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Catch-22 – La disturbante visione della morte nei primi due episodi

Catch-22
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Ve ne avevamo parlato in anteprima, della grottesca bellezza di questa nuova serie. Un’opera, Catch-22, che tenta di sottrarsi a qualunque genere seriale e prova a ispirarsi al teatro e alla letteratura. Comma 22 è un’opera dello scrittore Joseph Heller, talmente iconica che la sua frase più significativa è diventata un vero e proprio paradosso della logica.

Chi è pazzo può chiedere di essere esentato dalle missioni di volo, ma chi chiede di essere esentato dalle missioni di volo non è pazzo.

Ecco, tutta Catch-22 si gioca sul paradosso. Sulla contraddizione tra la comicità della morte, l’assurda, grottesca goffaggine di una vita che si spegne e la tragicità dell’evento. Sì, perché la morte, quella vera, quella non filtrata dagli ingentilimenti e finzioni dello schermo non è mai eroica. Non c’è emozione, lirismo, poesia. No, c’è imbarazzo, ribrezzo, rigidità.

Catch-22

Ricordo una scena ripresa da una telecamera di servizio, divenuta poi virale. Si trattava di un’esecuzione. Il poveretto, sovrappeso, fuggiva per un’isolata via. Il suo boia lo inseguiva da presso. La goffaggine, l’incertezza e il panico si mescolavano in una scena che avrebbe potuto dirsi comica se per un istante si fosse dimenticato il contesto.

Catch-22 mette in scena questa visione così realistica e insieme innaturale della morte.

Vivida, tremenda e comica insieme. Ai momenti di forte umorismo si mescolano così quelli più drammatici: il risultato è una fiera dell’assurdo in cui tutti appaiono, a modo loro, pazzi e l’unico sano di mente, il protagonista JoJo, non può far altro che fingersi fuori di testa.

Come in un carosello di macchiette si succedono il tenente Scheisskopf (George Clooney), assurdamente fissato con le parate. Il colonnello Cathcart che aumenta costantemente le missioni quasi fosse una ricompensa da impartire ai suoi uomini (“Sono orgoglioso di voi, uomini! Che ne dite di accelerare i tempi? Alziamo il numero di missioni a 35!“). L’aviatore Clevinger, granitico nella sua fiducia incondizionata per i superiori.

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E tutto attorno un microcosmo di altri personaggi che tra intrallazzi e svaghi provano a distrarsi dall’assurdità mortifera della guerra. JoJo vaga tra tutti loro, unico apparentemente lucido nel rendersi conto del mondo alla rovescia nel quale cerca di tirare a campare.

A far da sfondo un’immagine dell’Italia, nel secondo episodio, tartassata dalla guerra.

Una Roma post bombardamenti di San Lorenzo, fragile e silenziosa. Irreale anch’essa e irriconoscibile ai nostri occhi. La sempre impeccabile interpretazione di Giancarlo Giannini accompagna questo sfondo, si dipana in un monologo carico di concretezza e disincanto.

Roma è stata distrutta, la Grecia è stata distrutta, la Persia è stata distrutta. La Spagna è stata distrutta. Tutti i grandi imperi sono stati distrutti, perché non il vostro?

Il suo personaggio, Marcello, è un voltagabbana, un gattopardesco opportunista. Cede al vincitore perché sa che: “La debolezza è potenza, e la forza è niente. Quando l’uomo nasce è debole e duttile, quando muore è forte e rigido“, come proferiva il protagonista del film Stalker (1979) riprendendo un concetto del Daodejing. “L’Italia è un Paese davvero molto povero e molto debole ed è questo che ci rende forti“, afferma.

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Osserva, sornione, la guerra e la morte, la distruzione e l’affaccendarsi di tutti. Aspetta, consapevole che tutto passerà e lui sarà ancora lì. Anche in Marcello convive il paradosso dell’esistenza che Catch-22 cerca di presentare sullo schermo. In lui si alternano e mescolano schiettezza e opportunismo, assenza di valori e moralità, disillusione e speranza.

Ma in fondo a tutto c’è sempre e solo la morte a farla da padrone.

Una morte che si manifesta nella sua assenza. Il patriottico Clevinger semplicemente sparisce, perso dai radar, sottratto per sempre agli occhi dei suoi conoscenti. Non c’è sacrificio, niente eroismo, semplicemente l’improvvisa, disturbante rapidità di una vita recisa in un lampo.

Ci sarà tempo anche per l’orrore, l’altra faccia della morte. Ma per ora la Nera Mietitrice si sottrae allo sguardo risultando così ancora più terribile. Invisibile, improvvisa, implacabile. JoJo ha solo scalfito la superficie. Ha appena iniziato a confrontarsi con la tragicità della vita, con il paradosso di un mondo sottosopra, nel quale, forse, i veri pazzi sono quelli che ci sguazzano troppo bene.

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