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L’ironia geniale dell’Ispettore Coliandro

Coliandro
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La scorsa volta mi sono fatta prendere dall’agitazione raccontandovi l’ansia prima dell’ultima puntata. Chiedo venia per non avervi prima descritto cos’è Coliandro e perché intorno a questo personaggio si è ormai creato un alone di proverbiale devozione.

Un uomo per lo più avvenente, dal nome ambiguo che molto spesso viene travisato, che non fa nulla per risultare simpatico ma che alla fine non si può non amare. Coliandro è questo e molto altro.

Si parla spesso dell’inadeguatezza delle Serie Tv italiane confrontate con quelle americane e inglesi, L’ispettore Coliandro è invece uno di quei gioiellini che nascono improvvisamente, dal genio di alcuni autori e dal talento di un cast straordinario. È un vero e proprio capolavoro, si discosta dai temi sfruttati e abusati delle serie standard italiane, per ritrovarsi su un percorso del tutto nuovo. La sua originalità sta proprio nel controbattere la tradizione. Molti tabù vengono sfatati e non c’è etica né volgarità, si gioca su questo equilibrio labile ma molto affascinante.

Arrivato oggi a interpretare la settima stagione, Giampaolo Morelli non ha sbagliato un colpo, sempre sul pezzo, mai lontano dall’essenza di Coliandro. È lui ad aver reso famoso e affascinante un personaggio difficile da interpretare, la sua mimica facciale, la sbadataggine e la sua anima paradossalmente riflessiva non possono non essere ammirate. Con gli anni abbiamo anche smesso di chiederci se sia così adeguato e moralmente giusto amare un personaggio del genere. È impossibile non provare tenerezza e non essere dalla sua parte sempre e comunque. Un po’ ci assomiglia, maldestro, sfacciato e sfortunato, ma che alla fine dimostra sempre un grande cuore. Come con il ‘pakistano’ del negozio sotto casa che ormai possiamo considerare uno dei suoi più grandi amici.

In fin dei conti si ritrova sempre solo a combattere l’ingiustizia, finendo nei guai come pochi e risolvendo poi la situazione con ridicola maestria.

Coliandro è tutto in questo personaggio interpretato magistralmente, il resto è solo uno sfondo per un protagonista che sembra quasi non accorgersi di esserlo.

Siamo di fronte a una Serie Tv che non stanca mai e che non nasconde mai la sua genialità, d’altronde la combo Lucarelli-Manetti è qualcosa di epico. Il loro estro straordinario si nota sin dall’inizio, nelle riflessioni pensate e non dette del protagonista, in quello che invece dice e nelle battute vergognosamente non divertenti ma che fanno ridere lo stesso.

Anche l’aspetto tecnico rivela una grande attenzione ai dettagli. La fotografia e le riprese si concentrano nel dare l’idea di un qualcosa di serio e di importante, soprattutto in molti inizi di puntata. Persino le inquadrature del Coliandro cadenzato che cammina per le strade di Bologna diventano fondamentali per la resa perfetta della scena.

Coliandro è una serie che fa ridere, che affida alla leggerezza calviniana quel sentimento di libertà e calma di una serata rilassante e gioiosa. Risulta sconveniente anche cercare di identificarla con un genere ben preciso, non ha alcun limite, non di sceneggiatura né di recitazione. Spazia e prende in prestito dettagli da qualsiasi genere e si lascia influenzare da ogni tipo di norma senza mai esserne schiava.

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Un mese fa circa è giunta improvvisa la notizia del rinnovo per la settima. A ogni finale di stagione abbiamo sempre un po’ paura che tutto finisca lì, ma non quest’anno. Vedremo ancora il nostro ispettore preferito fare i conti con la delinquenza, magari correndo per le strade della città per trovare delle bombe o semplicemente parlando con Gargiulo nel suo ufficio.

Non è così difficile appassionarsi a un prodotto del genere, perché come abbiamo detto si allontana da tutto riprendendo però sempre qualcosa dal passato riproponendolo in una versione del tutto nuova. Vale la pena rimanerne affascinati e tifare per un uomo che non è buonista, che non vuole insegnare nulla ma che alla fine ricordandolo ci fa sempre sorridere.

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