Quando si parla di effetto nostalgia nelle serie tv si intende quella tendenza, particolarmente travolgente negli ultimi anni, di omaggiare o citare tutto ciò che è considerato un cult degli anni passati, che fossero film, canzoni, mode o gadget. Se consideriamo che autori e sceneggiatori di oggi è probabile abbiano vissuto la loro infanzia e adolescenza fra gli anni ’80 e ’90, è chiaro che soprattutto queste saranno le decadi a cui più spesso si farà riferimento. Cobra Kai o Stranger Things sono due esempi perfetti di questo di questo fenomeno.
Se consideriamo il diventare adulti come una presa di coscienza e responsabilità, un susseguirsi di impegni, esami, incombenze, non è difficile capire come risulti rassicurante ripensare ai bei tempi andati. La nostalgia è un sentimento un po’ malinconico, ma che non genera stress, anzi ci rilassa rivedere quello che ci appassionava quando la nostra vita era più facile. Ci piace rivedere come vivevamo bene prima, quando la preoccupazione più grande era arrivare a casa in tempo per i cartoni del pomeriggio. Come riusciamo ancora a ricordarci perfettamente suoni e odori della nostra passata quotidianità e come sia stranamente ancora vivida la sensazione di erba appiccicata alla pelle o il senso di libertà regalato dall’ultimo giorno di scuola.
Il pericolo però è che nel riportare tutto questo al’interno di una serie tv si risulti un po’ stucchevoli, si scada in un citazionismo un po’ fine a se stesso che non apporta niente alla trama. C’è il rischio di risultare superficiali se ci si limita a mostrare solo gli aspetti più frivoli di anni che, comunque, sono stati caratterizzati anche da tematiche complesse.
Ci sono state serie però che hanno sfruttato l’effetto nostalgia in maniera intelligente, riportandoci in storie e atmosfere già viste e conosciute, ma dandoci una seconda occasione per rubare a quegli anni ciò che c’era di buono. La già citata Cobra Kai ne è un perfetto esempio, ma non il solo.
1 Stranger Things
Stranger Things è la serie che viene ricordata quasi di più per l’effetto nostalgia che per la trama vera e propria. La costruzione della serie è un’evidente richiamo alle trame fantascientifiche degli anni ’80 dove in cambio di Alien avremo il Demogorgone. Le atmosfere piovose e le musiche ipnotiche ci riportano un po’ ai film horror di quegli anni, come La Cosa o Il Ritorno dei Morti Viventi. Evidenti anche i riferimenti alle opere di Stephen King, fatte di paure profonde e scantinati bui. Pensando ai protagonisti è impossibile non vengano in mente film cult come i Goonies o Stand By Me e persino i baffi di Hopper un po’ ci ricordano quelle di un altro mitico detective di quegli anni, Magnum P.I. Parlando di anni ’80 non potevano mancare riferimenti alla Guerra Fredda e quindi ecco le basi militari sotterranee, le spie sovietiche e gli esperimenti sui bambini. Infine innumerevoli sono i riferimenti alla cultura popolare di quegli anni: Dungeons and Dragons, le hit di Madonna, i capelli cotonati, i walkie talkie e i jeans a vita alta. Stranger Things è così, un pugno di ragazzini coraggiosi che salvano il mondo dai mostri canticchiando l’immortale ritornello di Neverending Story. Ma soprattutto è un’incredibile lettera d’amore per gli anni 80.
2 Cobra Kai
Benvenuti nel famosissimo dojo Cobra Kai, anzi bentornati. La serie infatti riparte esattamente trentacinque anni dopo gli eventi narrati nel cult anni ’80 Karate Kid e se si è cresciuti con questo film sarà impossibile non amarla (per leggere la nostra recensione cliccare qui). Ritroviamo infatti gli stessi protagonisti, ormai adulti, alle prese con vite diametralmente opposte: Johnny è un uomo di mezza età che vive alla giornata, ha molti problemi e un figlio con il quale ha un pessimo rapporto. Daniel invece è un uomo di successo con un bel lavoro nell’ambito dei saloni automobilistici. Sarà proprio lui a prendere il posto del maestro Miyagi come insegnante di karate, ignorando però che fra gli allievi ci sia proprio il figlio di Johnny. Dall’altra parte Johnny inizierà il suo cammino di redenzione tornando a sua volta sul tatami, per mostrare ai ragazzi come difendersi. La serie ovviamente è intrisa di citazioni, riferimenti e richiami al film cult, ma ha l’intelligenza di rimodernarsi e proporne una versione più fresca e moderna. Questo spinoff usa l’effetto nostalgia con estrema intelligenza, riproponendo attori e cameo illustri per i fan storici, ma agganciando anche un pubblico nuovo che si ritroverà a guardare una serie dall’indiscutibile capacità di intrattenimento. I temi principali del film vengono mantenuti: la disciplina, la lotta al bullismo, il controllo della rabbia, ma vengono spogliati di ogni retorica, proponendo una storia in cui non è più così netta la distinzione fra ciò che va bene e ciò che è sbagliato. Insomma nostalgia si, ma anche qualcosa di nuovo. Per dirla come il maestro Miyagi: metti la nostalgia, togli la nostalgia.
