1959: la scena sia apre con una delle mogli, Louise Shepard (Dominique McElligott, House of Cards) che va nell’ufficio del marito Alan (interpretato da Desmond Harrington, il detective Quinn di Dexter), e gli comunica che la NASA ha chiamato.
Poco dopo ci viene mostrata una festa in onore dei sette astronauti scelti per andare nello spazio con il programma Mercury, organizzata dalla rivista Life, che ha l’esclusiva della storia. Louise ci guida a conoscere le altre mogli, accompagnata da un certo fastidio e rivalità verso alcune, e da queste ricambiata.
Le discussioni cordiali ma accese vengono interrotte dal giornalista della rivista, che spiega a tutte le mogli che l’accordo preso con gli astronauti include anche le loro opinioni, i loro pensieri e racconti in modo da vincere la corsa allo spazio sia con la raggiunta del cielo che con la stampa.
Siamo infatti in tempo di Guerra Fredda e la concorrenza russa si fa sentire nei dialoghi e nelle scelte dei personaggi della serie.
Ognuna ha una personalità unica e segreti particolari che non è dato sapere da subito; unica è certamente Rene Carpenter – moglie di Scott – che con i suoi capelli biondo platino ed il suo vestiario eccentrico (per il tempo) sa distinguersi e attirare l’attenzione sin dal primo incontro. Lei è interpretata da Yvonne Strahovski (Sarah di Chuck e Hanna di Dexter).
Oltre a Rene, spicca subito Trudy Cooper (Odette Annable, Nola di Banshee, Shane di New Girl), sposata con Gordo Cooper (Bret Harrison, protagonista di Breaking In e Reaper). Lei è una pilota di aerei, una donna determinata a farsi rispettare ma allo stesso tempo una buona amica; nel gruppo è quella che conosce i termini del mestiere dei mariti e li traduce per le mogli. Subito in confidenza con lei è Marge Slayton (Erin Cummings, Sura di Spartacus, moglie di Deke), una donna tanto femminile quanto forte, con un misterioso passato alle spalle.
In particolare queste ultime tre mogli mostreranno delle sfumature diverse del femminismo che si iniziava a percepire in quegli anni.
Trudy combatte per essere alla pari con gli uomini al livello lavorativo, per avere una carriera in particolare in settori occupati esclusivamente dalla controparte maschile (“it’s our time”), Marge per lo stato sociale della donna, che possa vivere libera da giudizi e stereotipi e Rene che combatte per entrambi gli aspetti, ma più nella direzione di libera espressività sia di carriera che personale. Lei in particolare non la fa passare liscia a nessuno che faccia commenti sessisti ed è per questa sua leggerezza nell’ignorare le norme tradizionalisti del ruolo femminile che in primo momento è contrapposta a Louise.
Betty Grissom invece è una delle mogli più moderata come comportamento, insieme a Jo Schirra, – moglie di Wally – un donna scherzosa ma che conosce bene i segreti della cucina e della tavola, tramandati dalla madre.
Sono entrambe molto dolci e sostengono i loro mariti nel programma ma con una competizione meno evidente delle altre. Anzi, Betty ammette presto con suo marito Gus Grissom che sarebbe preoccupata da morire se scegliessero di mandare lui in orbita. Lei si mostra felice, orgogliosa ed emozionata dal programma spaziale, come tutte le altre mogli, perché è questo che l’America chiedeva e andare nello spazio non era più una questione fine a se stessa ma anche una propaganda.
All’ombra di tutto questo c’è anche Annie Glenn, moglie di John Glenn, che però avendo un difetto di pronuncia, si nasconde dalle telecamere dei giornalisti, e dagli occhi degli spettatori almeno inizialmente.
Le mogli infatti dovevano essere casalinghe e compagne perfette perché altrimenti anche il rispettivo marito avrebbe perso l’amore del pubblico.
Questa serie è un pezzo di storia. Le mogli degli astronauti negli anni 60 erano effettivamente delle figure iconiche in America. I mariti, gli astronauti, senza un matrimonio solido e ancora meglio una famiglia numerosa, non avrebbero potuto andare nello spazio: una regola della NASA. Non importava se questi matrimoni erano realmente felici, l’importante era che alla stampa lo sembrassero. E quindi in Astronaut Wives Club vediamo una forte contrapposizione tra vita pubblica e privata di queste donne, che faticano a mostrarsi per come sono o per com’è il loro compagno, per non gettare ombra sui mariti, per non stroncarli la carriera. L’unico luogo che hanno per esprimere più o meno liberamente le loro idee e i loro caratteri sarà nelle loro interazioni reciproche.
«L’indomani le signore si svegliarono assediate dai giornalisti e dovettero sbrigarsela da sole: sperimentando, col senno di poi, la prima forma di reality show della storia» dice Lily Koppel, l’autrice del libro omonimo di testimonianze da cui è tratta la serie tv. Tutta l’America voleva conoscerle: erano talmente un’icona, un simbolo, che come si vestivano e truccavano – o come la rivista chiedeva di vestirsi e truccarsi – ha dettato la moda degli anni a venire.
Ma Astronaut Wives Club è questo e altro: è anche, ovviamente, spazio e Luna. Alcuni filmati all’interno della serie sono quelli originali, prevalentemente quelli dei lanci, altri sono riprodotti ma con gli attori della serie che rappresentano gli astronauti storici, per non creare confusione allo spettatore. Allo stesso modo viene riprodotta la famosa foto delle mogli sul modello della capsula.
Insomma ha una fedeltà storica molto accurata ed un contesto narrativo studiato per far capire l’aria che si respirava al tempo, si tratta di un viaggio nel passato in dieci puntate.
Gli astronauti del programma Mercury Seven, di cui sono mogli le protagoniste, sono anch’essi molto seguiti nella serie. Essendo però un Consiglio Seriale preferiamo lasciare qualcosa di non detto, inoltre, in fondo, tutto il resto è storia….