ATTENZIONE: l’articolo contiene spoiler sulla serie di Paramount+ Circeo
Per il suo esordio in Italia, datato settembre 2022, Paramount+ ha scelto come serie di lancio Circeo, un racconto delicato e ambizioso, che con placido rigore si è ritagliato un posto di rilievo nella produzione italiana degli ultimi anni. Il passaggio in Rai, poi, nel novembre 2023, accompagnato da una triste attualità a fare da cassa di risonanza, ha riacceso i riflettori sulla serie tv, valorizzando Circeo in ogni suo aspetto come racconto esemplare. La produzione firmata Paramount+, come si evince molto facilmente dal titolo, è incentrata sul tristemente noto massacro del Circeo e racconta non tanto le vicende di quella tragica notte, ma soprattutto il processo ai carnefici di Rosaria e Donatella, le due ragazze seviziate in quella villa, e l’importanza che questo passaggio storico ha rappresentato nella lotta per i diritti delle donne.
Circeo ha scelto di raccontare una storia molto difficile, e lo ha fatto nel migliore dei modi, e soprattutto in questo momento è importante sottolineare come ci sia bisogno della delicatezza, ma anche della decisione, che Paramount+ ha messo in campo per raccontare una vicenda del genere e soprattutto analizzare le implicazioni e tutte le sfaccettature. Circeo ha dimostrato che l’unico modo per raccontare una storia difficile è farlo molto bene, lavorando su ogni dettaglio e raggiungendo un equilibrio che, data la materia affrontata, non era semplicissimo ottenere e preservare. E abbiamo estremo bisogno di lavori del genere.
Il duplice contesto di Circeo
Per entrare nel merito della narrazione messa in atto da Circeo, è importante capire le premesse alla base del racconto. La serie tv di Paramount+ si è trovata davanti a una storia molto difficile da narrare sotto due punti di vista: il primo chiaramente, è quello più immediato, ed è la narrazione del vero e proprio massacro del Circeo, uno dei più efferati e sconvolgenti casi di cronaca del Novecento italiano. L’altro, più di riflesso, è il processo che ha seguito questa tragedia e soprattutto la risonanza che questo procedimento ha avuto quale tappa fondamentale nella battaglia per i diritti delle donne. Coordinare questi due elementi, raccontarli con sensibilità ed efficacia, non era affatto semplice. Il percorso presentava parecchi ostacoli: il rischio di scivolare nella banalità o nel sensazionalismo, di edulcorare troppo la storia a fini narrativi, di mettere in luce alcuni aspetti e ignorarne altri. Circeo, invece, ha saputo superare tutti questi ostacoli, scegliendo una strada e seguendola fino in fondo, con convinzione e dedizione.
Il punto focale della serie di Paramount+ è stato quello di illustrare l’importanza che ha avuto il processo a Gianni Guido, Angelo Izzo e Andrea Ghira, rendendo però al contempo giustizia a Rosaria e Donatella, che non scivolano mai in secondo piano in questa narrazione. Il processo che ha seguito il massacro del Circeo ha scosso profondamente l’opinione pubblica, portando in auge il tema della violenza sulle donne, razionalizzando l’uso del termine “stupro” e illustrando, finalmente, l’enorme gravità di quei fatti e di tutti quelli che negli anni sono stati insabbiati, negati, snobbati. Al tempo, infatti, c’era pochissima coscienza sull’argomento, basti pensare che fino al 1968 era ancora in vigore il reato di adulterio e che il delitto d’onore, entro cui cadevano anche i casi di femminicidio, sarebbe stato abrogato solo nel 1981.
Il processo ai mostri del Circeo è stato, dunque, fondamentale nello scuotere l’opinione pubblica, nello sbattere in faccia a un paese intero un dramma che non si poteva più ignorare e la serie tv preme molto su questo elemento, sul presentare la vicenda come una tappa fondamentale per le conquiste future. Questo, dunque, è il contesto entro cui si muove Circeo: da una parte una tragedia incommensurabile, dall’altra una lotta epocale, ma intrecciare i fili di queste due narrazioni, lontane come toni e atmosfere, non era affatto semplice.
La narrazione di Circeo
Alla luce di questo contesto a dir poco impegnativo, Circeo ha deciso di fare una scelta narrativa molto decisa. I tragici eventi, arcinoti al grande pubblico, sono stati posti come antefatto, conferendogli poca tensione narrativa e relegandoli alla prima puntata. Questa scelta da una parte favorisce l’analisi del processo conseguente, vero e proprio focus della serie, dall’altra lascia poco spazio al sensazionalismo della tragedia, posta solo come leitmotiv e non come oggetto del racconto. Da qui, poi, Circeo passa a raccontare l’incedere della giustizia, soffermandosi sugli aspetti più complessi del racconto: l’apporto del movimento femminista, l’importanza del processo e specialmente il dissidio interiore di Donatella nel vivere tutto ciò che è successo dopo quell’incubo al Circeo.
