È l’alba del nuovo millennio quando la storia dei procedural investigativi cambia irrimediabilmente e lo fa con gran stile. Bastano poche note di un pezzo che spacca degli Who per farci capire di essere di fronte a qualcosa di diverso, di pienamente innovativo. Così nasce CSI – Scena del Crimine, tra scroscianti applausi e un rinnovato interesse da parte del pubblico. Capace di raccontare indagini in un modo che mai si era visto in tv e in grado di risultare tanto cruda quanto appassionante, la serie incentrata sulla squadra della scientifica di Las Vegas guidata dall’inimitabile Gil Grissom (William Petersen) riuscì in poco tempo a diventare un prodotto assolutamente imperdibile. E con una formula come la sua, come avrebbe potuto non ottenere un così grande successo? Casi accattivanti che permettevano di portare in scena come mai visto prima i prodigi e i progressi della scienza, un gruppo variegato di protagonisti carismatici e in continua evoluzione nella cornice della narrazione, citazioni a effetto e quel tocco di macabro che piace tanto e che fa quasi avvertire il brivido della trasgressione…
Dire che CSI: Crime Scene Investigation, show CBS prodotto da Jerry Bruckheimer per la rete CBS, ebbe un ottimo riscontro è dire poco.
L’annuncio di un primo spin-off di CSI ambientato in quel di Miami e poi di un secondo a New York City non sorprese il pubblico, sempre più affamato di casi da risolvere e di personaggi da conoscere. Stesso format, nuovo cast e nuove ambientazioni capaci di distinguersi. Ecco così che la fame dello spettatore poteva essere saziata da tre show che condividevano la stessa anima e lo stesso format di base, ma che erano anche capaci di offrire al contempo spunti ed elementi diversi che accontentassero ogni palato. Poi, i crossover, la diffusione di videogiochi investigativi a tema, fino alla creazione di un ulteriore spin-off nel 2014, CSI: Cyber, incentrata su casi a sfondo tecnologico e sul web. Il più recente prodotto del franchise è poi CSI: Vegas, che richiama all’azione due tra i più amati personaggi della serie originale in un revival largamente apprezzato dal pubblico.
Ma, al netto di ciò, quale può essere considerata la versione migliore del brand di CSI? Quale la sua massima rappresentazione?
A nostro parere non ci sono storie: anche se gli spin-off della serie sono a loro modo prodotti intrattenenti e con grandi pregi dalla loro parte, CSI: Scena del Crimine, la prima serie del brand di CSI, la fa da assoluta padrona, nonostante un inevitabile calo nelle ultime stagioni. Ma andiamo con ordine. A volte è proprio vero: il primo a more non si scorda mai. Partiamo da un presupposto apparentemente scontato ma su cui vale comunque la pena di soffermarsi: l’effetto novità. Lo abbiamo già detto, ma ci pare opportuno ribadirlo ancora: la prima stagione di CSI ha davvero segnato una piccola rivoluzione nel mondo della serialità moderna e del modo in cui potevano essere portati in scena in maniera innovativa i gialli investigativi: il pubblico non aveva mai visto niente di simile e le polemiche non tardarono ad arrivare.
Da un lato c’era chi riteneva la serie troppo spinta nel mostrare la violenza, così come le autopsie e alcune tematiche scottanti, da un altro chi invece sosteneva che spiegare così nel dettaglio le modalità di investigazione della scientifica potesse mostrare ai criminali gli errori da non commettere nelle loro azioni illecite. E, come ben sapete, dove c’è polemica c’è interesse. Tuttavia, anche se la CSI di Las Vegas è stata la prima a introdurre tale format, questo non è questo l’unico motivo che ci ha spinta a porla sul gradino più alto del podio.
Ciò che infatti fa emergere questa serie rispetto ai suoi spin-off è l’incredibile commistione data da atmosfere più dark e oscure e di personaggi davvero interessanti, capaci da soli di portare sulle proprie spalle il peso della narrazione e, al contempo, di far affezionare milioni e milioni di fan. Se, dopotutto, la serie ha saputo resistere per ben quindici stagioni (sedici se si conta la miniserie che conclude il tutto), nonostante i tanti abbandoni del cast storico della serie, un motivo c’è. Pur potendo contare su un protagonista principale attorno a cui vertono le principali trame orizzontali, CSI è da sempre stata una serie corale, aspetto certamente non comune per le serie investigative dell’epoca. Tutti i suoi personaggi hanno infatti modo di essere esplorati nel dettaglio, evolvendosi di stagione in stagione e portando avanti storyline parallele che hanno saputo entusiasmare il pubblico.
