ATTENZIONE: L’ARTICOLO CONTIENE SPOILER SU CLARK
Clark, la miniserie svedese presente nel catalogo Netflix, è una biografia, un racconto sopra le righe del ladro più conosciuto di Svezia. Nel corso dei sei episodi di cui è composta la serie, vediamo Bill Skarsgård nei panni del protagonista, un personaggio complesso e stratificato. Se da un lato infatti Clark è sicuramente avventato, provocatorio e ribelle, dall’altro sembra essere anche saggio e persino razionale.
Oltre all’interpretazione vivace e canzonatoria di Bill, la regia e il montaggio creativo e a tratti veloce risultano efficaci nel mostrare allo spettatore la vera essenza di questo personaggio: l’eccesso e l’anticonformismo. La sua intera vita è trascorsa perennemente sul filo del rasoio, facendo sempre il contrario di tutto, senza compromessi e senza regole, in una continua ricerca della libertà fisica, fuori dalle prigioni; ma soprattutto mentale.
Insomma, Clark è carismatico e divertente, come capirete bene leggendo le sue 10 migliori citazioni.
1) ”Se non posso dare il meglio di me, allora darò il peggio”
Ogni episodio della miniserie inizia con una citazione del protagonista in lingua svedese. Spesso è poi lo stesso Clark a parlare come voce narrante, raccontando le sue avventure a noi spettatori, oppure a parlare con sé stesso tramite monologhi interiori e pensieri. Nato in Svezia in una famiglia povera e nella quale i genitori litigano spesso, Clark inizia a compiere i suoi primi furti quando è ancora un bambino. All’inizio sono oggetti piccoli, come una bicicletta, ma in seguito diventano rapine via via sempre più serie, con tanto di armi e fughe spericolate. Inoltre il padre è un alcolista che bullizza e maltratta Clark senza nessuna pietà.
In questa introduzione al primo episodio viene anche mostrata l’ossessione di Clark per il genere femminile, e il fascino irresistibile che riesce a esercitare sulle donne di qualsiasi età. Sarà innamorato tutta la vita, Clark, ma di un amore decisamente instabile e unilaterale. Proprio il destino di essere capitato in un contesto famigliare e sociale piuttosto precario, porterà il protagonista a pronunciare questa frase, fatta di ironia e di verità: due elementi fondamentali della sua personalità.
2) ”Un giorno potrai dire a tutti che avevi Clark Oloffson a tiro ma lo hai mancato”
È un Clark minorenne e non ancora famoso quello che pronuncia queste parole. Ma è la situazione e soprattutto il personaggio a cui sono rivolte a essere incredibilmente insolite: di fronte a lui c’è infatti il primo ministro svedese di quei tempi, Tage Erlander, armato di fucile che tiene puntato verso il ragazzo. Clark ha le mani alzate, è tranquillo, beffardo e per nulla spaventato. Un atteggiamento che, come vedremo, si ripeterà spesso durante la sua storia.
Ma come ci è finito lì? Su decisione di Clark e senza un piano prestabilito, lui e alcuni amici avevano fatto incursione nella residenza estiva di una persona molto benestante, senza però sapere che il proprietario della villa in questione fosse proprio il primo ministro. I compagni di Clark riescono a scappare, mentre quest’ultimo corre fino a un pontile ma è costretto a fermarsi per non cadere in acqua. I due si ritrovano così faccia a faccia. E il politico svedese, ovviamente, ribatte che non conosce nessun Clark Oloffson e, spazientito, fa partire il colpo che però va a vuoto. Proprio come previsto!
3) ”La mia storia d’amore lunga una vita con…la libertà”
È il 1967 e Clark si trova in carcere, dove sta cercando una possibilità per evadere. E lo fa in un modo sorprendente. Poco tempo prima aveva conosciuto una ragazza ricca, innamoratissima di lui, con la quale aveva iniziato una relazione. Quest’ultima va a trovarlo in prigione e Clark ne approfitta per chiederle la mano. Così, con la scusa del matrimonio imminente, viene scarcerato temporaneamente ma…invece di adempiere alla sua promessa, va alle Canarie! Se tutti avevamo creduto per un attimo che fosse un romanticone…bè, ci sbagliavamo! L’unica storia d’amore che Clark conosce è infatti proprio quella con la libertà ed è la sua voce narrante a ricordarcelo.
Sull’isola spagnola lo vediamo quindi divertirsi tra bagni in piscina e cocktails, cimentandosi perfino in un flamenco improvvisato con una ragazza spagnola conosciuta sul posto. Ma la pacchia per lui finisce ben presto: viene infatti intercettato dal commissario svedese che gli dà la caccia da una vita: Tommy Lindström. I due saranno sempre un po’ come i mitici Lupin e l’ispettore Zenigata ma questa volta Clark viene catturato e rinchiuso in un carcere di massima sicurezza svedese. Niente libertà, almeno fino alla prossima evasione.
