“Nessuna pietà .” Questo il motto del Cobra Kai nell’omonima serie televisiva creata da Jon Hurwitz, Hayden Schlossberg e Josh Heald per YouTube Premium a partire dal 2018 e poi per Netflix a partire dal 2020. Questo lo stile di combattimento che, fin dal primo film della saga di The Karate Kid, ha sempre contraddistinto gli allievi del sensei John Kreese, e che per anni ha lasciato a Johnny Lawrence (William Zabka) e ai suoi compagni di dojo un enorme vuoto dentro.
Ma provate per un attimo a chiudere gli occhi e a immaginare come sarebbe se quel motto non si riferisse al karate. Se l’epico scontro tra attacco e difesa, tra arroganza e bontà d’animo, tra desiderio di ridurre l’avversario in poltiglia e voglia di riscatto non fosse stato ambientato negli Stati Uniti e non avesse il karate a fare da filo conduttore. Pensate come sarebbe se invece fosse un’altra antichissima disciplina a unire nella buona e nella cattiva sorte due squadre avversarie, pronte in ogni istante a dimostrare il proprio valore e a diffondere il proprio unico stile di “combattimento”. Certo, non si tratterebbe di parare colpi e tirare calci sul muso a qualcuno, ma visto che ogni sport ha il suo personalissimo modo di essere competitivo, anche in questo caso non si potrebbe escludere del tutto di versare sangue e lacrime (altro che Fire and Blood).
Un giocatore di bocce sa essere più agguerrito di un karateka e, in difesa della tradizione di questo gioco, che ha avuto origine migliaia di anni fa, è pronto a tutto pur di dimostrarne la bellezza e la forza e di portare i giovani a dare nuova vita a uno sport dalla storia antichissima. Anche se non è ancora stato riconosciuto come disciplina olimpica, il gioco delle bocce si è diffuso in tutto il mondo e ha unito sotto le sue regole moltissime persone.
Proviamo quindi ad aprire la mente e a immaginare come sarebbe se Cobra Kai venisse riambientato da Netflix in un circolo della bocciofila, ma non in uno qualunque.
Se fossimo, per esempio, nella famosa Bocciofila Martesana, nel cuore di Milano, non ci sarebbe davanti ai nostri occhi un tatami e non ci sarebbero gli amici/nemici Johnny Lawrence (William Zabka) e Daniel LaRusso (Ralph Macchio) a insegnare ai loro allievi le tecniche di difesa e di attacco del karate. Al loro posto avremmo i signori Abbondio ed Eustorgio, da sempre rivali a bocce e acerrimi nemici. Due vecchietti di circa 70 anni dall’aria apparentemente innocua che a vederli camminare un po’ sciancati e tremolanti lungo le vie della capitale lombarda nessuno darebbe loro un centesimo, e che invece sono così precisi nell’avvicinarsi al boccino che Harry Potter levate proprio.
La loro è una storia che va avanti ormai da anni. Abbondio sostiene che da giovane Eustorgio abbia osato sedurre una bella ragazza a cui faceva il filo da un po’ e dunque, nonostante l’accusato avesse negato più volte, dopo una scazzottata che aveva procurato a entrambi qualche livido e non poca umiliazione, i due avrebbero deciso di comune accordo di sistemare la faccenda in una maniera più degna. Sarebbe nata così la faida tra il vecchio Bondi, come viene soprannominato dagli amici di un tempo, e il suo storico avversario, ferito nell’orgoglio da accuse infondate e pronto a rivendicare la propria superiorità in un regolamentare campo da bocce.
Già dalla prima partita, i loro stili diversi di gioco avrebbero reso la sfida decisamente interessante. Proprio come i protagonisti del primo film della saga di The Karate Kid, Abbondio ed Eustorgio sarebbero rimasti fedeli al loro carattere e avrebbero avuto il primo un tipo di gioco che predilige le bocciate, le quali hanno lo scopo di colpire le bocce nemiche per allontanarle dal pallino; il secondo gli accosti, una tattica di precisione che mira invece ad avvicinare il più possibile la boccia al pallino. Si sarebbero sfidati con le loro tecniche diverse ma Eustorgio avrebbe dovuto capitolare, riconoscendo i propri errori, covando desiderio di rivalsa per molti anni e giurando che un giorno avrebbe ottenuto vendetta per il torto subito.