A guidare la squadra del turno di notte agli inizi abbiamo infatti un meraviglioso Gil Grissom, saggio e arguto quanto socialmente impacciato, esperto di entomologia e con un disturbo uditivo che minaccia la sua professione. Abbiamo poi Warrick Brown, intelligente e “cool” che cerca di combattere il suo problema con il gioco nella capitale dell’azzardo, Sara Sidle, precisa e determinata che cela un passato di traumi e abusi. Troviamo anche Catherine Willows, ex spogliarellista e madre single, tanto empatica quanto seria e forte e Nick Stokes affabile e competente, con un trauma infantile alle spalle. Ma non solo loro: tanti sono i personaggi che affollano i laboratori della scientifica e che acquisiranno sempre più importanza e spessore con il passare delle stagioni.
Non che CSI: Miami o New York non presentino buoni personaggi: se, tuttavia in CSI: Crime Scene Investigation tutti brillano in eguale modo, è innegabile che negli spin-off l’attenzione del pubblico si focalizzi molto di più sui capi della scientifica piuttosto che su tutti i detective e scienziati. In Miami, infatti a ottenere la maggior parte dell’attenzione è l’iconico Horatio Caine, che però, finisce per incarnare in più occasioni il tipico eroe dei film polizieschi alla vecchia maniera con la sua mira perfetta e i suoi immancabili occhiali da sole (sarebbe interessante contare quanti criminali abbia fatto fuori lungo il corso delle dieci stagioni della serie).
CSI: NY, d’altra parte, riesce a convincere molto, al di là dei casi, per le suggestive ambientazioni metropolitane della Grande Mela e per l’interpretazione di Gary Sinise. A rappresentare invece l’anello forse più debole pare invece essere stato CSI: Cyber, che, volendo portare in scena casi più legati al web e alla tecnologia si discosta forse troppo da quello che era il concept iniziale del franchise, finendo per distanziarsi troppo dal format di riferimento. Non sorprende quindi che la serie sia incorsa in un’inevitabile cancellazione a termine della sola seconda stagione.
Come non sorpresero gli annunci di spin-off, così non stupì nemmeno la notizia di una serie che fungesse da revival allo show originale, CSI: Vegas già ora rinnovata per una seconda stagione. Una serie che si adatta ai canoni moderni riducendo il numero degli episodi e aprendosi a una trama spiccatamente orizzontale che coniuga il passato con il nuovo.
Ma CSI: Scene Crime Investigation ha dalla sua anche altri pregi oltre all’ottima scrittura e alla caratterizzazione dei personaggi. Nella serie, infatti, è impossibile non restare affascinati dalla suggestiva ambientazione data da Las Vegas, la città del vizio per eccellenza, con i suoi deserti e i suoi casinò, dalle atmosfere cupe messe in risalto dalle luci accese nella notte. Inoltre, al netto dei sempre interessanti “casi della settimana”, a fare da padrone sono anche alcune sottotrame orizzontali che sono riuscite a tenere lo spettatore incollato allo schermo per tantissime puntate. Impossibile non citare, ad esempio, tutta la storyline del Killer delle miniature, nemesi di Grissom e grande nemico di tutta la settima stagione, o il temibile killer delle coppiette che torna in più frangenti tra la nona e l’undicesima. Che dire poi del doppio episodio speciale diretto dal visionario regista Quentin Tarantino che chiude la quinta stagione?
Ciò che però ci spinge privilegiare CSI: Crime Scene Investigation sui suoi altri spin-off è anche la grande importanza che la serie riserva alla componente della scientifica (che altrove viene in parte relegata al servizio dell’azione), dagli esperimenti e ai test, dalle analisi ai risultati di teorie e speculazioni. Ciò comporta che, per la prima volta, a uscirne come i veri eroi sono i tanto bistrattati “topi da laboratorio” che riescono a risolvere anche i casi più impossibili grazie al loro ingegno.
Anche se, al tramonto del 2022, il famoso effetto CSI che impazziva nei primi del 2000 è, per forza di cose venuto meno, è impossibile dimenticare l’influsso che le serie sulla scientifica hanno avuto nel panorama seriale, e, più in generale, culturale della nostra società. Merito di una serie ben scritta e curata che, anche oggi continua a risultare godibile e appassionante e a far scaturire dentro di noi una, grande, grande nostalgia.