È notte fonda, fuori si sente solo il rumore del vento tra i rami mentre in casa lo scricchiolio delle assi di legno non riesce a farti dormire, così prendi in mano il nuovo numero di Creepshow e accendi una luce. Sotto la protezione delle coperte intoccabili, dove mai nessun mostro si azzarderebbe a farti del male, un’altra storia spaventosa è pronta ad attenderti. Il presentatore è, come sempre, una faccia nota, mangiata dai vermi e dal sorriso demoniaco, metà zombie metà tristo mietitore. Ma non c’è nulla di cui aver paura, non sei infatti tu, giovane lettore, a dover temere le dita adunche di zio Creepy, bensì i malcapitati protagonisti delle storie che stai per leggere.
Per gli appassionati dei racconti del terrore, Creepshow non è di certo un nome nuovo.
Nel 1982 usciva, infatti, al cinema un piccolo film destinato a diventare un cult del genere diretto da George R. Romero (proprio il papà degli zombie in persona) e scritto dal re dell’horror Stephen King. Così come il film originale, anche la serie tv prodotta da Shudder si costruisce attorno a un’antologia, stavolta curata da Greg Notero, che i più conosceranno per il suo lavoro come produttore esecutivo di The Walking Dead. Zio Creepy torna quindi come narratore silenzioso per introdurci a nuove, terrificanti storie che spaziano dal body horror, alle storie di fantasmi fino ad arrivare alla fantascienza.
Similmente a un fumetto in carta e ossa, anche Creepshow divide ogni sua puntata in due parti che raccontano, appunto, due storie separate le une dalle altre. In questo modo non solo non si rischia, quasi mai, di annoiarsi davvero ma la struttura della serie tv sembra sempre più ricalcare quella dei comics vecchia scuola. Ecco, in merito all’annoiarsi purtroppo questo spesso e volentieri accade nonostante le ottime premesse dei primi episodi. Se infatti Creepshow inizia la sua corsa con il botto, purtroppo la stragrande maggioranza degli episodi successivi non riesce a tenere il passo.
La prima stagione della serie tv è andata in onda nel 2019 con un pilot intitolato “Gray Matter”, tratto da un racconto di Stephen King e capitanato da un Giancarlo Esposito in una veste totalmente inedita. La storia è quella di una cittadina sconvolta da una tempesta improvvisa e furiosa e da una minaccia ancora più silenziosa e macabra. Un primo episodio che ha in sé tutto quello che ci si aspetterebbe (e augurerebbe) da un’antologia: sintesi, suspence e spavento. Tre magiche “s” che creano in noi grandi aspettative per gli episodi successivi.
Il seguito della stagione, però, procede tra alti e bassi con alcuni picchi narrativi raggiunti da “The Man in the Suitcase”, “Lydia Layne’s Better Half” e “Skincrawlers” mentre il resto delle storie naviga nella mediocrità. Sia chiaro, anche le puntate più brillanti sono caratterizzate da un’aura campy che le mantiene a un livello qualitativo medio. Senza infamia e senza lode. Non prendendosi mai totalmente sul serio, Creepshow punta tutta su quel sottogenere horror che ha fatto la fortuna di pellicole ingiustamente denominate di serie B. Il tono grottesco, che caratterizza l’intero prodotto, si mescola quindi di volta in volta a scelte narrative diverse. Il problema è che non tutte riescono allo stesso modo.
Per un episodio davvero riuscito come “Skincrawlers”, che ha persino una morale di fondo, corrispondono i venti minuti infernali di “By the Silver Water of Lake Champlain” dove niente ma proprio niente funziona come dovrebbe. Il campy, in questo caso, lascia il posto al trash più becero tra attori incapaci, incoerenza e noia generale. Ed è in tal modo che la prima stagione di Creepshow si chiude in maniera estremamente negativa.
Il problema delle antologie è sempre lo stesso: non accadrà mai che tutte le storie siano sullo stesso livello.
Siano esse televisive o letterarie (un valido esempio sono le raccolte di racconti dello stesso Stephen King), le antologie non riescono quasi mai a mantenersi costanti per tutto il tempo. Una verità dimostrata non solo da Creepshow ma anche da illustri colleghi come The Twilight Zone o Black Mirror, che avrà molto da dimostrare con l’imminente sesta stagione. Ecco perché le antologie seriali, seppur con qualche eccezione, raramente riescono a conquistare una grossa fetta di pubblico e a tenerla affiliata negli anni.
Arrivato alla sua terza stagione, lo show di Nicotero continua a vivere oscillando sempre come una nave in alto mare. Solo in virtù di alcune storie riesce a restare a galla, ma per quanto a lungo ancora? Sicuramente, la serie tv è un’alternativa valida per tutti quelli in astinenza da antologia horror, ora che anche Channel Zero si è conclusa. Mostri, zombie, incubi e fantasmi sono pronti a infilarsi accanto a voi sotto le coperte.