Esuberante, radiosa, un folletto sempre in azione, la ragazza “ideale” di una controparte troppo seria, tendente alla depressione, con squarci di vita complicata. Tutto questo in una sigla: MPDG. La Manic Pixie Dream Girl è sempre stata presente nel cinema senza sapere di esserlo, da molto prima che l’acronimo venisse creato. Una sineddoche, una parte per il tutto, la figura retorica che sbilanciando l’ordine precostituito bilancia l’uomo che è in cerca di uno scopo. La giovane donna che è divertente, pronta a travolgere con il suo entusiasmo e visione “fuori dall’oblò”, oltre le nuvole che per la sua vitalità sgomita tra le quattro lettere che la incasellano, non solo MPDG. Il cinema ha creato e poi accolto questi personaggi femminili che continuano a fare capolino nelle sceneggiature anche se adesso, per essere ancora protagoniste, hanno bisogno della dimensione che è sempre mancata, il loro mondo interiore, il dietro le quinte oltre l’espressioni buffe su un bel viso, le idiosincrasie che fanno impazzire e innamorare chi sta intorno.
Portare il loro sguardo fuori dall’oblò o meglio, fuori dallo schermo del cinema multisala
1) Susan Vance – Bringing up Baby
Il cinema nel 1938 ha creato quella che è considerata la prima MPDG con Susanna! (Bringing up Baby). Kathariny Hepburn e il suo fisico spigoloso interrotto da sorrisi pieni e vitali interpreta Susan Vance in questa screwball comedy che ha un posto di diritto nella storia del cinema. Logorroica fino allo sfinimento, bugiarda, con rare capacità di confondere e complicare le situazioni, senza il senso delle distanze sociali, mistificatrice e un po’ ladra. Questa miscela già esplosiva di per sé diventa atomica nel rapporto con David Huxley (Cary Grant), come non potrebbe, un’ereditiera senza responsabilità e un paleontologo che fatica a trovare sponsor. Il leopardo, Baby del titolo, è solo uno delle tante caratteristiche che grazie all’attrice, alla sceneggiatura, la regia eclettica di Howard Hawks crea a posteriori un’irripetibile MPDG.
2) Holly Golightly – Colazione da Tiffany
“Moon River wider than a mile, I am crossing you in style one day”, Audrey Hepburn nell’infedele trasposizione di Colazione da Tiffany al cinema del romanzo di Truman Capote ha attraversato quel fiume e ha aggiunto charme allo stereotipo MDPG che ha anche influenzato una serie cult come Sex and the City. Holly Golightly non è solo la ragazza sfacciata ed esuberante, trascinatrice in situazioni al limite dell’arresto. Non è ancora un personaggio completamente tridimensionale ma si inizia a conoscerne una parte del passato e a capire meglio cosa ha generato quel velo di malinconia che traspare in più di un’occasione. Holly Golightly vent’anni dopo Susan Vance, riporta un personaggio MPDG a Hollywood prendendosi un po’ di spazio all’interno di questa commedia romantica per inserire una piccolissima dose d’introspezione, il cambiamento non solo dedicato all’uomo da salvare dai suoi pantani emotivi ma anche rivolto a se stessa.
3) Tiffany – Silver Linen Playbook
Ragazza complicata Tiffany (Jennifer Lawrence), che ha a che fare con Pat (Bradley Cooper) molto più complicato di lei. Due personaggi lanciati fuori orbita dalle loro vite per motivi diversi e che con l’incontro cercano di mettersi ognuno nell’orbita dell’altro. Tiffany non è la persona solare capace di attrarre l’uomo in cerca di gravità permanente con la sua joie de vivre, tutt’altro. È un po’ dark, apparentemente distaccata dalle emozioni, sicuramente caparbia. La categoria MPDG non è così calzante con questo personaggio se non fosse per l’effetto Shall We Dance. Tiffany è strana come si addice allo stereotipo ma lo è in maniera sottilmente tragica, la voglia di andare avanti dopo la morte del marito inciampa nei suoi stessi tentativi. Resta comunque sufficientemente peculiare per non essere completamente al di fuori dallo stereotipo.
4) Valeri Voze/Bandenberg – Amsterdam
E se il film fosse più strano della MPDG stessa? Valeri Voze è il personaggio interpretato da Margot Robbie in Amsterdam. Collezionare schegge di granata raccolte dalle ferite dei soldati per poi crearne arte è qualcosa di diverso dallo stereotipo della ragazza Manic Pixie Dream Girl. Il film non è riuscito, troppo caotico, con linee narrative che s’intrecciano e si confondono, l’ampio cast invece di dare respiro chiude il film ancora di più. Il personaggio di Valeri Voze rimane impigliato nel caos del film, nella sua verbosità. Forse l’unico apporto allo stereotipo MPDG è stato dato dalla peculiarità artistica del personaggio capace di utilizzare schegge di granate recuperate dalle ferite dei soldati per crearne arte, una sorta di body art.
