“La leggenda diverrà
Una storia fantastica
Come un sogno che poi si avvererà
Ed il gran mistero di una antica civiltà
Si rivelerà… sulla nostra via!“
Correva l’anno 2000. E per la prima volta in assoluto le sale cinematografiche proiettavano il film d’animazione La Strada per El Dorado. Basta un nome, il testo di una canzone e subito riecheggia nella mente la colonna sonora (qui trovate una lista delle migliori colonne sonore Disney in assoluto), mentre scorrono le immagini Tullio e Miguel alla ricerca della perduta El Dorato, che superano ostacoli con astuzia e inganno. Un tuffo nel passato. E ci sentiamo di nuovo bambini, proiettati in quella magica ed esotica atmosfera un po’ naïf che anche i tratti delle animazioni ricordano. Di nuovo piccoli, affascinati dalla dorata città che si nasconde sulla misteriosa mappa rubata tra le strade di Siviglia.
I protagonisti di Una Strada per El Dorado, Tullio e Miguel, sono una coppia di bricconi che ci hanno conquistato con la loro diversità, una strana coppia di opposti che si attraggono. Il primo è scaltro e tendente a vedere sempre il bicchiere mezzo vuoto, mentre il secondo è un sognatore con la testa tra le nuvole. I loro caratteri sono ripresi anche nelle loro caratteristiche fisiche: Miguel è vestito di rosso, con i capelli biondi e un sorriso grande quanto tutto il viso; Tullio invece indossa colori più cupi, con i capelli neri che incorniciano un volto meno grande. Sicuramente sono proprio i personaggi il punto forte del film d’animazione DreamWorks: per la prima volta, i “buoni” sono dei bugiardi che vivono di espedienti. E anche la bella ragazza anziché essere una donzella in difficoltà, buona e altruista, è scaltra e maliziosa (ma di buon cuore).
Ma ricapitoliamo la trama (anche se comunque lo trovate su Netflix, per chiunque abbia voglia di un bel rewatch).
1519. Siviglia, Spagna. I due furfanti Tullio e Miguel, amici per la pelle e compagni in affare, entrano in possesso di una misteriosa mappa che dovrebbe condurli alla misteriosa città di El Dorado, dalle infinite ricchezze. I due sono anche costantemente in fuga dalla giustizia, ma proprio in una di queste corse rocambolesche, finiscono per sbaglio sulla nave del generale Cortés dove vengono fatti prigionieri. Tullio e Miguel riescono a farla franca anche grazie al cavallo Altivo, da questo momento elemento fondamentale della storia e uno dei personaggi più amati. E così, mentre scappano dal patibolo, i due intraprendono un viaggio alla scoperta della magnifica città di El Dorado e faranno la conoscenza del suo popolo, un popolo tra l’altro che li considera degli dei in terra.
Una Strada per El Dorado è una storia di amicizia, di curiosità, di ottimismo.
El Dorado è un senso di appartenenza e al tempo stesso l’indomabile sete di conoscenza che ti spinge a non appartenere mai a nessun luogo. L’amicizia, l’amore, il senso di giustizia e il restare fedeli a se stessi senza per questo privarsi della possibilità di cambiare sono i valori che emergono dalla visione di questo film d’animazione DreamWorks (qui trovate una lista dei 20 migliori film animati di sempre) che nasconde molto di più di quanti ci si possa aspettare. L’intero cartone a ben pensarci si basa tutto sulla demistificazione: nulla è come appare, e non bisogna mai dare nulla per scontato. È un gioco di significati nascosti che si occultano: nulla è come sembra. I due protagonisti di Una Strada per El Dorado sono dei ladri che vivono di espedienti, dei “criminali”, eppure hanno un codice morale più alto e più onesto di quello del sacerdote degli dei, figura sacra e pura per antonomasia.
El Dorado, la città d’oro, si rivela essere un tesoro non per le sue infinite ricchezze, bensì per l’affetto e la generosità che la sua comunità offre agli stranieri, arricchendoli e donando loro tutto di sé. E alla fine, il detto “Chi trova un amico, trova un tesoro” forse non è poi così sbagliato e non è così scontato. A volte non siamo neanche in grado di accorgerci del legame che abbiamo stretto, diamo quasi per scontato determinati affetti, ci dimentichiamo di quanto possa essere preziosa la presenza dell’altro.
Ci dimentichiamo, troppo presi dalle vane fugacità, che il vero tesoro è proprio quello che ci sta accanto in ogni momento della vita e che è quella l’unica infinita ricchezza.
Vi consiglio davvero di tornare a vedere Una Strada per El Dorado, perché merita di essere rivisto anche con occhi più maturi, per apprezzarne davvero tutti i contrasti, le animazioni e i significati intrinsechi. La morale alla fine del film, come spesso viene ribadito in questi cartoni animati che andrebbero rivisti soprattutto una volta cresciuti, è che il vero tesoro non è qualcosa che si possa stringere tra le mani. È qualcosa che ci stringe il cuore, al contrario. Che ci fa sentire vivi e che ci da un vero motivo per esserlo. Vi salutiamo con una lista delle 10 amicizie più tenere nella storia dei film Disney