Non ha aderenza storica! Non è realistico! Bene, l’abbiamo detto e possiamo andare avanti. Da Vinci’s Demons è una serie troppo ben costruita per farsi scoraggiare da eventuali inesattezze storiche.
L’ambientazione
La storia del giovane Leonardo Da Vinci si sviluppa nella meravigliosa Firenze di Lorenzo il Magnifico. Il mecenate italiano per eccellenza regna su una città florida, moderna e meravigliosamente dissoluta. Qui, l’Artista passa le sue giornate fra gonne, oppio, e scienza. Ed è davvero difficile riuscire a capire da quale dei suoi tre passatempi preferiti tragga più piacere. Con i suoi compagni di avventura Nico e Zoroastro, ogni episodio si trasforma in una piccola perla di ingegno, in cui a farla da protagonista è proprio la mente acuta di Leonardo.
Il punto cardine della trama è questo infatti: tutto deve essere sacrificato per la scienza. Tutto deve essere portato avanti in nome della scienza. La sete di conoscenza di Leonardo non ha alcun limite. E spesso, a causa di curiosità che si spingono un po’ troppo oltre o in seguito a un’idea che si è rivelata essere, seppur esatta, un po’ troppo arguta, si trova a dover fuggire da morte certa.
Le donne
Nel più classico dei classici, i problemi di Leonardo da Vinci iniziano con una donna. L’incontro con Lucrezia Donati, amante del Magnifico, sarà fondamentale per ingraziarsi l’ufficioso regnante di Firenze. Da quel momento in poi, la trama di Da Vinci’s Demons prende vita. Leonardo si troverà coinvolto in una serie di progetti e intrighi che, nel peggiore dei casi, potrebbero portare alla distruzione di Firenze (e del mondo intero). Lucrezia non è l’unica donna presente nella vita di Leonardo, ovviamente. È legato alla giovane Vanessa da un profondo legame di amicizia. L’amore nei confronti della madre perduta, quando era solo un bambino, lo spinge oltreoceano. Con Ima, Sacerdotessa Inca, si legherà in un rapporto carnale e spirituale per ritrovare un fantomatico tomo, Il Libro delle Lame, che potrebbe cambiare le sorti dell’umanità.
Le Sette
Che Leonardo sia una persona fuori dal comune è dimostrato dal contatto instaurato con lui dal Turco, un misterioso personaggio di origini orientali appartenente ai Figli di Mitra. Con l’avanzare della storia, scopriremo che si tratta di una setta che si propone apparentemente di proteggere ed esaltare il valore della scienza. Il fine ultimo, però, dei Figli di Mitra è scoprire il mistero dell’origine del mondo. L’apertura di una tale possibilità spinge l’Artista a perdere qualsiasi inibizione si fosse imposto fino a quel momento. Contrastano l’azione dei Figli di Mitra, gli uomini del Labirinto, un gruppo di spietati uomini di scienza e di chiesa che invece vorrebbero distruggere il Libro delle Lame. Anche loro tenteranno di ingraziarsi Leonardo, senza però riuscire nel loro intento.
È chiaro che la sete di conoscenza di Leonardo non conosce vergogna o morale alcuna, ed è proprio per questa sua caratteristica che finisce per collaborare con i Figli di Mitra. Il suo mantra è “Se puoi pensarlo, puoi realizzarlo”. Il genio toscano non si fa alcuno scrupolo nel rischiare la propria vita (o quella degli altri) in nome di un’idea che sembra essere geniale e rivoluzionaria, ma che potrebbe potenzialmente finire in tragedia.
Similitudini storiche
In molti hanno ferocemente criticato Da Vinci’s Demons per l’assenza di realismo, per aver sorvolato sul fatto che Leonardo abbia subito diversi processi per sodomia, per aver dipinto Leonardo come un drogato senza arte né parte, che non riesce a combinarne una giusta. In realtà, si tratta di inezie che hanno poco a che fare con lo sviluppo di un prodotto televisivo. Tim Riley infatti restituisce un’ottima interpretazione e sicuramente resta fedele all’antico genio di Vinci nella sua dimensione più conosciuta: l’uso spregiudicato della mente.
Leonardo Da Vinci è storicamente un personaggio dalle mille idee, sempre a lavoro su un nuovo progetto. I grandi principi italiani del ‘400 hanno più volte – senza riuscirci – cercato di accalappiare la mente del genio, spendendo fior di quattrini e spesso finendo per restare senza denaro e con solo lo schizzo di un’idea in mano. Da questo punto di vista, il Leonardo di Da Vinci’s Demons è molto più simile al suo reale predecessore di quanto possa sembrare.
La sete di conoscenza
Leonardo sa di essere un genio e non esita a vendersi al miglior offerente, spesso offrendo un decimo rispetto a quello che potrebbe partorire. Quella di Leonardo non deve essere però considerata negligenza, al contrario. Siamo di fronte ad un personaggio in costante movimento, oberato dalla mole dei suoi pensieri. Ed è in quest’ottica che va letto l’edonismo di Leonardo, mai fine a se stesso. L’oppio gli serve per allargare la mente, per ampliare quegli orizzonti che ancora non riesce ad abbattere. La sua relazione con Lucrezia Donati è voluta, ma è soprattutto necessaria per realizzare i suoi progetti. Ama i suoi amici, ma anche loro hanno una funzione. Zoroastro è il suo braccio destro e Nico il suo fedele topo da laboratorio.
L’ossessione che Leonardo ha nei confronti della conoscenza è descrivibile solo come crudele. La conoscenza è l’unico, grande demone di Da Vinci. È indubbio infatti che gli affetti non saranno mai la sua priorità. Anche la sua stessa vita è sacrificabile nei confronti di quello che per lui è un bene superiore. A salvarlo dall’oscurità assoluta è la sua capacità di riuscire a salvare la situazione e a ottenere il suo rendiconto. Il perfetto deus ex machina.
Concludendo, affermare che questa Da Vinci’s Demons non dica nulla di nuovo, sarebbe sottolineare l’ovvio. Ma ciò non deve necessariamente implicare che il prodotto finale non sia godibile o che debba essere affossato. In fondo, Netflix ha la sua sezione dedicata ai documentari. E l’Italia ha gli Angela.