Vai al contenuto
Home » Crashing

Phoebe Waller-Bridge non è solo Fleabag: la fresca contemporaneità di Crashing

Crashing
Ma prima di continuare con la lettura abbiamo entusiasmanti novità da condividere con te. A breve sarà disponibile Hall of Series Plus, il nostro servizio in abbonamento che ti permetterà di accedere a moltissimi contenuti esclusivi e in anteprima.

Inserisci il tuo indirizzo email e clicca su ‘Avvisami’ per essere notificato quando Plus sarà disponibile.

* campo obbligatorio

Se fino a qualche anno fa il suo era conosciuto da pochi, oggi il nome di Phoebe Waller-Bridge è divenuto sinonimo di brillantezza e di qualità in ambito seriale e cinematografico. Un successo derivante da anni di gavetta in cui la donna è riuscita a perfezionarsi sia come autrice che come interprete, ma che è scoppiato soprattutto dopo l’uscita di Fleabag pluripremiata e acclamata serie composta da due brevi stagioni grazie alla quale la donna ha potuto esprimere tutto il suo potenziale, riuscendo al contempo a tratteggiare un personaggio femminile fuori dagli schemi, complesso in tutte le sue sfaccettature che ci ha letteralmente fatto innamorare di lei, nonostante i suoi tantissimi difetti. Ma se con Fleabag Phoebe Waller-Bridge ha potuto esprimersi al massimo ciò si deve anche alle precedenti esperienze che ne hanno affinato la penna, una tra tutti la sottovalutatissima e da molti sconosciuta Crashing.

Serie britannica prodotta da Channel 4 ma che potete recuperare integralmente su Netflix con la sua prima (e purtroppo unica) stagione, Crashing vede infatti la sceneggiatura completa di Phoebe Waller-Bridge, che riveste anche il ruolo di ideatrice della serie e del personaggio della caotica Lulu. Trattasi di una serie di stampo commedia come se ne vedono poche, capace talora di grande classe, talora di arrivare a un umorismo a tratti grottesco e che non teme di “sporcarsi” pur di portare avanti la trama senza tradire lo spirito dei propri personaggi.

Ma di che cosa parla Crashing? Tratta dal soggetto di alcune commedie teatrali scritte dalla suddetta autrice, la serie racconta la vita di un particolare gruppo di coinquilini che occupano un ospedale abbandonato in quel di Londra: una vita precaria e in bilico, senza alcuna garanzia che ognuno dei protagonisti abbraccia in maniera diversa: abbiamo il festaiolo e donnaiolo Sam interpretato da Jonathan Bailey (di recente noto per essere stato il Visconte Anthony Bridgerton), la coppia di innamorati che nasconde i propri problemi sotto il tappeto formata dalla complessata Kate e dal sarcastico Anthony, l’artista francese Melody, ossessionata da Colin, un uomo divorziato e di mezza età che diviene la sua Musa e Fred, timido e introverso impiegato. Le cose si faranno più complicate quando nel complesso ospedaliero si trasferirà Lulu (interpretato proprio da Waller-Bridge), uno spirito libero senza vergogna nonché strettissima amica di infanzia di Anthony.

Crashing
Lulu (640×360)

Sei puntate in cui succede di tutto e in cui riusciamo a conoscere benissimo i vari personaggi, che non hanno davvero nulla di stereotipato e che risultano sì comici, ma altrettanto realistici e in lotta contro sé stessi, i propri difetti e i propri limiti. Senza fare spoiler, possiamo solo dirvi che, in soli sei episodi, la serie riesce a far evolvere, sia in bene che in male, tutti i personaggi, che al termine della stagione hanno maturato atteggiamenti, filosofie di vita e comportamenti diversi senza che questo li vada a snaturare o li renda incoerenti con sé stessi: ciò è dovuto a un grande lavoro di approfondimento psicologico dei personaggi che, studiati nei loro momenti più bassi e infelici riescono a mostrarci quegli aspetti più intimi e imbarazzanti che spesso le serie tv ci tacciono, andando anche a reinterpretare cliché e stilemi del caso come quello del triangolo amoroso.

