“Piangere mi tranquillizza, mi fissa sulla gravità dei problemi della vita” -Inside Out
Credo che esistano delle altalene del cuore. Sono quei momenti in cui emozioni differenti si sovrappongono tenendosi per mano. Il mio ego prova questa sensazione quando un prodotto televisivo mi tocca maggiormente rispetto ad altri e, soprattutto, quando guardo alcuni cartoni animati. Questi, le mie altalene del cuore, mi rendono vulnerabile quanto un bambino: sono lì che rido a crepapelle ma un secondo tempo piango fiumi di lacrime. Questo continuo flusso di sentimenti non mi disturba e a dire il vero aumenta la mia voglia di immersione in quei mondi magici dove tutto sembra luce e meraviglia. Da oggi ho anche un mio personale metro di giudizio: se mi fa piangere, mi piace.
Ci sono film animati per cui ho pianto a dirotto. Penso che in quei macro organismi ho spesso trovato il senso stesso della vita e alcuni insegnamenti che ancora oggi mi porto nel bagaglio personale. Vi dirò di più: affidarsi a un cartone provoca quasi un effetto catartico – quasi come se alcuni di loro fossero al posto giusto nel momento giusto: molti di loro giungono addirittura per farci piangere, tenete pronti i fazzoletti.
Ecco i 10 film animati dell’ultimo decennio che ci hanno fatto piangere come delle fontane:
Inside Out
Inside Out è uno di quei capolavori della Pixar adatti un po’ a tutti, grandi e piccini. Inside Out commuove per il modo in cui rammenta a ciascuno di noi il ruolo delle emozioni nella nostra vita. Esse incidono sull’esistenza forgiando la nostra personalità e fondendosi alle scelte che compiamo ogni giorno. La piccola Riley, protagonista del film, non è altro che la controfigura di ognuno di noi. Guidata dalle proprie emozioni che l’aiutano ad affrontare la vita di tutti i giorni, Riley è costretta a scavare a fondo nel proprio ego per conoscersi appieno. Inside Out offre un insegnamento maturo e pieno di richiami: dobbiamo cercare sempre la Gioia, anche se essa scappa dietro le nuvole storte, soprattutto sotto il velo del dolore. Gioia e Tristezza corrono insieme fino al traguardo perché un’emozione positiva nasce spesso dal trauma e dal suo superamento. Per Inside Out diventa importante vivere tutte le emozioni, anche quelle meno positive – anche la rabbia. Spesso chiediamo aiuto quando siamo nervosi e in questo modo permettiamo agli altri di accorgersi dei nostri bisogni, dei nostri tumulti. Inside Out è un capolavoro da cui possiamo attingere alcuni valori fondamentali per continuare a credere nella forza dei sentimenti.
Onward
Come Inside Out anche Onward è un prodotto nato dalla scintillante Pixar. Il viaggio che intraprendono i fratelli Ian e Barley non è una semplice passeggiata, ma la speranza di riuscire a trascorrere un ultimo giorno con il padre, morto quando entrambi erano troppo piccoli per ricordarsi di lui. Onward è macchiato di una malinconia quasi aggressiva che si fa spazio tra i nostri ricordi – tra la memoria dei nostri cari andati via troppo presto. La pellicola tratteggia in maniera sublime il concetto di fratellanza trovando, nei protagonisti, la chiave per smontare le differenze caratteriali nel nome di un bene comune. Ian e Barley, così come la protagonista di Inside Out, sono più simili a noi di quanto pensassimo e la loro traiettoria vitale si incrocia con la nostra quando il tema della crescita personale viene sbandierato a più riprese. L’elaborazione del lutto viene declinata il salsa magica ma non perde tutta la sua struggente portata, così come il richiamo delle persone care che qui assume una delicatezza unica. Se chiudiamo gli occhi troviamo le mani dei nostri cari (andati via troppo presto). Onward fa piangere tantissimo.
