L’operazione nostalgia messa in atto dalla serie tv Cobra Kai si è rivelata ancora una volta vincente. Dopo tre stagioni di successo, lo show Netflix continua a conquistare i fan dell’iconica saga anni ’80 non solo con la sua trama avvincente, ma anche grazie a easter egg nascosti, inaspettati cameo e attesissimi – ma non scontati – ritorni.
L’iconica leggenda di The Karate Kid è tornata in vita grazie al riscatto di Johnny Lawrence, la cui rivalità con Daniel LaRusso sembra non essersi mai placata. Tra incomprensioni e vecchi traumi, i due protagonisti – episodio dopo episodio – cercano in tutti i modi di sconfiggere i fantasmi del passato. Ma conciliarsi non è facile, tanto meno fare i conti con i propri rimpianti.
A ostacolare i loro successi e i loro progressi è infatti un nemico comune, la cui apparizione era tanto desiderata quanto incerta: John Kreese.
Il ritorno del sensei dei Cobra Kai avviene alla fine della 1×10, sorprendendo i fan che ardentemente desideravano ritrovare l’iconico villain della saga cinematografica nello spin-off Netflix.
Capitolo dopo capitolo abbiamo scoperto nuove sfumature di questo intrigante e imprevedibile personaggio, dubitando più delle sue reali intenzioni. Una new entry così importante come John Kreese non poteva che stravolgere, nonché dare una marcia in più alla serie tv. Ma alla luce degli ultimi eventi che hanno investito Cobra Kai e del progressivo sviluppo dei suoi protagonisti, era davvero necessario riesumare il sensei più cattivo della saga di The Karate Kid?
Nelle pellicole cinematografiche Kreese è stato plasmato come il classico villain degli anni ’80: crudele, spietato, senza rimorsi, motivato unicamente dall’ambizione. E in passato tutto questo è stato sufficiente per renderlo accattivante e detestabile al punto giusto. Riproporre questo intenso personaggio in una serie tv moderna, il cui protagonista non è più il ragazzo della porta accanto ma il bullo in cerca di redenzione, ha tuttavia imposto un maggiore approfondimento del villain che abbiamo tanto odiato.
Cobra Kai ci presenta un John Kreese apparentemente diverso da quello che conoscevamo.
Dopo essere stato sconfitto da Daniel LaRusso e dal signor Miyagi, John ritorna nello spin-off Netflix con un piano chiaro e conciso, che mette in atto giocando d’astuzia e ingannando chi lo circonda. Il suo obiettivo è quello di riprendere le redini del suo vecchio dojo, e dopo la terza stagione, sembrerebbe che nessuno sia in grado di fermarlo.
La saga di The Karate Kid ci ha presentato dei villain spietati, spesso monodimensionali, il cui target principale era unicamente quello affermarsi nel mondo del karate e di schiacciare i più deboli. Da John Kreese a Chozen, sino a Terry Silver e Mike Barnes, la storia continuava a ripetersi film dopo film.
In Cobra Kai, invece, la situazione è ben diversa. In una serie tv in cui il bene e il male si confondono, in cui non esiste soltanto il bianco o il nero, è piuttosto semplice lasciarsi trasportare dall’empatia e mettersi nei panni dei villain del momento. È quello che accade con tutti i personaggi dello spin-off, a partire dal suo protagonista Johnny sino al villain Kreese.
Il ritorno di quest’ultimo è stato debitamente programmato con ingegno e accortezza. John Kreese in Cobra Kai ci viene infatti presentato sotto una nuova luce, con un passato da raccontare e un finale da riscrivere. Sebbene si tratti ancora di un personaggio ancorato alla propria brutalità e alla propria tenacia, adesso ha assunto delle fattezze più realistiche. Dietro l’abile manipolatore si nascondono infatti i traumi e i tormenti causati dagli anni trascorsi in guerra e le perdite delle persone a lui care.
Grazie ai flashback sul suo passato, comprendiamo che John Kreese non sempre è stato il brutale sensei che tutti conosciamo. Il ciclo della violenza si ripete ancora una volta, mostrandoci come il bullo prima era eroe, e prima ancora vittima. Se nei film di The Karate Kid Kreese era il classico antagonista senza passato, senza storia, ma cattivo fino al midollo, adesso non lo è più.
Il primo sensei dei Cobra Kai è adesso un personaggio completo, nonché un villain a tutto tondo.
Scoprire il suo passato ha certamente reso più chiari molti aspetti della sua caratterizzazione. È un uomo incapace di sottomettersi a qualsiasi forma di autorità, incapace di scendere a patti con chiunque, poiché cedere a dei compromessi equivarrebbe – secondo lui – a fallire. Ogni sconfitta fa scattare in lui una reazione violenta, malsana, quasi folle: un meccanismo quasi di difesa, attivato per contrastare i vecchi traumi del passato.
Giustificare le sue azioni è impossibile. Ma ascoltare la sua versione dei fatti aiuta a comprendere maggiormente questo villain, il cui character development sembrerebbe essere destinato al declino.
Ci troviamo di fronte un uomo ancorato ancora alla propria brutalità, alla disciplina e alle proprie convinzioni, incapace di crescere e maturare lasciandosi alle spalle il passato. Ed è proprio questo a renderlo l’antagonista perfetto di questa serie tv. A differenza di altri soggetti, come Johnny Lawrence, Hawk o Chozen, Kreese non subisce alcuna evoluzione positiva. Il suo ritorno, sebbene inizialmente non fosse assodato, si è quindi rivelato uno dei punti forti dello show Netflix, il quale continua a mantenere viva la leggendaria saga anni ’80 rivisitando i suoi iconici personaggi senza mai stravolgerli troppo.
Incastrato nel suo ruolo da villain, John Kreese è il “cattivo” per eccellenza, il nemico ideale di cui la serie tv aveva proprio bisogno. Dopotutto, che Cobra Kai sarebbe senza il suo legittimo creatore?