Donatella Colasanti, infatti, è la sopravvissuta del massacro, a differenza della sua amica Rosaria Lopez, uccisa invece dai suoi carnefici. Su di lei, dunque, s’incentra l’attenzione, perché la ragazza, che al tempo aveva appena 17 anni, si è trovata scaraventata in una dimensione decisamente troppo ampia, dilaniata tra la sua condizione di vittima e il suo ruolo di protagonista della storia. L’analisi del dissidio interiore di Donatella è, di per sé, uno dei massimo esempi della complessità di questo racconto e della difficoltà di equilibrare le due matrici di cui abbiamo parlato per delineare il contesto. La tragedia da una parte, il divenire storico dall’altra: Donatella si trova completamente in mezzo ed esprime al meglio la duplicità di questa situazione, tra la voglia di mettere alle spalle tutto ciò che è successo e l’obbligo morale di battersi affinché nessun’altra donna dovesse subire in futuro mostruosità del genere.
Tornando al racconto nella sua totalità, dunque, Circeo premia l’analisi storica del processo a discapito del fatto di cronaca e questa è una scelta vincente, perché l’interesse della vicenda sta tutta qui. Circeo sottolinea con il dovuto rispetto un momento storico, non trascurando mai la tragedia e omaggiando Rosaria e Donatella, mai relegate a un ruolo di secondo piano o di mero escamotage narrativo. Non ignorando il dramma, la serie di Paramount+ ha comunque la forza per affrontare con decisione l’evoluzione storica di quello stesso dramma, riuscendo a ottenere e mantenere un flebile ma cruciale equilibrio con l’illustrazione delle implicazioni storiche. In questo modo, la serie tv con Greta Scarano riesce a fotografare al meglio l’importanza del processo che ha seguito il massacro del Circeo, senza edulcorare alcun aspetto, senza soffermarsi in sentimentalismi e sensazionalismi, ma semplicemente raccontando bene, benissimo, una storia estremamente difficile.
I dettagli vincenti
Nel pratico, il segreto della riuscita di questa delicata operazione messa in piedi da Circeo sta nei dettagli. C’è un’attenzione importante a ogni singolo elemento e questa cura ha permesso di raggiungere l’equilibrio di cui parlavamo, facendo convivere, ad esempio, il dramma di Donatella con la lotta convinta di Tina Lagostena Bassi e del movimento femminista. Tutte le parti in causa sono state accomunate dalla consapevolezza di essere davanti a un momento storico e la sintesi dei diversi movimenti in atto nel processo è rappresentata dal personaggio di Teresa Capogrossi, interpretata da una sontuosa Greta Scarano. Questo personaggio è stato inventato appositamente per la serie ed è decisivo, perché sintetizza perfettamente il dualismo che c’è tra la contingenza del dramma, incarnata dalla sofferenza d Donatella, e l’universalità della sua portata, racchiusa nel processo. Il dolore di Donatella diventa quello di tutte le donne, ma rimane anche quello personale della ragazza, e Teresa è colei che accoglie il dramma della sua assistita per renderlo generale e propedeutico a una svolta. Nel racconto si sottolinea moltissimo l’esigenza di spingere su questo processo per ottenere finalmente diritti fondamentali che si chiedono da tempo, ma anche le difficoltà che questa lotta genera, vista la sofferenza di Donatella e il ruolo a cui è destinata da questo processo. E proprio tra queste matrici si genera il flebile equilibrio di cui palavamo, così decisivo per la resa di tutta la storia.
Questa cura è stata messa anche nella scrittura, supportata da un cast davvero importante, capace di incarnare al meglio i personaggi protagonisti del racconto. Gli elementi tecnici fanno da prezioso supporto a un impianto narrativo curato in ogni minimo dettaglio, capace di raccontare, con solennità, rispetto, efficacia, una storia complessa, un momento storico tanto straziante quanto significativo. C’è un bisogno estremo, oggi, di storie come Circeo, il mondo esterno ce lo comunica quotidianamente nel modo più duro possibile, e quando queste arrivano non si può far altro che valorizzarle e veicolarle, perché davvero, c’è tanto bisogno di risvegliare una coscienza che non può più rimanere sopita.