Un altro film che, come Inside Out, ci ha fatto piangere moltissimo: Soul
Soul ha l’urgenza di raccontare una storia in cui si cerca di rispondere alle grandi domande della vita. In questo film si toccano diversi piani di lettura e lo si fa attraverso la musica, uno strumento che spesso viene associato alla bellezza dell’universo. Il protagonista è Joe Gardner, un insegnante di scuola media, porto di innumerevoli caratteri e meravigliose emozioni giovanili. Quando sta per raggiungere finalmente il suo sogno -diventare un pianista affermato-Joe cade nell’Ante-Mondo, un luogo dove si è chiamati a forgiare la propria personalità seguendo passioni e interessi. A contatto con un’anima ribelle, come i suoi alunni, Joe troverà il senso della vita e soprattutto la grande importanza delle seconde possibilità: tutti ne meritiamo una. Seguendo il filone di Inside Out, la Pixar continua a toccare temi profondi con la dolcezza che si addice alle madri più buone, designando ancora una volta il concetto della vita dopo la morte. Tra sogni e musica, Soul fa centro e arriva dritto al nostro cuore come il buon Cupido con l’amore.
Pinocchio ( Guillermo Del Toro)
La storia di Pinocchio di Guillermo del Toro reincarna lo splendore della fiaba ma allo stesso rinnova la tradizione, optando per strumenti narrativi di grande impatto emotivo. Innanzitutto la storia è ambientata durante gli anni del Fascismo Italiano, una delle epoche più buie della nostra penisola. Attraverso questo contesto sociale e politico, Pinocchio assume il riflesso di una nazione cieca e inerme, quasi schiava di un dettato ideologico spaventoso. Pinocchio nasce da Geppetto anche in questo caso ma l’ideazione è diversa: il burattino viene creato proprio perché Geppetto ha perso suo figlio durante un bombardamento e ora ha bisogno di un nuovo ‘bambino’. Pinocchio nasce dal lutto per diventare il surrogato di una vita perduta. Ma Pinocchio è altro. Pinocchio è ribelle, divertente, libero. Libero dai dettami di una politica schiava dei rottami e libero da un padre troppo morboso. Il rapporto padre-figlio assume in questa pellicola un’importanza stratosferica e un’impostazione di stampo didascalico. Intorno a questo filo conduttore è poi costruita la storia che conosciamo e amiamo, tutta intrisa di insegnamenti e tristezza: un trattato psicologico sul dolore e i suoi tormenti.
Coco
Miguel è un sognatore ad occhi aperti: il suo obiettivo è diventare un musicista d’oro come il suo idolo. Ad ostacolarlo è la famiglia: la musica era stata bandita dalla contesto familiare per una serie di peripezie passate. Ecco che il sogno di Miguel passa tra i contrasti di famiglia e sgradevoli sensi di oppressione ma non spegne la sua passione, quel bisogno di fare musica quasi fisiologico. Anche in Coco si affronta il tema del lutto quando Miguel si ritrova nel mondo dei defunti, a stretto contatto con le persone più care. In questo luogo conosce Hector, uno strampalato scheletro che lo accompagnerà nella sua ricerca di Ernesto, l’idolo di sempre. Coco è un film dedicato alla famiglia e ai legami di sangue che si concentrato nella nostra vita come fili mai spezzati. Al di là delle differenze e vedute è proprio in famiglia che ci sentiamo a casa – lontano dal terrore del mondo che spesso ci fa sentire meno forti e audaci. Per Coco i sogni non vanno mollati mai, nemmeno se si perdono nei cassetti. Coco brilla tra musica e colori vivaci.
Red
Red, come i migliori Toy Story, parla di crescita, quel meraviglioso ponte che ci accompagna tra un momento della vita e un altro. Qui il ponte è quello che collega l’infanzia all’adolescenza, un percorso bellissimo ma spesso pieno di insidie e mancanze. Questa storia di formazione parla di Mei, una ragazzina di tredici anni in continuo contrasto con sua madre, una donna esasperata dal senso della perfezione. In uno degli scontri Mei ha un attacco panico e, improvvisamente, diventa un panda rosso. Da quel giorno la ragazzina dovrà fare i conti con una maledizione: si trasformerà quando la forza delle sue emozioni supererà il limite. Ma quella che sembra essere una scongiura diventa ben presto un modo per sentirsi libera a tutti gli effetti, un contesto in cui sentirsi sé stessi. Red è una splendida metafora di vita, un chiaro richiamo alla bontà di una libertà scevra da imposizioni e limiti – un inno a essere veramente chi desideriamo essere. Red vi farà ridere finché vi farà piangere, è assicurato.
