Premetto: sono una grandissima fan de L’Ispettore Coliandro e aspettavo con ansia la nuova stagione. Ma purtroppo, dopo un inizio sottotono (qui la recensione), anche il secondo episodio, Intrigo Maltese, rimane poco di impatto. Sia chiaro: rimane comunque un prodotto originale e innovativo nel panorama della televisione italiana, ma L’Ispettore Coliandro 8, considerate soprattutto le stagioni passate, convince poco.
La scrittura rimane sempre impeccabile e alcune gag francamente esilaranti. Ma ci sono ancora molti punti a suo sfavore.
In questo nuovo episodio vediamo il nostro ispettore preferito alle prese con un intrigo internazionale, decisamente non di poco conto. Basti sapere che sono coinvolti traffici illegali di armi e killer professionisti ingaggiati per uccidere giornalisti che ficcano il naso dove non dovrebbero. Al centro della trama c’è infatti questa giornalista che intende smascherare un traffico internazionale di armi (e neanche di piccolo calibro), giunta in Italia grazie a dei documenti falsi. E chi sarebbe accidentalmente incappato in lei, se non Coliandro?
L’ispettore si trova in un ristorante di pesce con il collega Borro, il quale gli ha fatto un notevole favore, salvandolo non solo da una figuraccia, ma anche da un alquanto probabile licenziamento. Nulla di strano, se si conosce il soggetto in questione. È infatti noto che Coliandro sia una testa calda, un impulsivo che salta sempre a conclusioni affrettate. Ma è anche per questo che ci piace. Se non fosse per le sue continue gaffes, la serie non ci farebbe ridere neppure la metà. E non parliamo dei suoi continui monologhi interiori, che lo sceneggiatore Lucarelli ha la bontà di renderci noti attraverso l’uso della voce fuori campo. In questo caso, il poliziotto è più nervoso del solito: si ritrova a pagare una cena costosissima, con un collega per il quale evidentemente mangiare a sbafo è un invito a nozze.
Ed ecco che, mentre è in coda alla cassa per pagare, il POS va in tilt. Il ragazzo davanti a lui dice al cameriere che andrà a prelevare, per poi tornare con i soldi contanti. Circostanza poco probabile, in effetti. Dubito che qualunque cameriere si possa fidare a lasciar andare via un cliente per “prelevare”, senza lasciare neppure un contatto, o comunque una garanzia che ritornerà. Ma tant’è. Fortunatamente c’è il braccio imbranato della legge ad assistere alla scena. Coliandro riconosce il ragazzo come un haker professionista, seppur di piccola taglia, che aveva incastrato tempo prima. Pensa bene di inseguirlo fuori dal ristorante, tra l’altro piantando in asso Borro con il conto da pagare. E quando lo raggiunge sulla soglia di casa, viene stordito da un colpo in testa. Ciò che vede prima di svenire è il viso terrorizzato di una ragazza che lo fissa dall’alto.
La ragazza in questione è proprio la giornalista, che si sta nascondendo dall’hacker e aveva scambiato il poliziotto per qualcuno pagato per ucciderla. Anche perché sono tanti gli incidenti sospetti che le stanno accadendo. Trascurando l’evidente attentato alla sua vita dal quale è scampata per miracolo appena giunta a Bologna.
Insomma, certe cose ne L’Ispettore Coliandro 8 non cambiano.
Il poliziotto si trova sempre nel posto sbagliato al momento sbagliato. O, forse, nel posto giusto.
D’altronde, si sa che è una questione di punti di vista. Nel caso della giornalista, Thea, è una fortuna. Serviva proprio il prezioso aiuto di Coliandro per poter ultimare la sua inchiesta. Per il nostro ispettore, forse, un po’ meno. Nel corso dell’episodio, si ritrova in una serie di circostanze rocambolesche, oltre a trovarsi la casa sfasciata e la macchina ammaccata, oltre che portata via dal carro attrezzi con multa annessa. Ma si sa che l’uomo è un cuore tenero e non sa resistere alle richieste di aiuto. Soprattutto se vengono da una ragazza forte e determinata che gli fa gli occhi dolci.
Il punto forte dell’episodio è senz’altro il protagonista, impersonato, come sempre, dal bravo Giampaolo Morelli.
Ormai l’attore ha dimostrato ampiamente di essere entrato nel personaggio, al punto da essere pressoché indistinguibile da esso. Non si può dire altro: Coliandro fa ridere, davvero tanto. I siparietti comici di lui al negozio sotto casa, che litiga con il commesso pakistano, sono francamente impagabili. Così come le continue discussioni che ha con i colleghi Gamberini e Bertaccini, nei quali è coinvolta, volente o nolente, anche la povera Buffarini. La ragazza, a differenza degli altri due, dimostra invece tutte le migliori intenzioni del mondo nei confronti dell’ispettore e lo riempie di premure. Anzi, ne L’Ispettore Coliandro 8 la vediamo addirittura un po’ troppo sollecita nei suoi confronti. Romance in vista? Chissà. Per ora possiamo limitarci a riconoscere che il suo personaggio, interpretato da Benedetta Cimatti, si sta facendo progressivamente strada, andando incontro a un’evoluzione notevole.
