Su Netflix sono ancora disponibili tutte le stagioni per intero, ma se non volete perdervi la magia di Call My Agent nella sua versione originale, affrettatevi a darci un’occhiata perché il titolo sparirà dalla piattaforma il prossimo 20 gennaio, data del debutto della versione italiana della serie su Sky (il trailer del remake è già stato lanciato). Lo show scritto da Lisa Nur Sultan e diretto da Luca Ribuoli, in lavorazione da diversi mesi, è pronto e arriverà finalmente sui nostri schermi tra qualche settimana. Con un cast stellare, che va da Corrado Guzzanti a Pierfrancesco Favino, passando per Stefano Accorsi e Paola Cortellesi, la serie approderà su Sky seguendo l’impronta dell’originale francese, che ha avuto un successo tale da essere replicato un po’ in tutto il mondo. Oltre alla produzione italiana infatti, il gioiellino di Fanny Herrero, vincitore di un International Emmy Awards, ha già collezionato diversi remake: India, Turchia, Gran Bretagna, Corea del Sud e ora anche Italia hanno la loro versione di Call My Agent!. L’intuizione di Herrero, basata sull’idea e sul progetto di Dominique Besnehard, ha funzionato. Alla grande. Lo show ha fatto registrare in Francia numeri di ascolti pazzeschi. Trasmessa sulla tv generalista, ha conquistato immediatamente il cuore del pubblico di casa, spopolando anche oltre confine.
Dominique Besnehard, attore, regista e produttore francese, è colui che ha messo per la prima volta sul tavolo l’idea di un lavoro del genere. Besnehard – che, oltre a fare l’attore, è stato anche un agente – ha pensato che raccontare i retroscena di un’agenzia artistica, le relazioni tra agenti e star del cinema, le dinamiche invisibili del mondo dello spettacolo, tutto quel mondo sommerso che vive, si affolla e brulica alla luce del sole ma lontano dai flash delle telecamere, potesse essere divertente. È così che è nata Call My Agent!, che nel titolo originale si chiama Dix pour cent – dieci percento -, la percentuale che un agente prende sul compenso della star che rappresenta. L’episodio pilota fu trasmesso per la prima volta nell’autunno del 2015 sulla tv nazionale francese e la prima stagione ebbe un successo tale che ci si mise immediatamente al lavoro per produrre subito un nuovo ciclo di episodi. In totale, Dix pour cent conta quattro stagioni e ventiquattro episodi – tutti ancora disponibili su Netflix, ma solo fino al 20 gennaio.
Ma perché dovreste guardare la versione originale di Call My Agent?
In attesa dell’esperimento italiano di Sky – che, a giudicare dai nomi coinvolti, dovrebbe far ben sperare -, potreste farvi un’idea sulla serie immergendovi nel mondo scombinato e vorticoso messo su da Fanny Herrero. Lo show è ambientato in un’agenzia artistica parigina, la ASK, nella quale un gruppo di quattro agenti, morto il loro capo, tenta di destreggiarsi fiutando le occasioni migliori per i propri assistiti e gestendone la vita professionale. Mathias Barneville (Thibault de Montalembert), Gabriel Sarda (Grégory Montel), Arlette Azémar (Liliane Rovère) e una carismatica Andréa Martel (Camille Cottin) sono gli agenti che ereditano le sorti della ASK, affiancati dai loro giovani assistenti Camille Valentini (Fanny Sidney), figlia segreta di Mathias, Hervé André-Jezak (Nicolas Maury) e Noémie Leclerc (Laure Calamy). Gestire attori, registi, sceneggiatori e star dello spettacolo non è un lavoro semplice, tutt’altro. Le giornate sono frenetiche, le richieste assurde, il ritmo sempre sostenuto. Ogni artista ha le sue fissazioni, i suoi capricci. Le troupe si interfacciano sempre con gli agenti per qualsiasi tipo di problema, dai vuoti di memoria alla ricerca di una baby-sitter che badi ai bambini mentre le madri sono sul set. Crisi coniugali, strane fantasie, antipatie personali, ripicche e stramberie sono all’ordine del giorno quando si lavora con personaggi dello spettacolo. E il duro lavoro dell’agente è quello di mediare, filtrare, coccolare, intercedere e gestire i rapporti dei propri assistiti. Solo che non sempre tutto fila liscio, al contrario.