Big Hero 6
Non mi sarei mai aspettato di piangere con Big Hero 6 eppure è successo, ancora una volta. Non mi nascondo. Il problema è che Big Hero 6 tenta anche di far ridere ma finisce sempre per donare a quelle risate una lacrima come sua migliore amica. Al centro della vicenda questa volta c’è il superamento dei traumi: Hiro, un ragazzo con la passione per i robot, perde ad uno a uno i suoi familiari. Il meraviglioso viaggio del protagonista si fa strada attraverso sofferenze e mancanze ma è contornato dal profondo senso che troviamo nell’amicizia. Con le persone giuste al proprio fianco si possono superare sfide inimmaginabili come se fossimo eroi pronti a sfidare il mondo e i suoi problemi. La caratterizzazione dei personaggi riveste un ruolo di primo piano e la scelta di puntare su una storia di ragazzi come tanti risulta avvincente e vincente al tempo stesso.
Il pianto è la naturale conseguenza del dolore
Your Name
Taki e Mitshua vivono l’uno nel corpo dell’altra per conoscersi a fondo e imparare a mettere da parte l’egoismo quando si parla di relazioni interpersonali. Your Name è un trattato sincero sull’amore puro e la forza risolutiva dei sentimenti: come diceva Samuele Bersani – in due si può lottare come dei giganti contro ogni dolore. Il tratto paradossale di Your Name è che i due protagonisti non si conoscono, vivono in paesi molto distanti ma si risvegliano improvvisamente nei panni dell’una o dell’altro. I due ragazzi, divisi dal tempo e dallo spazio, cercheranno in tutti i modi di congiungersi e affidarsi alle anime intrecciate come i fili di un gomitolo infinito. Your Name stupisce per la capacità con cui intreccia dolcezza e dramma ma soprattutto per aver raccontato un concetto importante: il senso di incompletezza. Forse siamo davvero completi quando incrociamo le nostre mani con qualcuno che amiamo, come in un puzzle. Your Name è presente su Netflix.
Si alza il vento
Quando è forte il rumore del vento? Forse come la scia di un aeroplano? Jiro sogna di volare e progettare aeroplani, gli unici veicoli che gli fanno toccare il cielo con l’immaginazione. Ma Jiro è miope e non può pilotare aerei. Nel 1927 ottiene il riscatto della vita e entra a lavorare in una delle principali società giapponesi di ingegneria aeronautica dove ha l’opportunità di mostrare a tutti il proprio talento incredibile. Il mondo che fa da cornice a questa vicenda è quello della Seconda Guerra Mondiale – un posto terribile dove le aspirazioni combattono con i demoni bellici. La crescita personale di Jiro trapassa gli avvenimenti e si fa portavoce del coraggio di affrontare l’ignoto – la voce dell’amore verso la vita e la delicatezza. Si Alza il Vento è zeppo di momenti tristi che hanno la stessa intensità di un pugno alla bocca dello stomaco: restiamo inermi e abbattuti. L’eredità spirituale e artistica che lascia il film è gigantesca, come la forza dei suoi scopi.
Evangelion: 3.0 + 1.0
Si chiude il sipario su una delle saghe più belle e impattanti degli ultimi anni. Con l’obiettivo di chiudere un cerchio e tirare le fila di un racconto enciclopedico, questa pellicola sa tanto di apocalisse. Tutti i ragazzi cresciuti nei racconti precedenti legati a Evangelion trovano la loro compiutezza con una battaglia decisiva dai toni forti. Il dolore inevitabile che domina il racconto è frutto di una storia che si avvia alla sua conclusione ma anche del ricordo di quei bambini che eravamo e che ora non siamo più. Siamo cresciuti insieme ai protagonisti e all’incredibile senso di nostalgia che provoca un tempo che se ne frega dei nostri treni. La chiusa finale vede Shinji e Mari tenersi per mano e la sequenza si trasforma in live-action nella città natale di Hideaki Anno – Ube, nella prefettura di Yamaguchi. Tutti i Children hanno finalmente trovato la loro strada nella nostra realtà e nel frattempo ci hanno aiutato a far luce dentro di noi come il sole con la luna.