Immaginando Max vivere in carcere sentendosi più o meno a suo agio, ho subito immaginato anche Caroline. Inutile dirlo: sarebbe decisamente un disastro. Anzi, una tragedia! Ha già faticato tanto per lasciarsi alle spalle la vita agiata che aveva quando stava a Manhattan, fatta di lussi e ricchezze, per sostituirla con la vita stancante e deprimente fatta esclusivamente di lavoro. Ritrovarsi a Litchfield, a condividere i bagni e a dormire su letti improvvisati, a mangiare il cibo scadente della mensa e a centellinare i prodotti acquistati allo spaccio…. Come se il disprezzo e la repulsione per il luogo non bastassero, dovrebbe far fronte anche al caratteraccio delle detenute. Le nere, le ispaniche, le vecchie, le bianche… litigherebbe con ogni gruppo, ma ad un certo punto smetterebbe di buttarsi giù e troverebbe il lato positivo. In ogni esperienza c’è un lato positivo. Verrebbe fuori la Caroline grintosa e intraprendente, e dopo mille difficoltà riuscirebbe a ritagliarsi il suo spazio e a stringere qualche amicizia.