5) Sofia Serrano – Vanilla Sky
Sofia Serrano (Penelope Cruz), un vero spirito libero con animo da crocerossina nel remake hollywodiano di Abre los Ojos di Alejando Aménabar ricoprendo lo stesso ruolo. Il cinema in Vanilla Sky dimostra che anche la stessa storia può essere differente e i personaggi avere accenti diversi con altre regie. In Vanilla Sky, Sofia Serrano accoglie seguendo i toni drammatici del film il cliché MPDG esaltando il prendersi cura dell’uomo in difficoltà. Si fa carico totalmente della perdita d’identità di David (Tom Cruise) cercando di mantenere il suo animo positivo e dedicarsi totalmente all’oggetto del suo amore che invece è completamente assorbito da se stesso. Un gioco al massacro che neanche una MPDG come Sofia Serrano può avere la possibilità di vincere.
6) Sam – Garden State
Anche secondo Natalie Portman che la interpreta, Sam è una vera MPDG offerta in questa occasione di opera prima al cinema (Zach Braff). Bugiarda patologica sapendo di esserlo, si autodichiara strana, curiosa fino a sconfinare nell’intrusione della sfera altrui, irrazionale e in preda non solo ai suoi attacchi di epilessia ma anche di emotività. Andrew (Zach Braff) è prigioniero dei medicinali che assume da quando aveva dieci anni e che lo hanno reso incapace di provare emozioni. Per il principio dei vasi comunicanti, la troppa facilità di provare emozioni di Sam si travasa nel guscio vuoto di Andrew formando il perfetto equilibrio. Il personaggio di Sam ha preso alla lettera le caratteristiche delle Manic Pixie Dream Girl con il plus valore del sorriso disarmante di Natalie Portman, la ragazza della porta accanto che tutti vorrebbero conoscere.
7) Charlotte – Autumn in New York
Il titolo nostalgico già evoca di per sé una vicenda non proprio da commedia piuttosto un dramma romantico, una Love Story degli anni 2000 con finale obbligato: Charlotte (Winona Ryder) muore. Senza la malattia non sarebbe riuscita nel compito principale della perfetta MPDG che è quello di traghettare l’uomo di riferimento nel mondo delle emozioni, insegnando a restarci in contatto, senza pensare di avere nulla in cambio. Lo scettico sentimentale Will (Richard Gere) continua nel suo modus operandi fino a quando non conosce la condizione di Sam. Con questi presupposti non c’era spazio per un reale personaggio MPDG. Il dramma prevale.
8) Claire – Elisabethtown
Claire, la genesi dell’archetipo cinematografico coniato dal critico Nathan Rabin, quindi MPDG a tutti gli effetti, e piuttosto che analizzare le sue ben note caratteristiche si può prendere come spunto per una piccola riflessione. Questo stereotipo nasce da quello che è stato definito male gaze, la prospettiva maschile che di fatto ha creato questo archetipo MPDG e che il personaggio di Claire (Kristen Dunst) in Elisabethtown incarna alla perfezione. La MPDG non è mai la protagonista, al centro della storia, lo è il “giovane adulto” che si trova nel mare magnum della sua crisi esistenziale scatenata da una perdita, un lutto a tutto tondo. Per scuotersi dall’apatia che ne consegue il grilletto da premere è una presenza femminile fuori dagli schemi, spesso sopra le righe, una ragazza della porta accanto sì, perché comunque deve rassicurare, ma con spirito eclettico, che sia lo stile di vita, i capelli fluo, la logorrea ha poca importanza.
Trovata la figura femminile “unica”, si passa alla capacità di cura e dedizione. Nessuna idiosincrasia di tutte le MPDG sarà mai di ostacolo all’obiettivo “salvate il soldato Ryan”. La ragazza Manic Pixie Dream Girl è funzionale al protagonista maschile, è sempre bidimensionale, non entrano mai molto nella storia le motivazioni del suo essere, resta una comprimaria, il mezzo che giustifica il fine. Qualche volta le attrici riescono a far capire che questi personaggi non sono solamente donne da incastonare in un sogno, più alte di un folletto ed essere eccentriche è solo un modo per esserci e fare la differenza.