Ho poco più di venti anni e quest’anno, come gli ultimi, non ho trovato nessun giocattolo sotto all’albero di Natale. Sono passati, ahimè, i periodi in cui scartavo la carta da regalo in fretta e furia per scoprire cosa si nascondeva sotto di essa. Sono trascorsi tanti inverni da quando mi fu regalato un pupazzo a forma di Spiderman: era il Natale del 2002. Da quel giorno il piccolo Spiderman divenne il mio miglior amico, un pezzo del mio stesso ego. Parlavo con lui più di quanto parlassi con mio fratello e spesso lo prendevo per mano come se fossi io a dover proteggere lui, il grande e grosso super eroe, il mitico amico di quartiere. Era una vita in cui realtà e fantasia si intrecciavano in un filo senza fine. Qualche giorno fa, come da tradizione natalizia, ho rivisto la saga di Toy Story, una delle più belle per quanto riguarda i cartoni.
Guardandolo ho ripensato a quel mio vecchio pupazzo, alle nostre avventure insieme e all’immancabile senso di nostalgia che provoca il tempo. Fu proprio Toy Story a dirmi che con i giocattoli possiamo instaurare un rapporto di fedeltà e amicizia. Nei toccanti cartoni della Pixar i giocattoli hanno un’anima pura, una libera immaginazione di idee e pensieri, proprio come qualsiasi bambino con gli occhi imbottiti di felicità.
Toy Story ha rinvigorito il mondo dell’animazione presentando una storia adatta a tutti, grandi o piccini, e proclamandosi come una delle saghe più importanti della storia del cinema. Tutti e cinque i film hanno aggiunto luci nuove e studiati particolari per arricchire ogni capitolo rispetto al precedente. Oggi proviamo a fare una classifica dei film di Toy Story anche se questa operazione può risultare alquanto difficile e complessa proprio perché ogni tassello di questa saga risulta formidabile.
Ecco i 5 film di Toy Story, dal ‘peggiore’ al ‘migliore’:
5) Lightyear – La vera storia di Buzz
L’ultimo arrivato in casa Toy Story è uno spin off, la storia di origine di Buzz, uno dei personaggi più amati della saga. Dopo ventisette anni dall’uscita del primo Toy Story, la Pixar torna a raccontarci il viaggio di Buzz in salsa moderna e completamente diversa. Qui, infatti, l’eccentrico personaggio non è più legato al mondo dei giocattoli, a Andy o a Woody, ma solo ed esclusivamente al suo destino. La vera storia di Buzz ci presenta il protagonista in veste space ranger in un percorso interstellare: trovatosi 62 anni nel futuro Buzz deve ricompattare il loop temporale e salvare il mondo dagli attacchi dei robot capitanati da Zurg. L’idea di creare una storia fantascientifica attorno al personaggio di Buzz è azzeccata e persino avanguardista, piena di richiami indiretti al mondo di Star Wars. Il paradosso con cui dobbiamo convivere per tutta la durata dello show è però dietro l’angolo: Buzz è pur sempre il giocattolo che Andy desiderava da bambino. Nel film invece, Buzz è un eroe, un salvatore chiamato ad un forte senso di abnegazione e per questo motivo paghiamo ancora lo scotto con il passato. Nel film mancano tutti quei momenti toccanti e fanciulleschi appartenenti ai primi capitoli e Buzz è un personaggio molto diverso dalla sua controparte di plastica: più serio, meno frizzante e simpatico. Il film, d’altra parte, usa in maniera eccellente l’impianto tecnico e trova un grande pregio nell’abbondanza dei binari stilistici. Anche lo strumento metaletterario che funge da cornice è vincente e a tratti commovente: la storia di Buzz non è altro che un film a cui sta guardando Andy. Solo in questo contesto, però, si trova quella patina colorata e amabile dei primi Toy Story, in un film che punta tutto sull’intrattenimento e le avventure frenetiche a discapito dell’emozione. La vera storia di Buzz è comunque un ottimo passatempo e alcuni personaggi, come Sox, donano freschezza e bizzarria alla saga.