Umorismo e leggerezza sono la cifra stilistica dello show.
Che è fresco e brioso, effervescente ma anche inaspettatamente pacato. Distensivo pur nella sua frenesia. Colorato, acceso, vivo, francese. La serialità d’oltralpe sta avendo un’interessante e spiazzante evoluzione negli ultimi anni. I personaggi dello show ancora disponibile su Netflix non hanno nulla di pretenzioso, ma funzionano. In un modo che riesce a scaldare il cuore di chi guarda e a creare istintivamente un legame di empatia. I quattro agenti sono professionisti che frequentano abitualmente gli ambienti dello spettacolo: set cinematografici, programmi televisivi, anteprime, festival, studi radiofonici. Questi personaggi bazzicano dietro le quinte della grande scena, vi si muovono con la naturalezza di chi è avvezzo a un certo tipo di palcoscenico. Sono però individui spettinati e caotici, qualche volta persino squattrinati. Intrecciano la vita professionale con quella privata, al punto da non riuscire più a sbrogliare l’enorme matassa. Vanno in affanno, sudano, scappano, si nascondono, si defilano. Sono persone normalissime, con altrettante esigenze e altrettanti capricci. Litigano, si sostengono, entrano in competizione, si spalleggiano o si detestano e vivono ogni giornata a ritmo frenetico. Ogni episodio di Dix pour cent presenta un cliente diverso. Ed è questo uno degli aspetti più interessanti del format dello show: gli attori assistiti dagli agenti sono interpretati da loro stessi. Cécile de France, Audrey Fleurot, Julie Gayet, Monica Bellucci, Isabelle Huppert, Gérard Lanvin e Jean Reno sono solo alcuni dei nomi delle tante guest star che hanno preso parte allo show. Ventiquattro episodi con ventiquattro diversi volti del mondo dello spettacolo francese.
I nomi delle guest star hanno attirato di volta in volta il pubblico, divertito dall’espediente di vedere in scena i loro attori preferiti nei panni di se stessi.
Cosa succede quando un attore si rifiuta di girare una scena? Come vengono scelti i personaggi per un film importante? Quali trattative si portano avanti per battere la concorrenza e accaparrarsi il ruolo della vita? Dix pour cent prova a gettare uno sguardo sul dietro le quinte del mondo dello spettacolo e ne tira fuori un ritratto parodico, ma allo stesso tempo molto realistico. Gli agenti degli attori sono anche un po’ psicologi, consulenti, amici fidati, consiglieri, una spalla su cui piangere. Lo scopo della serie è quello di mettere in evidenza i tratti più squisitamente comici di questa particolare relazione. I difetti delle star vengono enfatizzati, estremizzati, per poter dar luogo a situazioni divertenti e distensive. L’autoironia è la grande risorsa di questa serie e i francesi sanno essere estremamente autoironici. La comicità di Call My Agent! non è mai sguaiata, ma sempre misurata, raffinata, elegante come lo skyline parigino disegnato sullo sfondo. Tra boulevard e cafè della capitale, operano questi strani agenti, come invisibili manovratori della merce più prestigiosa del mondo dello spettacolo: le sue star. Call My Agent! è una serie che vi colpirà in positivo, perché è impossibile non restare affascinati dalla sua curiosa musicalità, da quel tocco di vintage che le conferisce colore, dall’autenticità dei suoi protagonisti e da quell’irresistibile vena di pungente ironia che attraversa lo schermo e ci aspetta a metà strada tra realtà e finzione, tra televisione e meta-televisione, tra commedia francese e dramedy all’americana. Nell’attesa che Sky ci regali finalmente il remake italiano, affrettatevi a guardare Dix pour cent su Netflix: non ve ne pentirete!