Sia per quanto riguarda il cinema che la televisione, Joker è uno dei characters più influenti e iconici dell’era moderna. Il personaggio nasce dai fumetti e ha vissuto più e più vite nel corso degli anni, tra adattamenti e versioni diverse. Il successo di Joker proviene da una caratteristica fondamentale e ricercata: è un cattivo puro, ma è anche un essere umano. In quanto tale, incarna i difetti della società moderna, estremizzati da una presenza scenica a dir poco pittoresca, straripante. Ciò che maggiormente affascina del suo personaggio è l’imprevedibilità e quell’estro artistico che colora il suo modus operandi da criminale. Nella lista che vi proponiamo oggi andremo ad analizzare da vicino le cinque interpretazioni cinematografiche di Joker, tutte diverse tra loro per psicologia e messinscena. Il viaggio cinematografico di questo personaggio comincia nel lontano 1966, ed è giunto ai giorni nostri evolvendosi di pari passo con la società circostante.
Società in cui Joker è stato reietto ma anche gangster. Personaggio politico e “genio criminale”. Ripercorriamo insieme i tratti salienti di uno dei villain più amati di sempre.
1) Non possiamo non citare Cesar Romero all’interno di questa lista. L’attore di origine cubana fu il primo interprete in assoluto del personaggio, sia al cinema che in televisione, nel 1966
Romero ha interpretato questo ruolo per ben 22 volte, contando sia il film che la serie Batman, trasmessa dalla ABC dal ’66 al ’68. Il Joker di Romero era molto diverso rispetto al prototipo del personaggio che ora conosciamo (qui vi abbiamo raccontato la vera genesi del profilo di Joker). A quei tempi non si prestava abbastanza attenzione allo sviluppo psicologico di characters così complessi, ciò che importava maggiormente era la messinscena. Il Joker del 1966 era una sagoma più che un feroce criminale, un gangster bizzarro totalmente privo di profondità psicologica.
A livello d’immaginario, tuttavia, Cesar Romero ha fatto scuola a tanti, per via del suo look colorato e teatrale: l’inconfondibile trucco da clown, con il bianco accentuato per coprire i baffi a cui l’attore non intendeva rinunciare, il completo color porpora accesso e le tonalità del verde che si stringevano la mano tra il fluo dei capelli e l’elettrico della camicia. E poi quel sorriso, quell’espressione da maniaco che, poco più di vent’anni dopo, avrebbe ispirato il suo successore.
2) Jack Nicholson è il primo Joker memorabile, e incarna alla perfezione la mentalità di questo personaggio
Il Batman di Tim Burton (datato 1989), non poteva che essere caratterizzato da uno spirito pittoresco, bizzarro. Non si tratta solo della scenografia da cartoon e dei costumi variopinti, ma soprattutto della personalità del Joker di Jack Nicholson. Anch’egli divisivo per i fan del fumetto, ma perfettamente centrato con la visione di Tim Burton (qui la classifica dei suoi migliori film), tanto che per tutta la durata del film sembra essere lui l’assoluto protagonista. Il Joker di Nicholson ride di gusto, si diverte a seminare il caos e non si cura minimamente delle conseguenze. Non è uno scacchista né uno stratega, ha molti punti deboli ma di questi se ne infischia altamente, cimentandosi in un’interpretazione ai limiti del grottesco.
È lui a dirigere le danze nel pallido plenilunio, prendendo in mano la scena e facendola sua, ribellandosi alle imposizioni del cattivo scontato e perdente. Batman di Tim Burton è un one man show: Nicholson balla, gioca e intrattiene, fiero dei suoi abiti colorati, più clowneschi, in tendenza con le tipiche tonalità del personaggio. Ma non per questo il suo ruolo da gangster viene meno, anzi. Sorriso vistoso e violenta risata non impediscono al suo spirito da mafioso anni Ottanta di emergere, creando un interessantissimo cortocircuito che impedisce allo spettatore di volergli male. Anche impegnandosi.
3) Heath Ledger ha dato l’anima per questo personaggio, che rappresenta la sua eredità terrena. Il cavaliere oscuro ci ha regalato una delle migliori interpretazioni di tutti i tempi
Un’interpretazione iconica, leggendaria, diventata inevitabilmente uno scomodo metro di paragone per il personaggio di Joker al cinema. Grazie al suo ruolo ne Il cavaliere oscuro di Christopher Nolan, il compianto Heath Ledger (qui una classifica delle sue migliori interpretazioni) ha vinto un premio Oscar postumo, per via della sua prematura scomparsa. Il Joker di Heath Ledger è speciale per tanti motivi: per quanto si discosti parecchio dalle caratteristiche del personaggio dei fumetti, il lavoro svolto sulla sua psicologia continua a far scuola al giorno d’oggi. Christopher Nolan, per l’occasione, volle puntare su un Joker atipico, meno appariscente visivamente, più incisivo in termini di follia.
