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#ConsigliSeriali – Parade’s End, il riflesso della fine di un’era

Parade's End
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Parade’s End è una miniserie televisiva trasmessa nel 2012 e nata da una coproduzione tra la BBC, l’americana HBO e la radiotelevisione pubblica fiamminga VRT. Si tratta dell’adattamento in cinque episodi della tetralogia di romanzi dello scrittore Ford Madox Ford.
La serie è scritta e adattata da Tom Stoppard (Shakespeare in Love; Anna Karenina) e diretta da Susanna White.

Le vicende si svolgono in un arco di tempo che va dal 1912 al 1918, a ridosso della Prima Guerra Mondiale.
Protagonista di quest’opera è Christopher Tietjens (Benedict Cumberbatch), membro della piccola nobiltà terriera inglese, costretto a far fronte al fermento sociale e culturale degli inizi del Novecento.
Per il suo profondo senso della rispettabilità e del dovere, per la fedeltà agli ideali vittoriani di patria, famiglia, lavoro, impegno personale e lealtà, è ritratto come l’ultimo dei Tory.
Noto nella società londinese per il suo spiccato intelletto, Christopher è impiegato presso il Dipartimento Imperiale di Statistica.

Parade's End

La svolta nella sua vita si verifica quando viene circuìto in treno da Sylvia Satterthwaite (Rebecca Hall) che, a sua volta sedotta da un certo Drake, teme di essere incinta. Questo avvenimento porterà ad un matrimonio riparatore tra Christopher e Sylvia.
A distanza di tre anni i due vivono a Londra insieme alla madre di Sylvia e il figlio Michael, del cui padre resta dubbia l’identità.

Sylvia, una donna dalla dubbia morale, la cosiddetta femme fatale, rappresenta con la sua condotta ambigua l’Establishment corrotto. Christopher è invece guidato da una solida morale, che tuttavia gli preclude la possibilità di divorziare da Sylvia, la quale, a conferma del vincolo a cui sono entrambi indissolubilmente costretti, è di fede cattolica e non riconosce il divorzio.

Christopher è un uomo profondamente infelice: impossibilitato a liberarsi dalle costrizioni dettate dal suo stesso codice di comportamento, in nome della cosiddetta “Parata” si ritrova a dover assecondare e subire le azioni meschine di Sylvia, il cui unico scopo sembra destare in lui una qualsiasi reazione e spezzare il suo ostinato stoicismo.

Un secondo cambio di direzione nella sua vita, quello decisivo, ha un nome: Valentine Wannop (Adelaide Clemens).
Con il loro incontro si viene a delineare il triangolo amoroso che diviene il filo conduttore della serie.

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Valentine è una giovane donna dalle idee rivoluzionarie; è una suffragetta che non ha paura di scendere in piazza e rivendicare i diritti che le appartengono. Per questo rappresenta il progresso, il futuro e la voglia di cambiamento che si insinuerà presto nella mente di Christopher.

“Non è una buona cosa ritrovarsi a vivere secondo un codice di condotta antiquato. Le persone ti prendono per folle e io inizio a pensarla come loro.”

Il personaggio di Christopher Tietjens è dunque presentato come un anti-eroe che con tenacia rimane ancorato a degli ideali ormai antiquati in un mondo in cui i sistemi sono collassati e la logica razionale ha perso la sua inconfutabilità. Il suo stesso nome è indicativo della sua pazienza titanica: la sonorità rimanda deliberatamente a “Christlike Titan”. Egli rappresenta il mezzo con cui la serie vuole rimarcare la linea di confine che divide e distingue l’Ottocento dal Novecento, prima e dopo la Grande Guerra, che inizialmente viene percepita da Christopher come l’apice di un inevitabile processo di disfacimento.

Perché guardarla? Innanzitutto un cast prevalentemente inglese di attori fenomenali, che danno vita a personaggi complessi ed affascinanti, compiutamente immersi nel contesto storico. Il viaggio interiore del protagonista è reso accattivante dal triangolo amoroso con Sylvia e Valentine, le due facce della stessa medaglia, perciò il fascino di una buona storia d’amore non manca all’appello.

Oltretutto lo spirito dell’epoca lo avvicina in parte al successo di pubblico e critica che è Downton Abbey, anch’essa ambientata alla fine dell’età edoardiana, la Belle Époque.
L’intera vicenda può considerarsi specchio della realtà degli inizi del Novecento, del decadentismo, caratterizzata da una profonda crisi morale ed intellettuale, oltre che dal fermento sociale in corso durante quegli anni.
La storia infatti tocca molti degli aspetti salienti di quegli anni, visti per l’appunto attraverso le lenti dell’ultimo Tory, l’ultimo uomo apparentemente legato ad una mentalità ottocentesca e conservatrice.

Il ricorso al termine “parata” non è affatto casuale: poiché la Grande Guerra gioca un ruolo significativo, viene preso in prestito un termine del gergo tecnico per riferirsi alla condotta anacronistica a cui si aggrappa Christopher quasi fino alla fine. Non a caso al culmine del suo percorso di accettazione coincide la fine della guerra, con la promessa che non ci sarebbero state più parate.

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