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Scream continua ad avere successo rimanendo sempre la parodia di se stesso

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Negli ultimi anni stiamo assistendo con sempre più frequenza a tutta una serie di revival di franchise più o meno fortunati, un tentativo soprattutto da parte del mondo del cinema, ma anche in parte da quello delle serie tv, di provare a puntare su cavalli sicuri, per così dire, per ottenere grandi successi e mettere alle spalle tutte le difficoltà degli ultimi anni. Si parla spesso della presunta mancanza di idee a Hollywood in correlazione a questo tema, della stanchezza che questo estremo sfruttamento dei franchise lascia trapelare, ma in realtà a ben vedere non è sempre così e a dimostrazione del contrario c’è uno dei film più interessanti di questi primi mesi del 2023, il sesto capitolo di Scream, che in collaborazione col precedente film rilasciato lo scorso anno ha definitivamente consacrato la saga, portandole al contempo una ventata d’aria fresca.

Il franchise creato dal genio di Wes Craven ha una storia lunghissima: il primo Scream risale al 1996 e col tempo è divenuto una pellicola di culto, complice anche la parodia operata dal primo Scary Movie, che s’interfaccia a filo stretto col film che a sua volta mette in scena una raffinata parodia del genere slasher. Da lì la saga si è espansa, con i due successivi capitoli usciti tra il 1997 e il 2000, un quarto nel 2011 e infine il quinto e il sesto nel 2022 e nel 2023, due film capaci di dare nuova linfa a un franchise recuperato e rinvigorito dalla nuova ondata di adattamenti e opere derivate che sta caratterizzando Hollywood, mostrando la bontà di questa tendenza dominante quando portata avanti con cura.

Il quinto e il sesto capitolo di Scream hanno reso la saga di Wes Craven uno dei franchise horror più longevi che ci siano. Allo stesso tempo, hanno rinnovato la straordinaria carica che la serie di film ha sempre avuto, mantenendo costantemente la sua cifra caratteristica: la parodia. Guardando alla storia di Scream, possiamo ben dire che non è vero che a Hollywood non ci sono idee, ma sostanzialmente spesso manca il coraggio di osare e di portarle in fondo. Scream invece non ha mai avuto paura di alzare sempre più il tiro della propria parodia e ciò ha rappresentato il segreto del suo successo.

Scream è un franchise unico

Il cinema horror è ricco di lunghi e sfaccettati franchise, spesso nati da un film cult e poi portati avanti all’inverosimile, tra sequel, prequel, remake e via dicendo. Non fa eccezione Scream, che complessivamente intreccia in maniera sempre più contorta la sua trama, ma senza mai perdere la bussola. Il franchise di Wes Craven è uno dei pochi, nel genere horror, a non aver mai – o quasi mai – perso la propria carica. Anche le più fortunate saghe horror, da Venerdì 13 ad Halloween e via dicendo, hanno accusato momenti di profonda stanchezza, andando incontro a reboot che rinvigorissero la narrazione o a scelte di totale rottura col passato per provare a invertire una rotta non convincente.

Questo scenario, invece, non si è mai verificato con Scream, che ha vissuto un momento di leggera flessione solo col quarto capitolo, probabilmente inferiore agli altri ma di certo non disastroso, ma complessivamente è sempre rimasto sui suoi livelli, decisamente alti, e lo ha fatto senza mai snaturarsi o reinventarsi. Guardando Scream 6, si respirano ancora a pieno le atmosfere del primo leggendario capitolo e che il tempo sia passato si nota solo dall’invecchiamento di alcuni personaggi originari e dall’apparato tecnico, chiaramente evoluto negli ultimi film. Per il resto, non sembrano esserci quasi 30 anni tra il primo e l’ultimo capitolo di Scream e questo è uno scenario che si vede davvero in pochissime saghe horror, se non in nessuna.

Scream 6 (640×340)

Il coraggio di rimanere se stessi

Il grande segreto della longevità e della fortuna di Scream è proprio questa capacità di non snaturarsi e di rimanere sempre se stesso, trovando un modo sempre nuovo e più azzardato di proseguire per la propria strada. Il primo capitolo della saga è diventato un cult e ha avuto una risonanza enorme proprio per la sua capacità di essere al contempo racconto e parodia di esso. Pu non avendo un apparato ironico e parodistico ufficiale, Scream non ha mai nascosto la propria satira sugli schemi tradizionali che regolano il genere horror, in particolare lo slasher, esponendola anche direttamente in più di un’occasione e protraendola poi nei capitoli successivi, mantenendo un chiaro apparato esplicativo volto a sottolineare questo intento.

A partire dal secondo capitolo, Scream ha portato avanti una satira di se stesso proprio all’interno dei film, con l’ideazione della saga di Stab, i film tratti dagli omicidi di Woodsboro e dal dramma di Sidney Prescott, che nella finzione narrativa rappresentano la realtà. Con questo stratagemma, il franchise ha iniziato a parodizzare con forza se stesso, creando una sorta di matrioska concettuale mostrando la realizzazione di film tratti da veri omicidi mentre intorno si consumano ancora altri omicidi, sempre legati a quella storia principale e addirittura alimentati dal mito cinematografico. Una parodia della realtà all’interno di una parodia della realtà, in un delicato e geniale gioco di specchi.

Si crea nei vari capitoli di Scream una corsa alla parodizzazione sempre più estrema, perché dalla ridicolizzazione delle dinamiche dei film slasher del primo capitolo si passa alla parodia delle regole dei sequel, dei midquel, dei reboot e via dicendo, mettendole in scena e ridicolizzandole allo stesso tempo, alzando sempre di più il livello della parodia, che però non si fa mai esplicita, alla Scary Movie per intenderci, ma rimane sempre sul quel sottile filo che regola l’equilibrio tra la satira e il racconto.

Mantenendo costantemente questo delicato equilibrio, Scream riesce a non calare di qualità, e ce la fa solo alzando il livello della parodia, perché come in ogni franchise horror che si rispetti, andando avanti la trama diventa sempre più complessa e di pari passo lo diventa anche la parodia, che non manca mai di coraggio e colpisce sempre nel segno. Scream 6 è la definitiva dimostrazione di questo schema.

Scream 6 e la consacrazione del franchise

Il quinto e il sesto capitolo di Scream hanno, dunque, sancito la definitiva ascesa della saga, tornata agli albori dei primi tre capitoli. Non si tratta di un semplice rimpasto di idee, ma di un lavoro portato avanti alla perfezione: non si è andati avanti solo per sfruttare il franchise di Scream, come avviene di frequente per molti altri prodotti, ma si è lavorato per far evolvere tutto il contesto, il che è ben diverso. Scream 6, dopo il grande successo del 5, ha consacrato definitivamente la saga, rendendola una delle più riuscite serie horror di tutti i tempi, con ancora evidenti margini di sviluppo.

Oltre che consacrare il proprio franchise, Scream 6 ha anche dato un’importante dimostrazione su quel dibattito sulla mancanza di idee che sta colpendo Hollywood introdotto in apertura. Puntare sui cosiddetti cavalli sicuri non è di per sé una mancanza di coraggio, ma dipende dal modo in cui lo si fa. Portare avanti dei franchise solo per sfruttare la loro aura denota una certa stanchezza, ma farlo perché si hanno ancora storie da raccontare ed elementi da approfondire, al contrario, denota intelligenza. Anche nei grandi franchise si nascono molte idee, basta svilupparle con coraggio.