Ultimo mercoledì che passiamo con l’Ispettore Coliandro. Un po’ di malinconia e ovviamente tanto timore riguardo una possibile stagione successiva. Non si sa ancora nulla del futuro della serie, ce lo dice lo stesso Giampaolo Morelli in un post su Instagram. Ringrazia tutti e ringrazia anche noi fan che naturalmente abbiamo seguito con trasporto anche queste quattro puntate della settima stagione.
Inutile dire che per l’ultima settimana consecutiva ho scelto ancora lui a discapito di Chi l’ha visto. Continuo a chiedermi perché la Rai si fa guerra da sola mandando in onda due suoi capisaldi la stessa sera. Ma comunque anche quest’ultima puntata è andata e non è stata da meno rispetto alle precedenti. Ormai abbiamo imparato a conoscere l’Ispettore Coliandro, a guardarlo con distacco a volte e altre volte a impersonarci in lui e nelle sue sfortunate avventure. Non è un supereroe, non lo è mai stato e non si può neanche arrivare a definirlo un antieroe. È l’ambiguità del suo personaggio, tanto strana quanto coerente, a giustificare l’affetto che proviamo nei suoi confronti. Alla fine della settima stagione possiamo ancora dire di essere innamorati di lui e dell’attore che lo interpreta.
Questa settima stagione si è leggermente differenziata dalle altre per il massiccio coinvolgimento che c’è stato nell’aggiungere al cast personaggi di grande fama, come Iva Zanicchi o Francesco Pannofino. Anche quest’ultima puntata ha visto la partecipazione straordinaria di un grande personaggio, Gian Marco Tognazzi. Che tra l’altro mercoledì è andato a vedere la puntata a casa di Giampaolo Morelli facendogli da spalla nelle dirette Instagram.
Ma bando alle ciance. Quella di mercoledì è stata una puntata rivelazione, non tanto per una svolta nella trama e nei classici elementi narrativi dell’Ispettore Coliandro, quanto nel contenuto principale dell’episodio.
Il razzismo di Coliandro qui viene fuori finalmente in maniera esplicita scontrandosi con una realtà con cui non era mai venuto a contatto. Il suo tentativo di risultare affabile e gentile con tutti gli stranieri che si trova davanti nel corso della puntata è ovviamente goffo. Ma ci prova e, nonostante l’inconcludenza, riesce a essere comunque divertente. Stavolta la presenza di Asmareth – con la conseguente figura barbara che fa Coliandro la prima volta che la vede – lo mette in una posizione di svantaggio già dall’inizio. Deve guadagnarsi la sua fiducia e lo fa naturalmente a suo modo.
L’Ispettore Coliandro si imbatte in una serie di sfortunati eventi che ovviamente coinvolgono sempre e solo lui. Filippazzi, interpretato da un bravissimo Gian Marco Tognazzi, e l’Occhio rapiscono Coliandro e Asmareth. I due sono costretti a scappare rincorsi da un cane leggermente affamato. La situazione è un po’ più selvaggia rispetto alle puntate scorse e l’ambientazione è molto lontana dalle solite strade conosciute di Bologna. Anche il sottofondo si trasforma in qualcosa di esotico con il tormentone africano presente da inizio puntata. Quasi a mettere insieme un pezzo d’Africa nelle pianure italiane. Senza parlare di Coliandro che diventa Abbagnale per pochi minuti. Cade ovviamente nelle sue stesse trappole, peggio dell’amico di infanzia Vincenzino.
Per la prima volta diventa un vero e proprio eroe, capace di motivare, seguire e supportare. Senza alcun tipo di irriverenza o superiorità, è protagonista di un salvataggio titanico e sensazionale,
perché oggi è Rambo 2 la vendetta!
Con tanto di entrata a effetto al lato di un trattore e scena finale da film, stavolta tutta opera di Coliandro. Così anche gli ultimi istanti della puntata. Stavolta l’Ispettore Coliandro si è meritato anche il finale.