4) ”Questa è la vita. Le cose a volte sono diverse da come appaiono”
Durante la sua detenzione in carcere conosce Maria, un’attivista e attrice teatrale. La ragazza è così ingenua che parlando con Clark durante i loro incontri in prigione, gli suggerisce delle idee per poter tornare in libertà, passando addirittura per una specie di eroe. Anche in questo caso la situazione è abbastanza comica, perché vediamo Clark impegnato in una lotta a colpi di interviste con tanto di sciopero della fame, per convincere gli altri detenuti a ribellarsi alle condizioni di vita delle carceri svedesi (condizioni del tutto umane già a quei tempi, se paragonate a quelle di altre nazioni). Ma ancora una volta Clark riesce a sorprenderci e a farla franca.
Mentre è a colloquio con la madre lo vediamo infatti mangiare spudoratamente degli spuntini che lei gli aveva preparato, senza provare alcun senso di colpa nei confronti dei suoi compagni di prigione in sciopero. Ed è sempre alla madre che rivolge queste parole. Clark sente di non doversi vergognare di nulla, di non dover rendere conto a nessuno, perché ormai è diventato famosissimo, finendo ancora una volta su tutti i principali quotidiani svedesi. È inarrestabile. Così tanto che la polizia, esasperata, lo trasferisce in un centro di recupero molto meno restrittivo, dal quale – indovinate un po’ – riesce a fuggire senza alcun problema.
5) ”Anche quando la vita va alla grande bisogna essere preparati alle delusioni”
La sua fuga insieme a Maria ha come destinazione Beirut, dove inizia un commercio illegale di arance, all’interno delle quali nasconde la droga. Ma Clark è irrequieto, non sta mai fermo. Non riesce a rimanere per un lungo periodo nello stesso posto. Decide quindi di tornare in Svezia ed è qui che assistiamo a una delle sequenze più divertenti di tutta la serie. Clark si reca in una banca per rapinarla, fingendo di avere una pistola nella tasca della giaccia, dove in realtà ha riposto una bottiglia di vetro vuota. Tra i clienti in fila allo sportello conosce Ingela. Come al solito il colpo di fulmine è reciproco, quindi nelle ore successive alla rapina i due escono insieme e vanno a ballare. Tutto come se niente fosse accaduto!
La pista da ballo è geometrica e colorata, avvolta dalle luci strobo. Clark si cimenta in una coreografia insieme a Ingela e agli altri ragazzi della discoteca. La scena è molto 70’s e l’omaggio al film La febbre del sabato sera è chiaro. Ma non sempre le cose vanno secondo i piani di Clark. La polizia riesce a scovarlo mentre è appartato in una sauna con Ingela e lo riporta in carcere con una condanna di sei anni per reati di vario genere. Ecco perché Clark ripeterà più volte a sé stesso questa citazione durante l’episodio. Per lui insomma andava tutto alla grande, ma…
6) ”Volevo solo un po’ di affetto e giocare a un gioco da tavolo ”
Clark è in prigione. È ormai diventato un personaggio pubblico, famoso e conosciuto da tutti, detenuti compresi, perciò non sempre all’interno delle carceri è ben accetto. Anzi, quasi sempre viene escluso dagli altri, anche perché molto spesso viene messo nella cella d’isolamento. Durante l’ora d’aria di solito Clark guarda la televisione nella sala comune, oppure legge, ma questa volta vorrebbe unirsi a un gruppo di carcerati che sta giocando a un gioco di società. I quattro uomini però lo respingono, non lo vogliono tra loro, quindi Clark si immagina, in un vero e proprio viaggio mentale, ciò che vorrebbe fare per punirli.
L’intera sequenza è resa tramite l’espediente del fumetto ed è splatter. Clark e gli altri personaggi diventano disegni in bianco e nero all’interno delle vignette, dove l’unico elemento colorato è rappresentato dal sangue. Clark immagina una rissa dove lui riesce ad avere la meglio, pronunciando le parole della citazione. Ma come si può pensare di fare del male a delle persone e allo stesso tempo volere il loro affetto? Tornando alla realtà vediamo Clark seduto mentre legge per davvero un fumetto. Una rappresentazione nella rappresentazione. Un tocco artistico veramente bello e che si sposa perfettamente con l’eccentricità e il chiaro-scuro di Clark.
7) ”Per il mondo sono l’uomo della Sindrome di Stoccolma. Ma doveva chiamarsi Sindrome di Clark Olofsson”
Il 23 agosto del 1973 viene ricordato ancora oggi come il giorno della rapina alla banca di Norrmalmstorg a Stoccolma, non solo perché furono prese in ostaggio alcune persone per sei giorni interi, ma anche per le dinamiche che nacquero durante quelle ore e per ciò che fece Clark. Quest’ultimo infatti si trovava in carcere quando venne chiamato in causa dalla polizia svedese e dallo stesso primo ministro, Olof Palme, per cercare di risolvere la situazione all’interno della banca. Infatti il vero colpevole coinvolto nella rapina era un tale Janne Olsson, uno psicopatico con manie di grandezza che adorava Clark come una divinità e che voleva provare a imitarlo.
