Black-ish è lo show di ABC trasmesso a partire da settembre 2014 e ideato da Kenya Barris.
Si potrebbe dire che Black-ish è una sitcom, con l’ormai conosciuto modo di raccontare le vicende intorno ad un nucleo familiare, ma in realtà temo che questa definizione possa essere riduttiva. Black-ish è anche qualcos’altro: è una finestra su una tipologia di vita particolare ed è anche un modo di far mostrare determinati problemi sociali in una maniera diversa ma comunque eterogenea, mantenendo però i toni tipici della commedia.
Infatti la famiglia di Black-ish, sin dai primi momenti del pilot, sono subito caratterizzati come una famiglia nera che è riuscita ad avere successo nel mondo del lavoro e quindi con il merito di aver costruito una vita agiata “nella classe media, in un quartiere di bianchi“.
Per Andre ‘Dre’ Johnson, il padre della famiglia interpretato da Anthony Anderson (Kevin Bernard in Law and Order e Antwon Mitchell in The Shield), “riuscire a farcela” è importante, per sé stesso, per la sua famiglia, ma anche per la comunità nera, perché lui dice che quando un “fratello” ce la fa è come se ce la facessero tutti (ad aver successo). In questo caso, cioè nel pilot, è una promozione a capo di una divisione, un manager di alto rango nella sua azienda pubblicitaria, guidata da personale prevalentemente bianco. Quello che però gli fa venire dei dubbi è che lo promuovono alla divisione “urban” e si chiede se è per suo merito personale o per via del colore della pelle.
Black-ish gioca parecchio su queste situazioni e su certi argomenti che possono risultare delicati, e spesso parla quando e di quanto altre serie tralasciano. Temi come la violenza della polizia, l’uso della parola che inizia per N, se sia giusto o meno possedere armi da fuoco, o in generale degli stereotipi di razza. Un terreno minato per certi discorsi che si sentono ancora molto attuali. Allora troviamo il nonno Earl “Pops” Johnson – “Pops” nel senso diminutivo di “Grandpather” o “Pather” a seconda di chi lo dice – (interpretato da Laurence Fishburne, Morpheus di The Matrix o più recentemente Jack Crawford in Hannibal), con le sue idee e modi di fare tipici della sua generazione e con una storia di sacrifici economici e lotte sociali per dare al proprio figlio un futuro migliore, ma sempre senza mostrare l’attaccamento emotivo nei suoi confronti. Alcune volte Dre si trova disaccordo con il padre ma molto più spesso lo è con la moglie, la chirurga Dr. Rainbow “Bow” Johnson, (interpretata da Tracee Ellis Ross, diventata famosa in Girlfriend per il ruolo di Joan Clayton) tra l’altro chiamato come la moglie dell’ideatore della serie – che ha dichiarato infatti che molte parti sono tratte dalla sua vita personale – una donna di razza mista cresciuta da una coppia di Hippie con una visione del mondo molto influenzata dall’ambiente famigliare d’origine.
Bow infatti prende spesso il ruolo, all’interno della famiglia, della parte più fiduciosa verso il prossimo e verso il concetto di giustizia e a volte si scontra con il marito proprio per questo. Dre non è un personaggio totalmente sfiduciato, ma tende ad essere protettivo verso la famiglia perché conosce la storia delle lotte degli afroamericani, vede il cambiamento ma lo considera fragile, “che i ‘bianchi’ siano convinti che il razzismo appartenga al passato“, ma allo stesso tempo vorrebbe che i suoi figli siano consapevoli di quanto è stato fatto e siano orgogliosi della propria cultura dalla quale sembrano però distanti, in una ricerca di equilibrio tra l’amore per le radici culturali e l’integrazione nella società.
I quattro figli di Dre e Bow sono tra loro piuttosto diversi. C’è il più grande, Andre Junior (Marcus Scribner), un ragazzo particolare, a volte imbranato, che tenta di farsi notare dalle ragazze a scuola ma spesso fallisce. La sorella Zoey (Yara Shahidi) è invece la tipica teenager popolare, praticamente sempre con lo smartphone in mano e apparentemente disinteressata ai problemi della famiglia e della comunità.
E infine i due piccoli gemelli, Jack e Diane, uno molto tenero e ingenuo, l’altra sarcastica e molto furba, ma tra loro inseparabili nonostante siano molto diversi, un contrasto che aggiunge molta comicità a tutto quello che fanno. Più avanti sarà anche sempre più presente la nonna Ruby (Jenifer Lewis), una vivace signora sempre in contrasto con Bow, un po’ perché questa è la sua nuora, un po’ perché è caratterialmente melodrammatica.
Ogni personaggio è in sé la rappresentazione di un pezzo di società, la famiglia diviene quindi un piccolo campione rappresentativo in cui nascono dibattiti che fanno riflettere lo spettatore, raccontandoli però in chiave divertente e leggera ma non per questo perdendo di serietà, anche grazie alla narrazione di Dre, che affronta la sua quotidianità insieme allo spettatore, scoprendo con lui le diverse sfaccettature della situazione del momento.
Insieme alle problematiche serie, in Black-ish è predominante la visione comica di tutte quelle sfide quotidiane che affrontano i giovani a scuola e fuori, i genitori con i figli e tra di loro, il rapporto talvolta stretto, talvolta conflittuale tipico della famiglia, insomma le piccole cose che caratterizzano la giornata di ognuno di loro e anche di noi spettatori, il tutto attorniato dai colori accesi e vivaci tipici del genere.
Consiglio di vedere Black-ish a seguito di Modern Family, come nella programmazione americana, per una serata di divertimento e tranquillità. Inoltre è da poco ricominciata la serie, con le puntyate della terza stagionei.