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Criminal Minds è una serie semplicemente immortale

Jeff Davis non poteva saperlo, ma il 2005 si sarebbe presto rivelato l’anno decisivo non solo per la sua carriera, bensì anche per l’intera storia delle Serie Tv crime. Quanti creatori, d’altronde, riescono a immaginare il futuro che la loro nuova creazione avrà? Farlo è estremamente complesso, forse impossibile. Per quante idee si possano avere, prevedere se andranno in porto non è semplice. In gioco ci sono troppi interrogativi, e tra questi anche la reazione da parte del pubblico e della critica, due ragioni per cui abbiamo spesso dovuto salutare anche valide Serie Tv. Quando si comincia a mettere in atto una grande idea si crea un banco di prova, una prima stagione che non ha troppe pretese se non quella di tastare il terreno, capire che effetto avrà e che cosa accadrà. Jeff Davis ha fatto lo stesso, lo ha fatto come tutto il resto degli altri autori, solo che per lui le cose sono andate in un modo quasi singolare. La sua creazione per eccellenza, Criminal Minds, continua infatti ancora adesso a raccontare la sua storia (spesso basata su eventi realmente accaduti). Lo fa ancora adesso dopo quasi vent’anni. Lo fa nonostante, in questo lunghissimo lasso di tempo, il mondo delle Serie Tv si sia trasformato, nonostante noi ci siamo trasformati. Ogni cosa deve fare i conti con il passato, ma questo non vale per Criminal Minds. Non vale perché, ancora adesso, questa continua a essere una Serie Tv semplicemente immortale.

Disponibile su Disney+ dal 18 gennaio 2023 con un nuovo episodio ogni settimana, Criminal Minds Evolution torna con una sedicesima stagione che avvalora ciò che abbiamo sempre saputo: in alcuni casi è impossibile dire la parola addio

Criminal Minds (640×360)

Il mondo del crime, come abbiamo visto anche attraverso NCIS (la cui diciannovesima stagione è disponibile dall’11 gennaio 2023 su Disney+) e la nuovissima Daily Alaskan (disponibile sempre su Disney + dal 15 febbraio con un episodio a settimana), ci ha sempre affascinati, soprattutto grazie a un racconto che in questi anni ci ha fatto scuola in modo esemplare. Criminal Minds non si è mai limitata a raccontare il drammatico destino di una vittima e di un colpevole da prendere ma, al contrario, ha sempre cercato di raccontare la storia senza mai fare sconti. Criminal Minds non si è mai accontentata, non si è mai limitata a essere una storia dalla caratteristiche misteriose in cui la risposta che si cerca ha a che fare con il nome del colpevole. Non lo è stata all’inizio, non lo è stata in questi quasi vent’anni. E’ sempre stata qualcosa di più. Di molto di più.

Banalmente potremmo dire che Criminal Minds cerchi di capire chi sia il colpevole in mezzo alla folla, il folle omicida da trovare e sbattere dentro una cella. Ma, profondamente, Criminal Minds parla di logica, matematica, immediatezza. Come un dottore con il suo paziente, la serie mette in atto uno studio che tenta di far prevenzione, provando a capire in che modo evitare che un determinato evento possa concretizzarsi. Per riuscire in questo difficile puzzle, L’Unità di Analisi Comportamentale cerca di ricostruire il profilo di un serial killer con l’obiettivo di poter anticipare le sue mosse, scovarlo prima ancora che agisca e commetta l’irreparabile. Perché c’è una legge che Criminal Minds ricorda bene: trovare il colpevole non azzera i fatti. Non riporta indietro le vittime. Trovare il colpevole è la conseguenza di un omicidio, ed è proprio questo ciò che i personaggi provano a combattere e prevenire ogni giorno.

E’ la logica unita all’intuito il più grande detective della oramai quasi ventennale serie, il motore che accende il cervello cercando di far capire ai personaggi che tipo di caso abbiano di fronte, che tipo di serial killer stiano cercando. Vent’anni sono tanti, ma non è la quantità di tempo speso con noi a rendere questa produzione statunitense grande. E’ la sua abilità nel reinventarsi, nel sapere – ancora oggi – mettere in atto una domanda a cui si procede con tesi, antitesi e sintesi. I personaggi della serie valutano tutti i dettagli restituendo importanza anche a ciò che è apparentemente vuoto e privo di spessore, consegnandoci così una storia che non fallisce mai perché in grado di vedere lì dove forse nessuno avrebbe visto.

Criminal Minds Evolution (640×360)

Ogni cosa, d’altronde, in Criminal Minds ha un rimando o un significato. Ogni piccola particella comunica ai protagonisti in che modo agire, come comportarsi, e il motivo è semplice e ovvio tanto quanto geniale: ogni cosa è comunicazione. I personaggi della serie sono abituati a farsi strada nei casi anche, e forse soprattutto, attraverso la comunicazione non verbale. Il linguaggio del corpo, il modo di parlare di un soggetto, di camminare o riporre un oggetto: ogni cosa ha un suo valore, e cambia da persona a persona. E’ proprio questo studio a 360 gradi a impedire a Criminal Minds di diventare ripetitiva nonostante il passare del tempo e delle dinamiche di ogni puntata: in un modo visto raramente nel panorama seriale, la serie continua a reinventarsi episodio dopo episodio, sfuggendo così alle leggi della banalità.

Nel corso di questi anni Criminal Minds ci ha reso attenti nei confronti di qualsiasi dinamica, anche quella che accadeva nel paesino di fianco al nostro. Anche quando si trattava di una merendina rubata, la nostra mente cominciava un viaggio che iniziava e finiva con un’intervista cognitiva e con una serie di motivi per cui alla fine potesse essere andata in un modo piuttosto che in un altro. Ma Criminal Minds ci ha raccontato anche qualcosa di più, un qualcosa che ha a che fare con l’amicizia (e Derek Morgan e Penelope Garcia questo lo sanno bene) e la vulnerabilità, con la logica, la razionalità e l’irrazionalità. Criminal Minds è tutto quello che forse dall’esterno non si percepirebbe mai, una perla tra i crime che va oltre la domanda chi è la vittima e chi è il colpevole e che, con ingegno e genalità, scrive la storia di questo genere fin dal 2005, fin da quando Jeff Davis non sapeva esattamente cosa stesse creando e, senza forse esserne pienamente cosciente, stava allestendo la vetrina per eccellenza del genere crime.

Criminal Minds – L’inizio della fine