Clark venne quindi portato sul posto dalla polizia, ma il suo comportamento da quel momento in poi fu qualcosa di mai visto prima. Inizialmente fece portare da mangiare per sé e per gli ostaggi, poi si mise addirittura a ballare con loro e con una delle donne in particolare. Le vittime svilupparono così una sorta di legame affettivo con Clark, si sentirono protette, si fidarono di lui più che della polizia. Tutto il mondo assistette alla nascita della Sindrome di Stoccolma, o Sindrome di Clark Olofsson, come venne soprannominata da lui stesso durante un suo tipico eccesso di egocentrismo.
8) ”Fuggire dal carcere è un diritto dell’uomo. Anzi, un dovere”
Due anni dopo le vicende accadute nella capitale svedese, Clark è ancora in prigione. È di nuovo fidanzato con Maria (ve la ricordate? La ragazza che fa l’attrice e con la quale era fuggito a Beirut). Questa volta è la madre di quest’ultima a essere il mezzo ideale per Clark per evadere dal carcere e, anche questa volta, gli avvenimenti sono incredibili e stravaganti. La mamma infatti sta organizzando uno spettacolo teatrale e chiede il permesso alla polizia di far partecipare Clark come attore. L’autorizzazione viene concessa, quindi il nostro eroe viene scarcerato per alcune ore…tempo sufficiente per convincere Maria a scappare insieme a lui, seducendola con un discorso fatto di promesse e parole dolci. Non è mai chiaro se per la ragazza provi effettivamente un briciolo di amore, seppur velato e contorto, oppure no.
Questa citazione viene detta mentre i due sono in fuga verso la Danimarca con un Clark vestito ancora da attore teatrale (Che Guevara con il sigaro in bocca). Dal suo punto di vista non è un reato evadere, né rubare, né trasgredire le regole ma, anzi, è un dovere e un modo per celebrare la libertà in tutte le sue forme. Libertà che per lui sarà sempre più importante di qualsiasi altra cosa.
9) ”Quale rivoluzione può essere più importante di noi stessi?”
Arrivati in Danimarca nel quartiere filo-anarchico di Cristiania, Maria, Clark e un amico di quest’ultimo vengono coinvolti nelle proteste e nella vita “rivoluzionaria” delle persone che vivono lì. A Clark viene assegnato immediatamente il compito di guidare il gruppo verso la “rivoluzione”, procurandosi dei soldi tramite l’ennesima rapina ma in una banca danese. Clark decide però di tenersi la maggior parte della somma rubata, mentendo alla comunità di Cristiania, ma viene scoperto, quindi fugge nuovamente insieme al suo amico. In realtà la scelta di Clark di andare via non viene dettata solo dall’avidità, ma anche dall’aver compreso l’ipocrisia degli abitanti di Cristiania, indignati per le ingiustizie del mondo dal loro protetto e pacifico quartiere. Un controsenso.
Ecco perché Clark dirà, rivolto a Maria, di non voler salvare nessuno né fare alcuna rivoluzione, perché quella più importante è sempre quella che avviene all’interno di noi stessi. Scappa così in Spagna insieme all’amico e complice, dove comprerà una barca a vela e navigherà per oltre tre mesi nel Mediterraneo e poi nell’Atlantico. L’ennesima sfida per un personaggio che, con tutti i suoi limiti, rivoluzionario lo è stato veramente.
10) ”C’è molto tempo per leggere quando si è dietro le sbarre. Probabilmente ho letto tutti i libri che esistono. E anche di più”
Clark è detenuto nel carcere di Kumla, dopo essersi fatto arrestare volontariamente per trovare il tempo per riflettere e pensare. Avendo alcune ore di permesso di uscita dalla prigione, decide di iscriversi a una scuola di giornalismo provando il test di ammissione, che passa a pieni voti. Ha letto così tanti libri, come dice lui stesso mentre è all’esame, che ha sviluppato un’eccellente capacità di scrivere, quindi si laurea, sempre con il massimo dei voti e in tempi minori rispetto ai normali tempi stabiliti dalla scuola. Ma in realtà il suo vero obiettivo è quello di poter passare più tempo fuori dalle sbarre, dato che il corso prevede un periodo di tirocinio.
Contemporaneamente una giornalista gli fa visita in carcere regolarmente, perché è intenzionata a scrivere un libro su di lui e sulla sua vita. Clark è ovviamente entusiasta, perché ancora una volta può essere al centro dell’attenzione. La giornalista però deciderà di non pubblicarlo. Ma Clark è Clark. Ha davvero bisogno di qualcuno che racconti la sua vita meglio di come potrebbe fare lui stesso?