3 Fresh Off the Boat
Storia parzialmente autobiografica (solo la prima stagione) dello scrittore asioamericano Eddie Huang, Fresh off the boat racconta le vicende di una famiglia di origini Taiwanesi che si sposta dalla città di Washington a Orlando, città della Florida, in cui ci sarà pure sempre il sole, ma purtroppo non è presente una comunità asiatica. La serie è divertente perché si basa su un gioco di contrapposizioni: da una parte c’è il padre di famiglia, allegro e socievole, che crede ciecamente nel sogno americano, dall’altra la madre più severa e rigida che rimane strettamente ancorata alla cultura e alle tradizioni originarie. Il tutto è raccontato dal figlio maggiore, Eddie, che si troverà a fare i conti con qualche problema di integrazione, da aggiungere a quelli di un qualsiasi liceale. Al contrario dei fratelli minori, fortemente stereotipati grazie all’immagine di asiatici disciplinati e di successo, che invece si dimostreranno più capaci nell’adattamento. La storia è ambientata a metà anni ’90 e i richiami a quegli anni sono ben inseriti in una trama che vuole raccontare un tema diverso. I riferimenti a Shaquille O’Neal, all’epoca fuoriclasse della squadra NBA Orlando Magic, l’amore per la musica Hip Hop, i calzini di spugna, lo skate, ma anche le risate finte e le riprese in interno, (elementi frequenti nelle sitcom di quegli anni), ci regalano un atmosfera autentica, che ci riporta ad avere nostalgia di Willy il Principe di Bel-Air, ma senza togliere il focus dal vero messaggio della trama, incentrato sulle difficoltà di integrazione e le contraddizioni della società americana.
4 Schmigadoon!
Questa serie sarà una delle cose più strane che vi capiterà mai di vedere. Schmigadoon! parla di una coppia in crisi, quella formata da John e Melissa. Si vogliono bene, l’affetto e il rispetto non mancano, ma la situazione è stagnante e così tentano di risolvere il loro rapporto partendo per un viaggetto zaino in spalla. Durante il percorso però instaurano una fitta conversazione che fa perdere loro il senso del tempo e dell’orientamento, facendoli approdare nel ridente paesino di Schmigadoon. La cittadina è un evidente richiamo alle scenografie dei musical anni ’40 e ’50, tanto che spesso gli abitanti sono impegnati in coreografie e canti al punto che nessuno si stupirebbe nel vedere saltare fuori Mary Poppins e lo Spazzacamino del celebre film Disney. La serie sfrutta l’effetto nostalgia per gli amanti del genere, ma anche gli scettici rimarranno davvero impressionati dalle musiche, dai costumi, dall’ambientazione, da quel modo così teatrale di recitare. Gli anni ’50 americani sono quelli che più di ogni altro spingevano un ideale di famiglia che si proponeva come uno dei valori fondanti dell’essere umano, assieme al suo impegno nella comunità. Rivivere quei modelli sì antiquati, ma al tempo stesso un po’ ingenui nel mostrare un quasi stucchevole legame affettivo, permetterà a Melissa e John di ritrovarsi. Anche perché in realtà non hanno alternative: se non saranno in grado di scrivere un perfetto happy ending in stile Broadway non potranno tornare a casa.
5 The Goldbergs
Sitcom ambientata negli anni ’80, The Goldbergs sfrutta un doppio effetto nostalgia: non solo l’ambientazione è ricca di citazioni e rimandi alla decade dei pantaloni a vita alta, ma il racconto di questa strana famiglia dal punto di vista del figlio undicenne, non può non riportarci alla memoria Malcom in the Middle. Ma non solo, anche tutte quelle famiglie dei telefilm che abbiamo visto per tutta l’infanzia, da Genitori in Blue Jeans a Otto Sotto un Tetto, passando per I Robinson. Anche in questo caso i personaggi sono i classici di tutte le sitcom: la primogenita perfettina, la mamma chioccia e il padre irascibile, il fratello maggiore prepotente con il piccolo di casa, che però trova la complicità di un nonno adorabile. Ricca di iperboli ed esagerazioni, The Goldbergs farà ridere chi ha vissuto il periodo e anche chi è troppo giovane per ricordarlo, ma ha visto abbastanza sitcom americane da riconoscere le prese in giro nei confronti della società dell’epoca. Sicuramente le famiglie rappresentate non erano perfette, ma proprio per questo si avvicinavano di più alla normalità.
L’effetto nostalgia è bello se usato bene e non banalizzato come mera strategia di marketing. Infatti per uno spinoff riuscito come quello di Cobra Kai ci sono stati altri mille reboot che hanno deluso le aspettative, McGayver o 90210 solo per citarne un paio. È un’arma a doppio taglio: ci piace crogiolarci in vecchi ricordi d’infanzia, ma non ci piace farceli rovinare.