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Quel piccolo gioiello di Christian è purtroppo passato inosservato

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ATTENZIONE: l’articolo contiene spoiler su Christian, la serie tv Sky con Edoardo Pesce!!

Lasciare un segno, una traccia, da qualche parte. Christian, la serie tv Sky ideata da Roberto Cinardi e diretta da Stefano Lodovichi, aveva tutte le carte in regola per poterlo fare. Una novità nel panorama televisivo italiano, un prodotto a suo modo innovativo e originale che avrebbe potuto incidere molto di più di quanto non ha fatto sul retroterra culturale del nuovo pubblico televisivo. La serie è andata in onda in esclusiva su Sky il 28 gennaio 2022, più di un anno fa, infilandosi in un palinsesto pieno zeppo di nuove proposte. Sei episodi totali, messa in onda con rilascio settimanale, prima serata su Sky Atlantic. Tutto come da copione. La serie italiana è liberamente ispirata a Stigmate, il graphic novel di Claudio Piersanti e Lorenzo Mattotti che racconta la storia di un ragazzone di borgata che si risveglia una mattina con le stigmate alle mani. Sullo schermo, a dare il volto al protagonista è stato Edoardo Pesce, molto convincente nella parte di un picchiatore al soldo del boss di quartiere che scopre di avere i “superpoteri”. È un po’ una cosa già vista di recente, che rimanda allo stile di Mainetti e del suo Jeeg Robot romano, un antieroe vissuto ai margini a cui è toccato, suo malgrado, il peso del potere – e delle responsabilità – del supereroe.

Christian (640x360)
Christian (640×360)

Il grande successo di Jeeg Robot faceva sperare bene anche per un prodotto come Christian, seppur pensato per il piccolo schermo e in formato serie tv.

Il progetto di Cinardi, abbracciato da Sky Studios, Lucky Red e Newen Connect, era in effetti un azzardo. Quel mix di sacro e profano, quelle atmosfere ai limiti del cyberpunk così distanti dai prodotti di casa nostra, quell’originale commistione di generi, non dava certezze sull’impatto che una serie come Christian avrebbe potuto avere sul pubblico italiano. Stiamo parlando di uno show che sul rischio e sull’ambizione ha tracciato la sua rotta. Una rotta accidentata, proprio perché fuori dalla comfort zone nella quale si muovono la stragrande maggioranza delle serie tv made in Italy. Ma un percorso che ha puntato in alto, perché non si è accontentato di stazionare in quella terra di mezzo tanto affollata da proposte che scelgono di mediare tra la qualità e il puro intrattenimento. Christian ha scommesso tutto sulla prima, riuscendo a tirar fuori una serie televisiva davvero notevole in tutti suoi aspetti: scrittura per niente banale, interpretazioni di alto livello, stile originale, ritmo fluido, regia senza difetti. Ed è così quindi, tra ambizione e rischio, che Christian avrebbe dovuto prendersi la scena. Non che non lo abbia fatto, a suo modo. Ma considerando il prodotto e le sue enormi potenzialità, la serie tv Sky avrebbe meritato molto di più.

Christian (640x360)
Christian (640×360)

La serialità italiana sta conoscendo un’evoluzione positiva, una graduale trasformazione che, in molti casi, riesce a darci l’idea di quali siano le reali risorse della nostra filiera televisiva. Arrivano sempre più spesso prodotti di qualità, soprattutto sul fronte delle produzioni Sky, ma non solo. I grandi successi degli ultimi anni – da Gomorra a L’amica geniale, senza citare tutto il resto – hanno consentito all’offerta televisiva made in Italy di conoscere il successo internazionale, in proporzioni molto più massicce rispetto al passato. Christian aveva le caratteristiche per essere uno di quei titoli? La storia, il genere, il personaggio, gli attori coinvolti, sembravano dir di sì. La serie tv con Edoardo Pesce guarda alla periferia, alle dinamiche sociali che si innestano in un mondo a sé stante, emarginato dal resto della società. Un mondo che vive di logiche tutte sue, nel quale chi ha più potere regna come un despota sul proprio impero, mentre chi vuole sopravvivere si adatta, plasma se stesso in funzione delle esigenze del più forte. In una società marcatamente darwinista – dove chi sopravvive è il più forte e chi soccombe il più debole – bisogna arrangiarsi come si può: per questo Christian (Edoardo Pesce) ha scelto di fare il picchiatore al soldo di Lino (Giordano De Plano), il boss-sovrano assoluto del quartiere. Quando però sulle mani del ragazzo compaiono le stigmate, qualcosa cambia. Christian diventa una sorta di Jeeg Robot ma col potere di resuscitare i morti.

La componente spirituale è il vero tratto innovativo della serie.

Christian (640×360)

Il surreale si innesta sul crime. Alle pistole, alla droga, alle botte, al racconto della periferia, si affianca l’elemento mistico, trascendentale. Da The Young Pope a Christian, passando per Il miracolo, Sky ha mostrato più volte di subire il fascino della religione, una tematica che viene qui scomodata per rendere ancora più interessante una storia che unisce sacro, profano, componente surreale e fascino gangster. Un’operazione che ha qualcosa di rivoluzionario e che sembrava offrire a Christian tutti i connotati necessari per diventare una serie di riferimento del genere. La serie di Sky è però passata un po’ inosservata. Ha avuto un discreto successo di pubblico, la critica l’ha elogiata, sui muri della capitale è persino comparso un murales di TvBoy, uno street artist piuttosto conosciuto nell’ambiente. Eppure, Christian non è diventata un fenomeno mediatico come avrebbe potuto. E viene da chiedersi: perché? Il fatto che si sia presentata come un prodotto ibrido – un po’ crime, un po’ cyberpunk, un po’ fantastico, un po’ supereroistico – l’ha reso forse meno riconoscibile? Probabile, ma le ragioni della scarsa attenzione riservata a questa serie sono da rintracciare anche altrove. Diverse altre produzioni Sky sembrano patire lo stesso destino: serie tv come Domina, Romulus, Il miracolo e la stessa Diavoli – che pure ha potuto contare su qualche riflettore in più – sono prodotti qualitativamente notevoli, ma che alla lunga finiscono per essere trascurati dal grande pubblico e dal dibattito attorno alle serie tv.

La platea di Sky è diversa da quella di Netflix o di altre piattaforme più note, dettaglio questo che può certamente marcare una differenza rispetto all’accoglienza di un prodotto televisivo. Christian è forse troppo lontana dai canali del mainstream, che prediligono invece quegli show che riescono a far breccia tra il pubblico più generalista, confinando il resto dei titoli a una platea che definiremmo di nicchia. E sicuramente il bombardamento costante di nuove proposte non aiuta quei prodotti tv che avrebbero bisogno di più spazio da rosicchiare per imporsi all’attenzione del numero maggiore di spettatori possibile. Nel caso di Christian – che rimane comunque una serie tv molto apprezzata da tutti quelli che l’hanno seguita – questa sostanziale mancanza di attenzione è un vero peccato, perché l’idea di Cinardi e tutto il lavoro di Edoardo Pesce e degli altri interpreti avrebbero meritato una considerazione di gran lunga maggiore. Christian è una serie tv che ci ha portato ad esplorare i confini del bene e del male, che ha utilizzato l’elemento mistico per rivoluzionare il crime e che, con la seconda stagione in arrivo su Sky, potrebbe sorprenderci ancora una volta. A chi l’avesse persa, consigliamo di recuperarla prima dell’arrivo dei nuovi episodi.