4) Toy Story 4
Toy Story 3 aveva chiuso il cerchio con una degna e toccante conclusione per Woody e i suoi amici e nessuno si sarebbe aspettato un quarto capitolo. Perché allora la Pixar ha introdotto Toy Story 4? In primis per gli incredibili risultati al box office: oltre un miliardo di dollari nel mondo. Un secondo motivo risorge nella presentazione di un personaggio iconico, assente negli altri capitoli dedicati a Toy Story: la forchetta di plastica della piccola Bonnie. È proprio da Bonnie che si parte. La piccola prende il posto di Andy quando quest’ultimo parte per il collage e, seppur a malincuore, lascia tutti i suoi giocattoli alla timida Bonnie. Forky, la forchetta di plastica, non è l’outsider ma un personaggio che ruba la scena in modo quasi anomalo, surreale. I più si aspettavano di non affezionarsi più a nessun personaggio dopo Woody e Buzz, ma l’ultimo arrivato è un protagonista tridimensionale. C’è una scena in cui Toy Story 4 risplende e ruba il cuore come i vecchi film, quella in cui Forky cerca di suicidarsi lanciandosi a più riprese nel cestino e Woody continua a salvarlo. L’animo nobile di Woody ritorna a gonfie vele e il suo rapporto con Forky non fa che aumentare la stima che provo per questo incredibile personaggio. Tenterà, inoltre, in tutti i modi di salvarla, anche quando si perde durante un viaggio mentre lui viene messo da parte da Bonnie che ormai, come tutti, preferisce altri e nuovi giocattoli. Toy Story 4, anche se manca del guizzo dei primi capitoli, è un atto adulto, imbottito di temi importanti come il senso di abbandono. Tutti i giocattoli soffrono nell’attesa di scoprire il proprio destino, nell’idea di dover essere lasciati soli perché troppo vecchi per fare ancora breccia nel cuore dei bambini. La minaccia del tempo incombe in questo film come nelle vite di ognuno noi e Toy Story 4 riesce a sorprendere ogni spettatore, anche se comicità e naturalezza cedono di fronte al richiamo dei primi capitoli.
3) Toy Story 2 – Woody e Buzz alla riscossa
Il secondo capitolo aveva il compito arduo di non far rimpiangere il suo precedessore, un capolavoro senza eguali. In questo film Woody e Buzz sono diventati ormai ottimi amici e passano il tempo in perfetta sintonia, fino a quando un collezionista vuole vendere Woody ad un museo giapponese. I suoi amici sono pronti alla missione della vita: portarlo di nuovo tra loro, da Andy, a casa. Toy Story 2 è un capitolo divertente ma allo stesso tempo pieno di sotto trame complesse e stratificate: un omaggio alla forza dell’amicizia e al suo incredibile effetto curativo. Come nel primo si dà molta importanza alle storie personali, così in questo film si spinge tutto sull’ introspezione psicologica, sui caratteri che donano luce ad ogni protagonista. Il livello tecnico cresce a dismisura e le articolazioni della storia si intersecano talmente bene da sembrare rami di un albero. A Woody e Buzz si aggiungono altri personaggi indimenticabili che hanno reso questa saga meravigliosa e la crescita di Andy si accompagna a quella parallela dei temi, ora di portata universale. La passione artistica che la Pixar incastra nelle scene, anche quelle meno particolari, si fa sentire con una risonanza pazzesca e il calore dell’animazione tradizionale si mischia al rinnovamento generazionale, trovando campo fertile per sfoggiare la sua bellezza. A questa si aggiungono grosse novità grafiche che fanno sembrare Toy Story un parente lontano dei film d’animazione usciti pochi anni prima. Grazie al suo incredibile coraggio Toy Story 2 potrebbe reggere benissimo il confronto con il primo: Woody e Buzz alla riscossa.
