David 8: l’inquietante intelligenza artificiale col volto di Michael Fassbender in Prometheus
Una delle più interessanti intelligenze artificiali al cinema è sicuramente il protagonista di Prometheus, David 8. E non solo per il volto magnetico di Michael Fassbender. Qui troviamo un IA completamente umanoide, dotata di un corpo, un viso e di tutto ciò che la rende a immagine e somiglianza degli umani. Un escamotage per diminuire la diffidenza che si prova verso il diverso. David 8 è interessante perché ragiona, in modo estremamente distaccato, sulle peculiarità dell’essere umano, ma allo stesso tempo le simula e le comprende, arrivando a un grado di commistione impressionante, che per lunghi tratti del film annulla le distanze tra l’intelligenza artificiale e l’essere umano.
Parlando più in generale del film che ospita David 8, Prometheus è una pellicola del 2012, appartenente al ricco e florido franchise di Alien. C’è, dunque, la firma di Ridley Scott in un film visivamente eccezionale, che mostra qualche debolezza in più sul versante della scrittura, ma che globalmente risulta molto ben fatto e godibile. Prometheus è una sorta di prequel di Alien. Si ricollega direttamente al capostipite della saga: il primo film del 1979.
Lo abbiamo definito “una sorta di prequel” perché in realtà Prometheus prende vita semplicemente nello stesso universo di Alien, ma non ha alcun collegamento con il film. Al centro della storia, in questo caso, c’è il viaggio della nave Prometheus, che segue le intuizioni di due scienziati, convinti di aver trovato una mappa stellare in grado di condurli presso gli ingegneri, gli artefici della vita umana. Inutile dire che il viaggio non andrà come sperato e i protagonisti dovranno vedersela con oscure minacce.
Un ruolo centrale nella storia è giocato, per l’appunto, da David 8. Il vero e proprio Deus ex machina della narrazione. L’IA indirizza e domina la scena, occupando una posizione fondamentale nell’allestimento della trama e risultando uno dei personaggi più convincenti dell’intero film. Merito, questo, anche della grande interpretazione di Michael Fassbender, estremamente a suo agio nei panni dell’inquietante androide. Dopo l’esperienza in Prometheus, David 8 ha fatto ritorno anche in Alien: Covenant, sequel diretto di questo film. Un’altra occasione per ammirare una delle più affascinanti intelligenze artificiali concepite dal cinema.
Primi tentativi di sovrapposizione tra umanità e intelligenze artificiali al cinema: Ash in Alien
Rimaniamo in tema. Il franchise di Alien è uno dei più lunghi e fortunati del cinema di fantascienza. Concepito dalla geniale mente di Ridley Scott (vi proponiamo anche un celebre sketch vissuto dal regista insieme a Stanley Kubrick proprio in occasione dell’uscita del film), il primo capitolo è datato 1979 e rimane, ad oggi, uno dei titoli di riferimento del genere. La storia è quella nota: rispondendo a un misterioso sos, la nave Nostromo si reca su un pianeta sconosciuto e qui si imbatte in una spietata creatura aliena che semina il panica sull’astronave. Alien ha riscritto le regole della fantascienza, specialmente di quella orientata verso venature horror, e infatti, dopo lo storico primo capitolo, il franchise ha avuto una felicissima evoluzione, tra sequel, crossover con Predator, romanzi e fumetti.
Tra i personaggi del primo capitolo della saga troviamo l’androide Ash, interpretato da Ian Holm, noto soprattutto per il ruolo di Bilbo Baggins nella saga de Il Signore degli Anelli. Qui siamo davanti a uno dei primi tentativi di sovrapporre, fisicamente e concettualmente, l’essere umano e l’intelligenza artificiale. Ash è talmente simile agli umani da ingannare i suoi stessi compagni di viaggio. La sua natura, infatti, esce solo più avanti, quando la sua missione, ovvero quella di portare sulla Terra la creatura aliena, viene svelata. Al di là del suo valore narrativo, dunque, che è importante per creare tensione, è particolarmente interessante sottolineare questa sovrapposizione tra l’intelligenza artificiale e l’essere umano. Una tendenza che, come stiamo vedendo e come vedremo ancora, segnerà costantemente il dibattito intorno a questo tema.
Oggi la rappresentazione offerta da Alien dell’intelligenza artificiale potrebbe sembrarci un po’ anacronistica, ma per l’epoca aveva una portata rivoluzionaria. Basti pensare che lo stesso Holm ha raccontato di aver provato un certo nervosismo per la reazione del pubblico davanti a un “computer umano”. Preoccupazioni che portarono l’attore addirittura a pensare di rifiutare quella parte, ma per fortuna che alla fine ha accettato. Sarebbe stato un bel rimpianto. Ad ogni modo, l’entusiasmo generato dal personaggio di Ash ha influito moltissimo sulla rappresentazione dell’intelligenza artificiale, che col passare degli anni ha sempre più abbracciato le sembianze umane, fino a che questa stessa accezione più basica è risultata superata, complici anche i passi da gigante compiuti dal progresso tecnologico nel mondo reale.