Ci sono soap che sembrano non finire mai, altre invece che finiscono senza alcun preavviso. Questo è il caso di CentoVetrine.
CentoVetrine è stata dal 2001 al 2016 la soap opera italiana di punta su canale 5, eterna rivale di Un posto al sole. La sfida decennale, ci duole dirlo, è stata vinta dalla serie RAI che è ancora in onda.
Il prodotto di MediaVivere per Mediaset invece ha avuto una fine ignobile, oltremodo immeritata e dovuta anche a pessime scelte di palinsesto. CentoVetrine sembra a un certo punto aver perso il suo smalto, lasciando spazio a prodotti nuovi e più apprezzati (come ad esempio Il Segreto), tanto da portare ad un calo drastico degli ascolti. Nel 2015 è stata quindi interrotta e confinata su una rete privata albanese, Top Channel, per poi riapprodare sulla rete berlusconiana con i suoi ultimi episodi.
CentoVetrine è stata per anni la compagna perfetta della flemma pre-pomeridiana, con i suoi intrecci Made in Italy e le mille domande su che cosa fossero davvero queste maledette cento vetrine. A detta di mia madre, esimia autorità in merito a soap opera e a serie poliziesche tedesche, pare che si tratti di un centro commerciale. Prendetela per buona, va.
A prescindere da cosa e quante siano ‘ste vetrate, la Soap ci ha tormentato con le tumultuose vicende delle famiglie più facoltose di Torino. Giusto per non imitare pedissequamente Beautiful, dato che sarebbe stato un po’ di cattivo gusto.
Le (dis)avventure delle quattro famiglie dell’apocalisse – Ferri, Della Rocca, Grimani e Castelli – si snodano tra azioni svendute, holding e società varie ed eventuali e, ovviamente, intrighi amorosi.
Le vetrine sono cento, ma le trame rimaste aperte dopo il finale sono anche di più. Definire l’episodio conclusivo di CentoVetrine un reale finale della serie è, infatti, un azzardo.
È un normalissimo episodio, come gli altri, e poi la serie si interrompe. Per sempre.
È come se nessuno avesse realmente pensato a un finale, come se la cancellazione della Soap fosse uno scherzo. Come se tra i mille episodi scritti ne avessero sorteggiato uno, totalmente a caso, ed ecco il finale di stagione.
La trama rimane lì, sospesa, a un passo dal baratro e nessuno qui sembra darci una spiegazione. Sembra quasi di sentirsi sul set di Boris mentre girano la scena della festa del grazie.
Così ci ritroviamo quindi, non solo con il cervello in folle a causa di tutte le informazioni precedenti ma hanno anche il coraggio di aggiungere altri dilemmi alla storia.
Carola è incinta ma non sa se il figlio è di Sebastiano o di Stefano. Nessuno lo sa e non lo saprà mai. Non sapremo mai neanche se Alessandra perdonerà Marco per averla tradita con sua madre. Non sapremo dove sarà andato a finire Brando, abbandonato da Viola, né se si tratta della fine della loro relazione.
Nessuno saprà mai niente.
Gli sceneggiatori hanno deciso di privarci del diritto di sapere, castrando la nostra sete di conoscenza, costringendoci per anni a sentire le vicissitudini di gente straricca che non sa di cosa lamentarsi ma si lagna ugualmente, per poi lasciarci per giunta appesi come una cornetta del telefono. Il suo flop potrebbe essere annoverato tra le piaghe d’Egitto, diventandone la tredicesima.
Forse è la punizione divina che ci meritiamo, per aver preferito schifezze d’oltremanica rispetto alle nostre, portando lentamente il Made in Italy verso il baratro. È così con il cibo, è così purtroppo anche con le soap. In fondo la m*rda ci piace, ma la roba nostra no.