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Cobra Kai 6 – Parte 3: La rivincita di Johnny Lawrence – La Recensione Finale

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ATTENZIONE: l’articolo contiene spoiler sulla terza parte di Cobra Kai 6!!

Colpisci prima. Colpisci forte. Senza pietà. Il motto del Cobra Kai, quello così osteggiato, così tradito, così vilipeso, così reinterpretato, è tornato a infiammare i tatami della Valley in Cobra Kai 6. Riconsegnato ai suoi eredi naturali, ripulito dalle contaminazioni più oltraggiose, l’antico simbolo del Cobra Kai è approdato dove segretamente ognuno di noi avrebbe voluto vederlo: sul tetto del mondo. Una conquista meritata, lenta e dannata, figlia di innumerevoli trasformazioni e cambi di rotta. Una rincorsa forsennata, che alla fine ha unito dalla stessa parte gli ultimi, i falliti, i perdenti. Tutti sulla stessa barca, tutti animati dalla stessa voglia di rivalsa.

Cobra Kai 6 non poteva concludersi senza riabilitare il nome del dojo sotto la cui insegna ha combattuto Johnny Lawrence.

E non poteva non chiudersi là dove tutto era iniziato, oltre trent’anni prima: nella valley, sul tatami della discordia, tra flashback, epifanie, ricordi e visioni strappate al passato. La serie sequel che è diventata un fenomeno mondiale ha avuto un percorso articolato. I primi episodi vennero trasmessi su YouTube, prima che Netflix decidesse di sposare il progetto. La prima stagione apparve nel 2018 e fu subito baciata dalla fortuna. L’idea di un sequel di The Karate Kid attizzò subito gli animi dei più nostalgici, incuriositi dal nuovo punto di vista offerto dalla serie.

Cobra Kai 6, la squadra del Miyagi-do
Credits: NETFLIX

Mentre i film sono focalizzati infatti sulla prospettiva di Daniel-san come protagonista positivo, la serie tv ha offerto l’opportunità di calarsi invece nei panni di Johnny Lawrence, l’avversario prepotente di Daniel, il personaggio finito al tappeto che incarnava l’arroganza e la spavalderia di John Kreese e del Cobra Kai. La serie ha completamente ribaltato questa prospettiva, cercando di dare spazio alla parabola di Johnny Lawrence e alla sua voglia di rivalsa. L’effetto nostalgia, unito ad una trama che – almeno all’inizio – ha saputo bilanciare vecchio e nuovo, passato e presente, ha decretato il successo dello show. Che infatti è arrivato alla sesta stagione. Netflix ha deciso di spezzettare il capitolo finale della serie in tre segmenti, tre tronconi usciti a diversi mesi di distanza l’uno dall’altro. Non sarebbe stato meglio distribuirli con cadenza settimanale? Con i cinque episodi dell’ultima parte, appena rilasciati da Netflix, si chiude definitivamente il percorso di Cobra Kai 6.

Ma come finisce la serie sequel di The Karate Kid?

La conclusione tracciata in questi ultimi episodi rende merito alla saga e chiude tutti i cerchi. Cobra Kai 6 è però uno show che ha conosciuto parecchi alti e bassi. Come capita sempre più spesso, Netflix sceglie di puntare su un progetto che si protrae a lungo nel tempo. La quantità non è però sempre amica della qualità e anche Cobra Kai, partita con i migliori presupposti, è stata penalizzata da questo tipo di politica. Andando avanti con le stagioni, è infatti venuta meno la prospettiva iniziale e la trama ha iniziato a girare in lungo e in largo perdendo il focus su Johnny e aggrovigliandosi su se stessa. Cobra Kai 6 è apparsa fiacca e ripetitiva. La sceneggiatura suonava come ridondante e vuota. Le storyline dei ragazzi hanno ruotato sempre intorno alle stesse problematiche. Cambiavano i personaggi, ma i ruoli entro cui si aggiravano erano sempre gli stessi.

Gli Iron Dragons in una scena di Cobra Kai 6
Credits: NETFLIX

Cadute, risalite, problemi di cuore, redenzione e ancora cadute e risalite e problemi di cuore e redenzione. In un circolo apparentemente senza fine. Quando credevamo di aver recuperato definitivamente un personaggio, un evento esterno, un’incomprensione o un trauma riportavano tutto al punto di partenza, in un processo che a un certo punto ha rischiato di diventare noioso. Cobra Kai 6 poi, incentrata sul Torneo internazionale del Sekai Taikai, si è spinta addirittura oltre, partorendo delle soluzioni narrative fin troppo ardite, come la morte di un partecipante al torneo o tutta la sottotrama sui segreti del maestro Miyagi. Per i fan più affezionati della saga, la parte finale di Cobra Kai 6 ha rischiato di essere una delusione colossale.

Invece gli episodi della terza parte hanno un po’ risistemato le cose.

