Preferiresti vivere in pace da “Signor Nessuno”, morire vecchio, puzzando di piscio, oppure andare col botto, profumare di buono, ma non arrivare al tuo trentesimo compleanno? (Dexter DeShawn – Cyberpunk 2077)
Gloria, fama, redenzione, diventare una leggenda, sta a te la scelta, ma tutto ciò si ottiene in un solo modo: con una morte epica. Night City pulsa, vive con una coscienza propria, soddisfa le sue lussuriose voglie nutrendosi di quei pochi che dal nulla più squallido decidono di scrivere la storia. La città è un labirinto terribile ma affascinante al contempo dove le regole non sono scritte dall’uomo o dalle macchine, ma dalla città stessa. Ed è qui, proprio qui, dove l’animo umano viene intrappolato in favore di una routine squallida e opprimente che alcuni canti di rivolta iniziano la loro sinuosa esibizione.
Cyberpunk: Edgerunners non è una storia di rivalsa, non è il racconto di come chiunque possa diventare un eroe, Cyberpunk: Edgerunners è la storia di quanto possa essere assordante il tonfo che fa una leggenda quando cade.
David Martinez nasce e cresce dove non avere niente è una forma di ricchezza, dove chi non può pagare è destinato ad affogare nei succhi gastrici di una città che ti cattura e fagocita al suo interno. Morire a Night City è spesso la fine di una sofferenza senza fine cominciata nell’esatto momento in cui si è iniziato a respirare.
Ma è qui che nascono le leggende!
David cade nel baratro, vittima di una terribile e asfissiante ingiustizia decide inconsciamente di autocondannarsi a morte pur di fuggire da quel tremendo destino a cui è stato legato indissolubilmente. La predestinazione che lo ha condotto a poter padroneggiare e sopportare uno strumento di tortura lo instrada fin da subito su un sentiero nero. Perché a Night City se si hanno i mezzi per fare grandi cose non necessariamente si hanno grandi responsabilità.
L’eroe a NC è il surrogato di un concetto solo apparentemente “buono”. Perché qui nessuno vuole essere salvato o “redento”.
David si dimena freneticamente tra i vicoli, le fogne e i lussuosi palazzi del potere non per una grande causa, ma per l’affermazione di un modo di pensare e vivere che vanno fuori dai classici schemi. Il suo equilibrio distrutto viene in parte riallineato dall’incontro con un’emozione straniante. Il rapporto con Lucy non è una storia d’amore o un’attrazione sessuale qualunque, ma è un valzer tra un voltastomaco di emozioni e un picco di paradisiaca estasi.
In uno scenario dove nulla può sbocciare tra l’asfalto e l’acciaio, il ballo che le anime di David e Lucy inscenano è il trionfo di un poetico sentimentalismo morboso. Un’inconcepibile esibizione al chiaro di una luna oscurata e spaventosa.
Ed è per quel brivido misterioso che prova che David scala la vetta. Il suo percorso per diventare una leggenda altro non è che un segno di protesta per quel sistema che non gli ha permesso di amare o di potersi sentire vivo prima di ora. Il perfido giogo delle corporazioni nell’universo di Cyberpunk: Edgerunners mira proprio all’autoconservazione e alla proliferazione imperterrita di un mondo dove per provare emozioni bisogna trasformarsi sempre di più in una specie di ibrido tra macchina e uomo.
Ma l’inganno della tecnologia funziona soltanto laddove le vere emozioni risultano completamente sotterrate.
Dalle ceneri di un cuore distrutto e di un’anima svuotata, David baratta la sua forma umana in favore di un corpo robotico che lo divora dall’interno. Il cyberware di cui abusa lo rende imbattibile giusto il tempo di salvare ciò che lo ancorava al suo animo umano. Lo scontro finale con Adam Smasher è la folle opzione da harakiri necessaria a sublimare e rendere vera quella sequela di emozioni provate in pochi singoli attimi folli. Perché è in quegli istanti di genuina umanità che egli è riuscito a trovare veramente un senso alla sua scalata funambolica.
Da nessuno a leggenda.
Il cammino di David Martinez lo ha portato sul punto più alto e lo ha messo di fronte a un bivio terribile e maestoso al contempo: cadere per innalzarsi o abbassarsi per non cadere. Una scelta ardua solo per chi non vuole lasciare questo mondo scrivendo il proprio nome nel cielo. Le leggende si riconoscono da questo: da quanto rumore fanno cadendo.
Il tonfo di David Martinez riecheggerà all’infinito nell’olimpo di Night City.
Non c’è niente di poetico in una morte senza eco, ma c’è un fatidico fascino nel morire come una leggenda.
Cyberpunk: Edgerunners è la storia di come un uomo possa scegliere il proprio fato, la propria importanza nella storia, semplicemente stabilendo come lasciare questo mondo. David avrebbe potuto scegliere di morire vecchio, tranquillo, felice, ma ha deciso di non vedere più l’alba, di non vedere il suo trentesimo compleanno, pur di regalare la luna a Lucy e pur di scrivere il suo nome nella leggenda.
L’epopea di David Martinez comincia dal nulla, cresce nella sofferenza, prospera nella perdita, risorge dalla cenere e culmina con un’esplosione assordante. Non si può vivere in eterno ma si può riecheggiare per sempre.