Il mondo delle serie tv è immenso, pieno di contenuti di ogni genere per ogni gusto.
Chiunque è fan di questo mondo, inevitabilmente tutti in un modo o in un altro hanno trovato all’interno di una serie o di una puntata specifica la scintilla che le ha fatte appassionare e oggi vi parlerò di una delle serie più amate dai fan, vi parlerò di Chuck. Per farlo è necessario compiere un tuffo nel passato, nel momento a cavallo tra scuole di secondo grado e pomeriggi spesi a fare zapping televisivo pur di evitare il richiamo dei libri, i grandi villain della carriera scolastica di ogni studente.
Dal primo pomeriggio fino all’arrivo delle tenebre venivano proposti tantissimi programmi, molti dei quali sostituiti frequentemente senza mai mantenere un ordine cronologico tra di loro.
The Big Bang Theory, Camera Cafè, How I Met Your Mother e altri ancora, serie ideali non per la loro trama ma per esser diventate in qualche modo la fuga giornaliera dai dover scolastici sempre più pressanti, il “finisco di guardare la puntata e studio” della maggior parte degli adolescenti italiani.
Personalmente, la svolta è arrivata con la vista in televisione di un ragazzo molto alto, dai capelli neri, impegnato a compiere sempre l’azione sbagliata nel momento sbagliato.
Era buffo e divertente ma anche serio e dedicato quando la situazione lo richiedeva, nonostante si fosse ritrovato catapultato in un mondo del tutto opposto al suo modo di essere.
Sto parlando di Chuck Bartowski, o Charles Carmicheal per gli intenditori, protagonista dell’omonima serie che ha innescato in me e in tanti altri la passione per le tv series e il bisogno naturale di sapere di più della loro storia, di arrivare fino alla fine della loro avventura.
Chuck è stato il contenitore delle mie “prime volte” in questo mondo: la mia prima grande maratona per esempio: cinque stagioni viste dall’inizio alla fine tutte d’un fiato, usando qualsiasi metodo necessario pur di continuare la visione indisturbato.
O la prima ricerca sul web per saperne di più degli attori che interpretavano i ruoli principali.
Zachary Levi, Yvonne Strahovski, due portenti che avevano stuzzicato talmente tanto la mia curiosità da strappare un genuino sorriso non appena scoperto che proprio Chuck è stato più di un semplice trampolino per la loro carriera.
Stiamo parlando di un prodotto che ha lasciato un segno significativo nella storia recente delle serie tv.
Eppure non si tratta di un capolavoro o un blockbuster ma di un progetto valido, spontaneo e soprattutto che sapeva benissimo come e chi colpire.
La storia è delle più semplici, un cliché tipico degli Stati Uniti ripreso fin troppe volte: un ragazzo normalissimo che non ha niente da chiedere al mondo si ritrova in possesso di un oggetto di importanza nazionale e viene scagliato nel mondo dello spionaggio senza volerlo.
Semplice ma efficace, specialmente quando nel mix vengono aggiunti una bellissima ragazza, classica Bond girl, e uno spietato assassino, entrambi con l’obiettivo di difendere l’asset in questione.
Chuck è ben più di spionaggio internazionale e scene d’azione frenetiche, quelle sono solo una copertura per il piccolo miracolo che si sviluppa davanti ai nostri occhi, ossia la simbiosi via via sempre più totale tra chi è seduto davanti la televisione e i protagonisti.
Quante volte vi è capitato di immedesimarvi nel ruolo di Zachary Levi e pensare a una possibile soluzione al suo problema o quante volte vi siete sentiti proprio come lui nella vostra vita: impreparati, timidi, insufficienti e con un obiettivo impossibile da raggiungere.
Ciò ha mostrato la vera potenza di una serie televisiva, la possibilità di esser più di semplice intrattenimento e di diffondere un messaggio proprio come, per esempio, la classica lezione morale alla fine di ogni favola.
Ogni lezione imparata dal protagonista diventava inevitabilmente un messaggio rivolto al pubblico stesso, uno schiaffo alla realtà e un bagno di umiltà necessario per far capire come niente sia mai come sembri e che la vita, proprio come la serie, sia un percorso a ostacoli tortuoso.
Chuck mi è particolarmente cara non solo perché è stata la mia iniziazione ma perché tratta in maniera approfondita valori e principi chiave nella vita di tutti i giorni: amore, rispetto, ironia, amicizia e famiglia.
Principi costantemente messi in gioco, contestati e sviluppati nel corso degli anni e delle stagioni da parte di un protagonista che ha subito un cambiamento evidente ma che non ha mai perso le fondamenta del proprio essere, quelle che lo hanno condotto al proprio lieto fine e lo hanno fatto diventare un vero uomo.
Queste sono le cinque colonne portanti di una delle mie serie preferite in assoluto e un must watch per tutti, nessuno escluso.
Prima delle battute finali è giusto distaccarsi dal lato emotivo e menzionare un aspetto tecnico lasciato troppo in disparte e di cui nessuno parla mai il giusto, le guest star.
Avete provato a riguardare la serie ultimamente? Chuck è un insieme dolcissimo di richiami nostalgici a programmi passati e un catalizzatore incredibile di attori famosi o in procinto di esserlo.
Giusto per nominarne alcuni: Matt Boomer, Jordana Brewster e il compianto Michael Clarke Duncan.
Ognuno con un ruolo più o meno rilevante ma tutti calati alla perfezione nella parte, cucita per loro come fosse un abito fatto a mano e in armonia totale con l’ambiente circostante.
Dall’agente segreto perfetto al criminale senza pietà, le interazioni e la chimica del cast sono senza ombra di dubbio uno dei segreti del successo ottenuto dalla serie.
Chuck è anche questo ma non solo: è canzoni scelte accuratamente con il compito di fare breccia nelle emozioni o scene a volte indigeste come il finale, troppo frettoloso ma che chiude con passione il cerchio aperto nel lontano 2007 in una puntata dal sapore unico dove le citazioni agli avvenimenti passati sono un tocco di classe, e un chiaro messaggio a chi c’era dall’inizio.
E’ amore inseparabile dai fan, talmente tanto da riuscire a rinnovare la serie grazie a una petizione indotta da loro, è spensieratezza, Jeff e Lester e soprattutto un grandissimo compagno di avventura per qualunque ragazzino che in quei pomeriggi non aveva la minima idea di cosa stesse guardando la prima volta.
Una serie che come detto ha un posto molto speciale nella mia classifica e che dovrebbe essere in quella di tutti anche solo come menzione, perché chiunque almeno una volta ha sognato di lavorare al Nerd Herd o di avere l’intersect nel cervello.