2) Toy Story 3 – La Grande Fuga
Andy sta per trasferirsi al college e quelle quattro mura amiche di casa sembrano diverse dal nido in cui è cresciuto. La sua stanza è piena di libri e videogiochi, computer e scrivanie da pulire prima di sentire dei rimproveri. E i giocattoli? I giocattoli non fanno più per la sua ‘veneranda’ età, sono soltanto vecchi ricordi da lasciar assopire come i sogni. Eppure i giocattoli, Woody, Buzz e gli altri vedono Andy con gli stessi occhi di sempre, come l’unico bambino a cui donare amore per tutta la vita. Toy Story 3 da spazio a molteplici chiavi di lettura come i suoi precedessori perché, come in un grosso puzzle, la saga dei giocattoli ha mille pezzi e sfumature. Ma il pezzo più importante, il vero senso del film risiede nella malinconia. Sentiamo il peso di tutti gli anni passati, dei momenti spesi a frugare nell’immaginazione per inventarci mondi e scorciatoie. È un continuo voltarsi all’indietro per scovare le nostre vecchie ombre che giocano a nascondersi. C’è il ricordo dei giocattoli che ormai ci guardano dagli scaffali stanchi e polverosi – non è altro che un rimando a tutte le persone che abbiamo perso e che ora ci osservano dall’alto. A questo filo conduttore è collegata la scelta di spedire tutti i giocattoli ‘in un paradiso’ oscuro, l’asilo di Sunnyside dove sentirsi amati e coccolati. Ma questo posto nasconde gravosi segreti e i nostri amici devono fuggire per tornare a casa, anche se qui, non c’è più posto per loro. Toy Story 3 è migliore del secondo capitolo perché ha dovuto, non solo rispettare il suo successo, ma anche chiudere un cerchio narrativo importante, un’epopea durata ben quindici anni. Nel frattempo Il bambino che eravamo è cresciuto insieme a Andy, ai suoi percorsi stazionati tra giocattoli e scelta del college. Ma Andy e noi, con lui, abbiamo un segreto: possiamo tirar fuori dall’armadio il nostro giocattolo preferito in ogni momento della vita, lui è lì che ci aspetta a distanza di anni, di vite. La Pixar ,con questo ,film ha superato se stessa.
1) Toy Story
Il primo film ha cambiato per sempre il mondo dell’animazione in ambito cinematografico: questo capitolo è il primo film d’animazione ad aver usato il computer come strumento grafico in tutte le scene, il primo film d’animazione completamente realizzato in CGI. Da quel momento Toy Story ebbe il ruolo di spartiacque: tutti gli altri cartoni avrebbero dovuto guardare a questo capolavoro per confrontarsi. Il solo aspetto tecnico, che di per sé è importante, non basta a spiegare perché il primo capitolo è così un cult. Ci sono, infatti, diverse ragioni per glorificare la sua grandezza ma la più importante risiede nella capacità di inventare una storia stratificata come poche. In Toy Story il contesto dei giocattoli fa da schermo a mille temi di fondo che se ne stanno dietro pronti per salire a galla: accettazione, senso di appartenenza, coraggio e amicizia su tutti. A quel tempo i cartoni servivano per trasportare i bambini su un altro mondo fatto di colori e fantasie, ma Toy Story fa di più. È un film adatto a tutti, persino ai più grandi che, in questa ora e mezza, si cullano tra vecchi ricordi e ferite da sbucciare: la regia è attenta a condurre la narrazione in modo intelligente e assimilabile ai gusti più svariati. La storia di Woody e Buzz, qui ‘nemici’ perché entrambi capo branco, risulta divertente ma mai banale, tesa al punto giusto e simbolica da venire voglia di andare sempre dietro le righe. La Pixar mette in mostra tutti i suoi muscoli anche grazie ad una serie di citazioni spassose che rendono il film ineccepibile anche dal punto di vista dei richiami metaletterari. Se i giocattoli potessero parlare sarebbero uguali a noi, vero Woody? Toy Story resta una pietra miliare nella storia del cinema e conviene a tutti tuffarsi in questa storia commovente e disillusa, disillusa nei confronti della vita vera e dei suoi inganni.