Gli ultimi singhiozzi di Cobra Kai 6 hanno ricalibrato la rotta su Johnny Lawrence, che è stato il motore che ha dato vita a tutto. Quel senso di rivincita che si era un po’ perso nella parte centrale della serie è stato recuperato nel finale dello show. Sebbene alcune mosse siamo apparse un po’ sbrigative, il “ritorno alle origini” ha regalato un degno finale a Cobra Kai 6. La terza parte è ripartita da un cliffhanger traumatico: il torneo di Barcellona si era chiuso nella maniera più tragica possibile, con la morte di uno degli atleti del Cobra Kai. L’evento aveva ovviamente scosso tutti i protagonisti della serie, chi più e chi meno. I ragazzi sono stati costretti ad abbandonare di fretta e furia il torneo e, una volta tornati a Los Angeles, si sono focalizzati sulle proprie vite, ciascuno alle prese con scelte decisive sul proprio futuro.

Johnny Lawrence e Daniel Larusso si allenano sulla spiaggia
Credits: Elizabeth Perrin/Netflix

Johnny ha iniziato a calarsi nel ruolo di padre e Daniel è stato talmente traumatizzato dagli eventi di Barcellona da voler chiudere per sempre con il karate, con il Miyagy-do e con i bonsai. John Kreese ne ha ricavato probabilmente la sua lezione definitiva, non tanto per la morte del suo allievo prediletto quanto piuttosto per aver fatto pace con i suoi sentimenti nei confronti di Johnny, che finalmente ha abbracciato come “un punto di forza“ e non come una debolezza. Kim Da-Eun ha assunto la guida del suo dojo, assassinando suo nonno e chiudendo i conti col passato. Ma quello che non si è rassegnato alla fine del Sekai Taikai è stato soprattutto Terry Silver, a cui hanno diagnosticato una malattia terminale.

Naturalmente Cobra Kai 6 non avrebbe mai potuto lasciarci senza incoronare il dojo campione del mondo.

E infatti, dopo una sbrigativa opera di convincimento, tutti i sensei accettano di riportare i ragazzi sul tatami e di riprendere il Sekai Taikai da dove era stato interrotto. Ciò ha implicato il ritorno agli allenamenti, ai combattimenti, all’azione. Mentre prima però i personaggi sembravano tutti ansiosi di combattere per dare uno sfogo alla propria frustrazione, adesso c’è un senso di armonia che pare pervadere un po’ tutti, sia i ragazzi che i sensei. Per quanto duramente si sia allenato, Robby accetta con fin troppa filosofia il suo infortunio nel finale. Samantha rinuncia al duello con Tory perché non ha più nulla da dimostrare. Daniel accetta che il Miyagy-do si fermi a un passo dalla vetta perché la lezione più importante del maestro Miyagi si è compiuta: il karate non punta alla lotta, ma all’equilibrio con se stessi. E la maggior parte dei personaggi sembra aver raggiunto quell’equilibrio.

Tutti tranne lui. Tutti tranne Johnny Lawrence.

Johnny e Daniel in una delle ultime scene della serie
Credits: NETFLIX

Il personaggio di William Zabka non ha ancora fatto pace con i suoi squilibri interiori, almeno non del tutto. Johnny aveva ancora qualcosa da dire, un conto in sospeso da saldare. Perciò, le ultime puntate di Cobra Kai 6 si riallacciano alle prime e offrono a Johnny la sua rivincita. Johnny, Miguel e Tory hanno ancora una voglia matta di combattere. Sono i perdenti che avevano cercato nel karate un’occasione di rivalsa. Ed è bellissimo – e persino poetico – che, alla fine, quel risarcimento arrivi per tutti e tre. Il Cobra Kai si era trasformato in un simbolo totalmente negativo. Terry Silver e John Kreese ne avevano fatto un loro personale giocattolo, un’arma potente da utilizzare contro i nemici. E invece lo spirito di quel dojo ripristinato da Johnny era quello di dare ai perdenti un’occasione per essere veramente cazzu*i nella vita.

Perciò colpisci primo, colpisci forte, nessuna pietà. Il finale di Cobra Kai 6, al netto di tutti gli alti e bassi dello show, è stato in alcuni tratti persino emozionante. Se prendiamo questa serie e la trattiamo come un prodotto televisivo qualunque, non abbiamo veramente nulla di speciale da rilevare. Trame prevedibili, schemi ripetitivi e personaggi che hanno girato a vuoto per troppo tempo ne hanno caratterizzato la trama. Ma se prendiamo Cobra Kai e la riconsegniamo alla nostalgia degli anni Ottanta, al fascino del passato, alle emozioni che ci ha dato la saga cinematografica e a quello che noi sentivamo nel profondo del cuore calandoci nel mondo del karate del maestro Miyagi, di Daniel-san e Johnny, allora la magia è compiuta. È vero, sono troppe le cose che appaiono forzate, troppi i giri a vuoto, troppe le sottotrame che si sono rincorse stancamente, troppe le banalità e i mezzi passi falsi.

Eppure Cobra Kai ci piace lo stesso.

Perché tocca una corda che, più di ogni altra cosa, stuzzica il sentimento. Perché è la serie della rivincita, della rivalsa, del riscatto. È la serie delle seconde occasioni, dove anche gli sconfitti possono rialzarsi. E, in fondo, abbiamo ancora tanto bisogno di storie così.

Se il finale di Cobra Kai 6 non vi ha soddisfatto, date uno sguardo al finale ideale che avevamo immaginato noi.