Heath Ledger riuscì a fare suo il personaggio, complice una preparazione mentale accurata, quasi maniacale. Il Joker dell’attore australiano doveva differenziarsi stilisticamente dal suo predecessore, e per far ciò si attinse dall’immaginario punk: l’obiettivo era quello di proporre una rilettura di Joker in chiave moderna, decadentista e pessimistica.
Il Joker di Heath Ledger è il risultato dello studio approfondito di fenomeni culturali strettamente legati al postmodernismo.
Dal punto di vista estetico il focus è simile: il vestiario del personaggio riprende i colori originali, proponendoli con tonalità più spente e fredde. Stesso discorso vale per il trucco: il volto di Ledger non è più una maschera perfetta e impostata, presenta più sbavature, così come il colore dei capelli e la stessa pettinatura. Il Joker di Ledger è a tutti gli effetti la rappresentazione del caos in persona, sia nell’apparenza che nella sostanza. Definirlo un “cattivo moderno” sarebbe alquanto sminuente: Nolan voleva contrapporre al suo Batman il diavolo in persona, un personaggio attraente ma al contempo disturbato. L’interpretazione dell’attore australiano fu talmente magnetica da far passare in secondo piano qualunque altro aspetto del film, regalando al grande pubblico uno dei personaggi più complessi e straordinari della storia del cinema.
4) Tra tutti i Joker, quello interpretato da Jared Leto in Suicide Squad è stato uno dei più controversi in assoluto
L’interpretazione di Jared Leto nel film diretto da David Ayer è sicuramente la versione della nemesi di Batman più lontana dall’originale. Il problema di fondo che ha inevitabilmente danneggiato l’immagine dello stesso personaggio è la trama del film, ampiamente criticata per una regia debole e una scrittura piuttosto confusa. La volontà di Ayer era quella di proporre una versione di Joker moderna, alternativa rispetto a quanto visto fino a quel momento al cinema. Il Joker di Jared Leto è un gangster ribelle, pieno di tatuaggi e vistosi gioielli che fanno da contorno a una personalità spumeggiante e imprevedibile.
Suicide Squad, dal canto suo, è un film corale, e questo aspetto ha pesato non poco sulla resa del personaggio, che a differenza dei precedenti film risulta essere meno determinante ai fini della trama. Per il Joker di Leto si è puntato molto di più sulla forma che sulla sostanza. Come il suo predecessore Heath Ledger ride poco, talvolta allegoricamente portandosi la mano tatuata alla bocca, ma essendo un personaggio ben più vistoso esteticamente, ci si aspettava una maggiore esplosività, un coinvolgimento psicologico che non è arrivato al pubblico. Tuttavia, nella messinscena si raggiunge comunque l’obiettivo di proporre un Joker inedito, figlio del caos urbano moderno.
5) L’ultimo ma non per importanza è il Joker di Todd Phillips: un film di straordinaria bellezza capace di far emergere il cuore di questo personaggio
Joaquin Phoenix (qui trovi una classifica delle sue migliori interpretazioni) non lo abbiamo di certo scoperto con questo film, ma la sua interpretazione è stata talmente passionale da rendere epica l’intera performance. Ma perché parliamo di cuore, dopo aver presentato anima e mentalità di Joker? Perché nel film di Phillips, per la prima volta, la scena è tutta per lui. Arthur Fleck è il protagonista di uno spettacolo surreale incentrato sulla sua stessa esistenza.
Fleck non è il Joker delle origini, non ha legami con la realtà di questo personaggio ma ne incarna più che mai i sentimenti. Phoenix aveva l’arduo compito di succedere a Heath Ledger, per di più in un film totalmente incentrato su di lui, a differenza di Leto in Suicide Squad. Per la preparazione alla parte (altro premio Oscar), l’attore ha lavorato molto sull’aspetto fisico: il decadentismo di Fleck è visibile a occhio nudo tra i segni di un corpo sciupato, straziato dalla violenza.
La violenza ha un ruolo centrale all’interno del film. Arthur Fleck è l’uomo più docile e ingenuo al mondo, ma l’individualismo della società in cui vive lo trasforma nel più folle dei criminali di Gotham City.
Il Joker di Phoenix è forse il più atipico di tutti, ma fa delle sue diversità e della sua solitudine il proprio punto di forza. Non solo nell’apparire, ma anche nel modo in cui si atteggia: Arthur Fleck è tutto fuorché spavaldo, non è lui a essere cattivo ma la società a etichettarlo in tal modo.
In un mondo alla continua ricerca del capro espiatorio più debole, Arthur Fleck si ribella e si prende con la forza la propria libertà. Lo fa non curandosi delle conseguenze delle sue gesta. Le scene finali di Joker di Phillips sono pura storia del cinema. Queste raccontano la contagiosità dell’arte e lo stretto rapporto che questa ha con il caos, incarnato da uno dei Joker più funzionali della storia. Quello che vivrà ancora in un secondo capitolo della saga.