In maniera libera, coraggiosa e parecchio audace, la serie scherza parlandoci di amicizie, crisi esistenziali e sessualità, vissuta in maniera libera e aperta, a tratti volgare senza risultare per questo fastidiosa o eccessiva. Questo perché al centro della narrazione troviamo giovani adulti che, nella maggioranza sono giovani che, pur avendo raggiunto l’età in cui solitamente ci si “dovrebbe sistemare“, non si sentono ancora pronti per entrare nella canonica “fase successiva” e si nascondono in una precarietà che sentono più vicina e che in questo modo li allontana dalle responsabilità della vita. Phoebe Waller-Bridge in questo si rivela davvero una campionessa, riuscendo a tratteggiare personaggi volubili, dal fare vissuto ma che a tratti sono solo dei ragazzini insicuri che nascondono dietro a una maschera di ironia e di apparente menefreghismo tutte le proprie paure. Di questo è emblema il personaggio di Lulu: affascinante e carismatica, ma anche troppo sfrontata ed eccessivamente preda del suo istinto e delle sue pulsioni che finiscono, in più di un’occasione, di metterla seriamente in ridicolo.

Fred e Sam (640×360)

Tramite dialoghi che esprimono al meglio la naturalezza delle situazioni presentate, scene di ordinaria semplicità che si tingono di assurdo solo per quel che riguarda la peculiare ambientazione della serie stessa. Come nella quotidianità di chiunque, ecco che, allora, le scene comiche e drammatiche della serie si rifanno semplicemente alle interazioni tra i vari personaggi e come questi ultimi si rapportano con la propria vita, tra amicizie, rivalità e tensioni sessuali che fanno capolino quando non dovrebbero.

Nessuna patina, nessuna risata fuori campo, nessuna morale o voce della coscienza che invita a fare per forza la cosa giusta: nella comedy si sbaglia, e anche tanto!

In più di un’occasione vi ritroverete, infatti, a sperare che i personaggi non compiano davvero le stupide scelte verso le quali si indirizzano, ma le vostre grida rivolta allo schermo non cambieranno nulla. Questo perché è così che va la vita: niente discorsi saggi e motivanti che orientano verso la giusta via. Solo forti emozioni che spazzano via qualsiasi accenno di ragionevolezza. Solo il desiderio, solo la paura.

Colin e Melody (640×360)

Il grande fulcro della serie è inerente alla sfera romantica, ma l’amore in Crashing non è pulito e pettinato: niente frasi a effetto, niente gesti tanto plateali da farci pensare alle classiche storie romantiche: solo un basilare realismo fatto di tradimenti, ritrosie ad ammettere i propri veri sentimenti, attrazioni e gelosie che si esprimono senza eccessi e con una semplicità disarmante che non per questo provocano meno danni o dolori. Nessuna vittoria per questi personaggi: solo disastri che si susseguono e dai quali spesso escono per ritrovarsi in altre altrettanto spiacevoli situazioni che puntano su un umorismo caustico e molto stesso impietoso, quanto sul sarcasmo dei vari personaggi.

Data questa ottima prima stagione ci saremmo aspettati un rinnovo per una seconda, ma, ahinoi, questo non è mai arrivato. Un vero peccato se si pensa che, pur proponendo una sorta di chiusura di questo primo arco, la serie ci ha lasciato con un grande plot twist che ha ribaltato completamente le carte in tavola e apriva a interessantissimi sviluppi. Nonostante la delusione, come sappiamo bene, le cose sono andate per il meglio e Phoebe Waller-Bridge ha potuto spiccare il volo una volta per tutte, regalandoci Fleabag e la sceneggiatura di un’altra amatissima serie, Killing Eve.

Crashing
Anthony (640×360)

Mentre la talentuosa artista si appresta a partecipare al revival di Mr. e Mrs. Smith e a essere ammirata nell’ultimo capitolo di Indiana Jones, Il Quadrante del destino, noi, tuttavia, non possiamo davvero evitare di domandarci come sarebbe potuta andare se Crashing avesse avuto la possibilità di continuare. Uno dei tanti misteri rispetto ai quali i serializzati non riceveranno mai risposta.

Crashing: e le altre 5 serie tv da vedere se hai amato Fleabag