Serie tv come Criminal Minds lasciano indubbiamente una grande impronta nel mondo televisivo. La serie creata da Jeff Davis nel 2005 è tornata con una nuova stagione nel 2023, dopo che pensavamo di averle detto addio per sempre con la quindicesima stagione (potete recuperare tutte le stagioni in streaming su Disney+) Speravamo proprio di rivedere l’Unità di Analisi Comportamentale (o BAU) e, anzi, sotto sotto sapevamo che non poteva finire per sempre (anche perché è una serie immortale). Il format della serie creato da Jeff Davis, infatti, potrebbe andare avanti ancora per molto tempo, soprattutto perché negli ultimi anni è cresciuto l’interesse da parte del pubblico per gli argomenti crime e true crime. Le ragioni dietro al successo di una serie che negli anni ha avuto ben due spin-off – Criminal Minds: Suspect Behavior e Criminal Minds: Beyond Borders – sono molteplici, poiché non ha mai smesso di appassionare gli spettatori.
Criminal Minds è figlia del suo tempo: è nata quando le serie procedural erano all’ordine del giorno e, nonostante ciò, è riuscita a distinguersi e a emergere tra tutte le altre.
Criminal Minds è stata la prima serie tv ad affrontare in modo totalmente nuovo il concetto di narrazione crime seriale. Se la maggior parte delle serie in onda in quel periodo concentrava la narrazione sul come avvenivano certi tipi di crimini (come CSI o NCIS dei quali non riusciamo a fare a meno) o sul modo in cui veniva processato e incastrato il colpevole di crimini efferati (come, per esempio, Law & Order), Criminal Minds ha invece introdotto una nuova prospettiva.
Il fulcro del racconto dei casi in cui si imbatte la Squadra di Analisi Comportamentale non è tanto il come avviene un crimine, ma il perché. Perché una determinata persona ha commesso un crimine? Perché è arrivata a compiere un gesto estremo? Criminal Minds ha portato il pubblico alla scoperta della psicologia criminale, un termine che oggi non ci suona affatto nuovo ma che all’epoca della messa in onda era un concetto ancora estraneo al grande pubblico.
Entrare nella mente di un serial killer e dei più spietati criminali è l’obiettivo della squadra speciale dell’FBI, perché solo in questo modo è possibile stanare, anticipare e prevenire crimini violenti. Criminal Minds ci ha raccontato dei serial killer in modo totalmente inaspettato. Ha cercato di “umanizzare” quello che è sempre stato de-umanizzato in altri prodotti televisivi. Ci ha spiegato che siamo tutti esseri umani e che, dopotutto, non siamo poi così diversi l’uno dall’altro. Cercare di capire perché una persona può arrivare a compiere un atto violento, attraverso lo studio del suo comportamento e della sua psicologia, è ciò che contraddistingue questa serie da tutte le altre.
È così che la prima stagione di Criminal Minds è stata una boccata d’aria fresca.
La figura del profiler, prima di allora sconosciuta ai più, viene introdotta nella prima stagione attraverso Jason Gideon (un incredibile Mandy Patinkin), il capo dell’Unità Analisi Comportamentale. Gideon è il membro più esperto della sua unità, e il primo a spiegare che per riuscire a catturare un S.I. (un Soggetto Ignoto) bisogna prima di tutto riuscire a comprendere la sua mente criminale. Quello del profiler, come scopriamo durante le stagioni, è un lavoro impegnativo e tremendamente debilitante, dal momento che chi sceglie di intraprendere questa carriera è costantemente proiettato dentro la mente dei più efferati criminali.
Il punto di forza di Criminal Minds è, anche, il modo in cui vengono raccontati i singoli casi all’interno di ogni puntata. Infatti, all’inizio di ogni caso, lo spettatore conosce fin dall’inizio l’identità dell’S.I., al contrario degli agenti dell’FBI. Il punto di forza sta proprio in questo: non scopriamo man mano, insieme ai protagonisti, l’identità del criminale, bensì vediamo in che modo lavorano le menti degli agenti per riuscire a capire chi è il colpevole. Il modo in cui Hotch, Morgan, Reid, JJ, Prentiss e gli altri membri della squadra utilizzano la scienza per cercare di capire la psiche umana è incredibilmente affascinante.
Sono proprio i protagonisti di Criminal Minds un altro punto di forza di questa serie mastodontica.
L’abilità di Criminal Minds di costruire dei personaggi credibili ai quali ci siamo fin da subito affezionati, portando avanti le loro storie personali insieme ai casi ai quali lavorano, non è affatto una cosa trascurabile. Tra tutti i protagonisti, però, quello a cui il pubblico si è più affezionato è forse Spencer Reid, il “genio” della squadra (ma, purtroppo, un genio infelice). Reid è l’anima di Criminal Minds, poiché dimostra che avere a che fare con le menti criminali è un rischio per affrontare se stessi e le proprie emozioni. Reid dimostra che scavare dentro i meandri della mente umana aiuta a diventare degli esseri umani migliori.
Criminal Minds è senza dubbio una delle migliori serie crime di sempre, soprattutto perché ci pone davanti a un quesito tanto importante quanto pericoloso: quanto è sottile la differenza tra una persona comune e un potenziale criminale? Una serie che ha lasciato il segno e che continua ad affascinare, soprattutto perché molti casi di cui parla sono tratti da tristi episodi accaduti realmente.