricordano tristemente, ancora una volta, quello che la storia dell’uomo continua a ripetere ancora e ancora: l’esclusione delle minoranze, la loro ghettizzazione, il tentativo di schiacciare il diverso e di trovare un capro espiatorio alla devastazione. Identificare un nemico comune che, una volta annientato, riporterà la pace. Eppure, anche in un clima così rigido e disperato, il germoglio dell’amore riesce a spuntare sotto i cumuli di neve. Anche tra chi non avremmo pensato fosse possibile. Allora accanto a tutte le tragedie che si susseguono, vediamo il fiorire di buoni sentimenti e il coraggio di alzarsi in piedi per difendere i propri ideali e per combattere per coloro che non hanno la forza di far sentire la propria voce. Perché nonostante tutto, è la prova che il bene resiste alle avversità e questo lascia nello spettatore la speranza che le cose possano sempre cambiare e migliorare.

La verità è che non ne abbiamo mai abbastanza di love story complicate e tragiche, di amori lontani ma mai effettivamente separati e di storie proibite, che sorprendono con la loro intraprendenza. E se sono state rivolte delle critiche a questa serie proprio per la semplicità di alcuni archi narrativi, quasi scontati, e per la presenza di alcuni personaggi che sembravano non aver nulla a che vedere con la trama principale, il messaggio e la potenza non si perdono, anzi.

Carnival Row

È la perseveranza di Philo che non si è mai dato pace per aver abbandonato Vignette, sebbene convito fosse l’unico modo per salvare la ragazza, che gli permette di alzarsi in volo, anche quando le ali gli vengono tagliate, per denunciare i soprusi e le ingiustizie. È il coraggio di Vignette che continua dopo tutte le delusioni a camminare a testa alta e ad aiutare chi ha bisogno. È Imogene con il suo cambiamento che dimostra che abbandonare i pregiudizi: non è un’impresa da poco, ma necessaria per costruire un futuro migliore. Perfino quando nel finale la situazione precipita e sembra che i protagonisti debbano essere ancora una volta divisi dal destino, è questo ciò che Carnival Row cerca di fare: dimostrare che nei momenti di avversità c’è sempre una speranza anche se flebile e una consolazione. Philo rinuncia alla sua libertà per chiudersi in un ghetto insieme a Vignette. Stavolta le difficoltà le affronteranno insieme.

Ognuno di questi personaggi, quando la serie inizia, ha perso tutto. Eccetto la voglia di continuare ad andare avanti. Di non arrendersi alle ingiustizie e difficoltà della vita, di non annichilirsi e fare – passo dopo passo – qualcosa per migliorare il proprio mondo. Vale sempre la pena tentare. E allora dovremmo tutti cercare di trarre questo insegnamento e cercare, ciascuno nel proprio piccolo, di contribuire al cambiamento. E per una volta, dimenticare la paura di perdere tutto, dimenticare il dolore che ci tiene ancorati a terra come pesi alle caviglie e spiccare finalmente il volo sulle ali della speranza.

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