Ma non li avremmo visti giocare da soli la loro rivincita. Con il passare degli anni, entrambi avrebbero affinato il proprio stile e avrebbero insegnato alle loro famiglie a giocare, dando vita a una rivalità quasi peggiore di quella fra i Montecchi e i Capuleti.
I nipoti di Abbondio, Giovanni e Martino (per gli amici del nonno Gioanì e Martinell) sarebbero stati cresciuti come dei bocciatori professionisti. Avrebbero padroneggiato le tecniche più difficili di questo tipo di lancio e avrebbero sfidato i nipoti di Eustorgio (Domenico e Gaetano) una volta per tutte, con l’idea di mettere fine a una faida storica e ristabilire l’ordine nella metropoli del nord Italia, consapevoli di avere dalla loro parte una mossa segreta trasmessa loro dal nonno. Quindi, sicuri di avere la vittoria in pugno, avrebbero dato appuntamento alla squadra avversaria per il giorno seguente.
Così, dopo anni di lungo lavoro, Abbondio ed Eustorgio sarebbero giunti alla resa dei conti. Sarebbero stati a capo dei loro team e avrebbero guidato i nipoti alla riconquista dell’onore perduto. I Mord del Bissun (Eustorgio, Domenico e Gaetano) e i Golpa de Foeugh (Bondi, Gioanì e Martinell) si sarebbero sfidati in un duello all’ultimo sangue.
Bondi, l’accostatore più temuto di tutta la bocciofila, avrebbe fatto sudare a Eustorgio ogni boccia scalzata e allontanata dal pallino. Eustorgio, invece, dopo aver lucidato la sua boccia vincente con lo sputo tra un’imprecazione e l’altra, si sarebbe mostrato al massimo delle forze solo ai punti decisivi della partita, quando avrebbe messo in atto la mossa segreta insieme ai suoi giovani nipoti. Chi conosce un pochino le regole del gioco delle bocce sa che esistono due tipi di bocciata: la raffa e il volo. Bene, tra un “Mandateli via in barella raga” gridato dai giovani fan ormai appassionati alla questione, e qualche tentativo degli amici di Abbondio di contestare all’arbitro dei punti assegnati a parer loro ingiustamente, Eustorgio avrebbe detto a Domenico e Gaetano di non avere pietà e di sconfiggere una volta per tutte gli avversari. Il colpo segreto sarebbe stato il Volo di Angelo, chiamato così in onore del suo giocatore più accanito, un caro amico del nonno ormai finito in una casa di riposo a Busto Arsizio.
E al soave suono di “Sboooocciaaa!” (da leggere con la voce di Aldo Baglio), la partita si concluderebbe con la tanto agognata vittoria dei Mord del Bissun. Una rivincita meritata. L’onore riconquistato dopo un’accusa formulata ingiustamente. E sì, spoiler, alla fine Abbondio ed Eustorgio seppellirebbero l’ascia di guerra perché, rimuginando sui vecchi tempi, scoprirebbero che la dolce Luzzia (Lucia) di cui Bondi si era invaghito da giovane, era diversa dalla Luzzia che Eustorgio era invece riuscito a conquistare con tanta fatica.
Non sarà forse una serie che Netflix produrrebbe volentieri (probabilmente neanche noi ci scommetteremmo). Non avrà forse come protagonisti i leggendari William Zabka e Ralph Macchio, e non sarà forse memorabile come The Karate Kid, con il sensei John Kreese e il Maestro Miyagi, ma dovete ammettere che Cobra Kai riambientata in un circolo della bocciofila del milanese potrebbe avere del grandissimo potenziale.