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Crazy Ex-Girlfriend: nel diorama di Rebecca Bunch

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Attenzione: evitate la lettura se non volete imbattervi in spoiler su Crazy Ex-Girlfriend

Mollare tutto per amore. Lasciarsi indietro anni di successi per cercare una felicità illusoria con un uomo che neanche si ricordava di noi. Una persona realista direbbe che è un’assurdità, un cattivo esempio racchiuso in un titolo, “Crazy Ex-Girlfriend”, in cui la parola “pazza” dovrebbe essere sottolineata tre volte.  Ma poi forse la pazzia di Rebecca Bunch, con le sue canzoni estremamente drammatiche e che sgorgano dal nulla, inizia a diventare perfettamente sensata e in grado di farci immedesimare. Insomma, in quanti prima di uscire di casa non si sono guardati allo specchio immaginando una “Sexy getting ready song”? 

Forse il merito è del genere stesso, dramedy, che con la sua combinazione di elementi contrapposti trasforma un personaggio come quello di Rebecca nell’antieroe per eccellenza. E tutto questo a tempo di canzoni ironiche, sincere e coinvolgenti.

La protagonista, depressa e sotto cura di farmaci, trova la sua isola di felicità nella cittadina di West Covina, luogo in cui si trasferisce rinunciando ad una vita di successi come avvocatessa presso uno studio legale prestigiosissimo. Nonostante West Covina ovviamente non sia in grado di offrirle le stesse opportunità lavorative di New York, lei sente di essere finalmente nel posto giusto. Ma non perché il suo ex ragazzo Josh è qui.

Rebecca Bunch e Josh Chad

Rebecca Bunch si presenta al pubblico come una sconsiderata ma forse anche come estremamente sincera e coraggiosa. Insomma, chi al mondo di oggi rinuncerebbe alla stabilità economica per un qualcosa di così instabile come l’amore? 

Per l’avvocatessa è tutto questione di tempo e dedizione. Fa di tutto per conquistare il suo Josh e in questa sua “missione” riceve anche l’appoggio di molti tra cui in primo luogo quello di Paula, una sua collega nel nuovo ufficio di West Covina. 

Il viaggio di Rebecca si lega dunque con quello degli altri personaggi, che nel corso della serie sono soggetti ad una lenta evoluzione. Anche loro infatti si pongono domande e sfide anche se in maniera inizialmente più implicita. Notiamo questo aspetto soprattutto quando, come la protagonista, iniziano a riflettere tramite degli intermezzi musicali propri.

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Rebecca non vive quindi in un vero e proprio mondo “oggettivo”, ma in un diorama in grado di ripiegare i suoi angoli al centro, occupato da lei. È tramite lei che gli altri personaggi si conoscono per la prima volta e iniziano a intrecciare rapporti, cosa che appare assurda in una cittadina così piccola. Possiamo dire dunque che West Covina aveva bisogno di Rebecca Bunch così come Rebecca Bunch aveva bisogno di West Covina

E adesso giungiamo ad un secondo aspetto.

In quanti hanno visto la serie e pensato “Oh mio Dio, ma parla di me!”? Forse definire Rebecca come “pazza” è effettivamente riduttivo, in quanto lei è semplicemente un’esternazione dei modi in cui almeno uno di noi si è sentito nel corso della vita. Insomma, chi non avrebbe mai voluto fare una “pazzia” per amore? E via così con una lista delle cose stravaganti che tutti, almeno una volta , avremmo o abbiamo voluto fare

Poi però si arriva alla stagione 3, il punto di svolta della serie intera (spoiler alert).

Rebecca, dopo essere stata mollata all’altare da Josh, comincia a compiere follie sempre più grandi. È ancora convinta inconsciamente di poter trovare la felicità solo attraverso gli altri e di doversi sforzare il triplo per inseguire questa sua causa.

Questo suo atteggiamento la porta a toccare il fondo, con un tentativo di suicidio. L’episodio ci porta ad avere una nuova coscienza delle cose, in quanto le azioni “esagerate” di Rebecca vengono diagnosticate come sintomi di un disturbo borderline della personalità. Chiariamolo subito, onde evitare fraintendimenti su una questione tanto delicata: con questo non si vuole dire che certo dire chiunque si sia identificato con la protagonista ne soffra o ne abbia sofferto. Si vuole piuttosto chiarire che guardarsi attraverso Rebecca Bunch significa mettersi in dubbio, porsi delle domande e magari capire qualcosa in più su di sé. L’abbattimento della stigmatizzazione sulla malattia mentale diventa perciò fulcro fondamentale della storia e momento di realizzazione. 

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Possiamo concludere dunque che il diorama di Rebecca Bunch ruoti attorno a lei fino a risucchiarci totalmente. La posizione privilegiata della protagonista, posta al centro del suo mondo, ci invita ad una riflessione più “egocentrica” su chi siamo e sul nostro modo di costruire relazioni. Nel corso della serie il moto narrativo apparente è “la ricerca dell’amore”, elemento che si sviluppa in forme differenti per ogni personaggio: per la protagonista con l’ossessione per Josh, per Paula con il suo sentirsi scontata nella vita di coppia, per il barista Greg con il suo accontentarsi di essere al secondo posto per la donna che ama, per il capo d’ufficio Darryl con il coming out e il desiderio di un figlio e così via. 

In realtà comprendiamo col tempo che la vera “benzina” di Crazy Ex-Girlfriend è esplicitata dallo slogan di una pubblicità del burro che Rebecca vede nel primo episodio della prima stagione: “Chiediti quando è stata l’ultima volta che sei stato davvero felice.”

La ricerca di sé stessi e della propria felicità in un mondo, e non in un diorama, è il punto di partenza e di arrivo di queste storie e Rebecca Bunch, dopo quattro stagioni, sembra averlo capito. Nell’ultimo episodio infatti le viene chiesto di scegliere tra Josh e altri suoi due spasimanti e ex fidanzati nel corso della serie, Nathaniel e Greg. La ragazza medita a lungo sulla sua decisione, chiedendosi con chi sarebbe più felice e realizzata. Ripensa al suo percorso, ovviamente attraverso un intermezzo musicale, e capisce finalmente di dover finalmente ripartire da sé. Si rende conto che la cosa che la rende più felice è la sua passione per la musica, condensata nelle sue canzoni. Così Rebecca rinuncia finalmente ad essere la protagonista super impegnata nella sua posizione relazionale centrale e sceglie di non mettersi con nessuno dei tre uomini.

Insomma, il viaggio di Rebecca Bunch termina proprio com’è iniziato: con una ragazza alla ricerca di sé stessa e della propria felicità. La differenza sta nel fatto che questa volta la ricerca parte dall’interno e non dall’esterno. E forse, anche in questa nuova “missione” , essere un po’ “pazzi” diventa utile