Intrigante è anche il personaggio della giornalista maltese Thea, interpretata dall’attrice Sabrina Impacciatore. La ragazza è in grado di far perdere (di nuovo) la testa a Coliandro, pur essendo molto diversa dallo stereotipo di damigella in pericolo che di solito l’ispettore insegue.
Pesa molto, invece, la mancanza dell’agente Gargiulo, uno dei personaggi migliori dello show. Lui e il suo interprete, Giuseppe Soleri, sono spariti dai radar. E questo dispiace non poco, soprattutto perché ne L’Ispettore Coliandro 8 non viene neppure fatta menzione del suo personaggio. A chi può rivolgersi ora Coliandro? Gargiulo era quell’amico che ammirava l’ispettore incondizionatamente ed era sempre disponibile ad aiutarlo, a qualunque ora del giorno e della notte. Ma niente paura: nonostante il poliziotto sia l’ultima ruota del carro alla questura, riesce comunque ad avere i suoi ammiratori. Il suo nuovo discepolo è Lorusso, un giovane poliziotto che prende Coliandro come mentore. Già introdotto nella puntata precedente, in un ruolo marginale, qui ha una parte di maggior rilievo. È infatti da lui che Coliandro scappa insieme a Thea, con due killer professionisti alle calcagna.
E qui arriviamo al vero punto debole de L’Ispettore Coliandro 8: i villain.
Il “vero cattivo” della vicenda è un personaggio estremamente pericoloso, ma piuttosto marginale. Essendo una figura di grande rilievo, oltre che molto potente, preferisce delegare il lavoro sporco ad altri, rimanendo in disparte. Per questo si vede molto poco. Certo, è comunque carismatico, ma i veri villain con cui Coliandro deve effettivamente confrontarsi nel corso dell’episodio sono altri. Ed è un peccato, perché proprio non funzionano. Vuoi un po’ la recitazione molto stentata, vuoi un po’ questo insistere sugli aspetti grotteschi dei personaggi, le scene dedicate ai due assassini sono quanto di più cringe si possa immaginare. Si presentano con una scena con il botto, nella quale uccidono a sangue freddo un povero malcapitato, spaccandogli la testa. La sequenza d’apertura non sarebbe neppure male, se non fosse che i due recitano in maniera estremamente forzata. Lasciamo poi perdere il fatto che colpiscono la vittima con un pezzo di lamiera, senza premurarsi di utilizzare dei guanti, o di pulire l’arma del delitto. Cosa che a un appassionato di crime infastidisce non poco: impronte digitali, queste sconosciute. Ma il peggio deve ancora arrivare. I due killer sono un ragazzo e una ragazza, che gestiscono una fabbrica di saponette biologiche. Sono salutisti, vegani, appassionati di yoga e stanno insieme. Nel tempo libero dal crimine, dunque, si divertono a fabbricare sapone e fare frullati purificanti, chiamandosi con vezzeggiativi agghiaccianti come “micina” e “cagnaccio”. Passi che in Coliandro i cattivi sono sempre stati poco convenzionali, ma questo è davvero un po’ troppo.
I due villain risultano davvero fastidiosi, al punto che si spera che le loro scene finiscano il prima possibile. E quando ci sono loro, anche la regia cede. In una scena i due piombano in casa dell’ispettore e picchiano lui e Thea, tenendoli sotto scacco. A un certo punto Coliandro riesce a divincolarsi e la ragazza gli punta la pistola contro. Ora, la lentezza con cui spara non rientra in tempi umanamente accettabili. Qualunque killer professionista avrebbe sparato eoni prima. Invece, Coliandro trova tutto il tempo di prendere una pizza surgelata, ancora nella busta della spesa e buttargliela addosso come lo scudo di Capitan America, stordendola.
La scena è davvero demenziale, ma questo non è un problema: è il marchio di fabbrica dello show e lo si ama per questo. Il problema è che in questo pezzo la regia proprio non funziona. L’effetto ralenti non convince e non basta a giustificare i tempi d’azione così dilatati.
Nel complesso, ne L’Ispettore Coliandro 8 ci sono non poche cose che non convincono, almeno per il momento.
Ma non vogliamo darci per vinti, anche perché una cosa non viene mai a mancare: l’ironia e il divertimento. I siparietti comici sono sempre esilaranti e la storia, nonostante tutto, riesce sempre ad appassionare. Non possiamo fare altro che sperare che nei prossimi episodi la regia e la recitazione ingranino, riuscendo a stare al passo con la sceneggiatura e riportando il nostro ispettore agli antichi fasti.