Attenzione: L’articolo contiene spoiler su Daisy Jones and The Six.
A distanza di alcuni mesi dal suo rilascio su Amazon Prime Video, è possibile soppesare in maniera maggiormente razionalizzata il lascito di Daisy Jones and The Six, la serie tv tratta dall’omonimo romanzo del 2019 di Taylor Jenkins Reid. Disponibile sulla piattaforma a livello internazionale dal 3 marzo, la trasposizione seriale conferisce animo concreto alle battute che, già in precedenza, nero su bianco, sono state in grado di appassionare migliaia e migliaia di lettori in giro per il globo. Il bestseller, come qualsivoglia opera letteraria, alimenta la forte immaginazione del fruitore, permettendo di volare con la fantasia pagina dopo pagina, figurando mentalmente i tormentati protagonisti del racconto. Con l’adattamento televisivo, la storia di Daisy Jones and The Six prende vita, cristallizzando sullo schermo quelle parole tanto figurative e un racconto in cui la musica è parte integrante. Per l’occasione, il falsodocumentario che segue l’ascesa e il declino della fittizia band fa un lavoro colossale, al pari dei veri biopic cinematografici che tanto sono di tendenza negli ultimi anni.
E’ come se i Daisy Jones and The Six prendessero vita e fossero esistiti realmente, in un progetto sensoriale stracolmo di musica.
Con una brillante attenzione per il dettaglio, la serie tv imbastisce un racconto transmediale, estendendosi e rendendosi disponibile su più piattaforme e portali. D’un tratto, nel giro di poche settimane (soprattutto prima del suo rilascio su Amazon Prime Video), la fittizia band protagonista dello show pare prendere vita nella realtà, dopo ben tre anni dedicati alla realizzazione delle canzoni originali della colonna sonora.
Il 25 gennaio 2023 è stato rilasciato il singolo originale Regret Me, anticipando di molto il debutto della serie tv. A meno di un mese di distanza esce il secondo singolo promozionale, Look at Us Now (Honeycomb), uno dei brani manifesto della storia dei Daisy Jones and The Six. Le canzoni sono disponibili ovunque. A partire dal giorno prima della messa in onda del primo episodio, su Spotify compare gradualmente il loro album originale, Aurora (sotto l’etichetta statunitense Atlantic Records), contenente tutte le undici tracce che sono protagoniste della storia della serie tv. Anche su YouTube sono disponibili ufficialmente tutti i brani della band, e anche quale lyric video realizzato per l’occasione. E’ persino possibile acquistare il formato vinile o cd dell’album completo, in una brillante commistione tra realtà e finzione in cui i Daisy Jones and The Six sembrano esser realmente esistiti, e non solo un gadget televisivo. E in cui Riley Keough e Sam Claflin prestano la loro voce ai passionali Daisy Jones e Billy Dunne, in un confine labile e arbitrario tra persona e personaggio, per un progetto televisivo e musicale multi-portale di tutto rispetto.
Alla produzione e composizione delle canzoni originali è stato prevalentemente impegnato Blake Mills, in collaborazione con altri musicisti come Tony Berg, Chris Weisman, Jackson Browne, Marcus Mumford e Phoebe Bridgers.
A scandire gli accadimenti e i sentimenti che si accavallano nel corso degli episodi, i brani inediti di Daisy Jones and The Six riflettono la luce e l’oscurità del rapporto che accende, avvicina e allontana Daisy e Billy.
A partire da Look at Us Now (Honeycomb), il viaggio autoriale, sentimentale, autodistruttivo e di reciproca rinascita dei due protagonisti è il motore che spinge con forza la fittizia band degli Anni Settanta e la serie tv che ne narra le gesta. Il «We could make a good thing bad» che Daisy e Billy si cantano, si gridano, più e più volte nel ritornello può riassumere il trascorso intero di Daisy Jones and The Six. Un amore giusto, ma al momento sbagliato. I due inquieti co-protagonisti sembrano fatti l’uno per l’altra, ma incapaci di conciliare un sentimento che tanto arde con la loro natura irreparabilmente autodistruttiva. Irraggiungibili, schivi, vulnerabili e tormentati, Daisy e Billy sono due titani solo all’apparenza. Capaci di colmare reciprocamente il profondo vuoto di un’esistenza di cui non si accontentano, non possono arrendersi al conforto del sentimento che li lega, ancora incapaci di sopravviverne.
I brani diventano la biografia riflessa dei membri della band. Daisy Jones and The Six è fitto di musica, originale e non, che contribuisce a settare l’atmosfera del racconto e a narrare gli accadimenti senza che ce ne sia un’effettiva trasposizione didascalica. Ragione per la quale, ogni episodio è denso di suoni, canzoni, armonie. La serie tv diventa un affresco nostalgico di un periodo che c’è stato, vissuto in prima persona o meno, di cui si ha comunque un vivido ricordo. E, coi brani originali, è come se a queste memorie si sommasse in sordina l’immagine di una band non realmente esistita, ma che assume plausibile forma all’interno di un tal contesto. Grazie soprattutto alle commistioni sonore impiegate, alla strategia transmediale e all’appassionante narrazione che ripercorre le vicende del gruppo protagonista.
Soprattutto negli ultimi anni, i biopic cinematografici realizzati in tributo a leggende musicali sono veramente tanti (basti pensare, ad esempio, a Bohemian Rapsody, Rocketman, Judy, Elvis). Daisy Jones and The Six fa esperienza del passato per proporre un documentario biografico fittizio, ambientato a distanza di anni dal successo e scioglimento del gruppo-meteora. Con una storia sospesa e alcune questioni irrisolte, i membri della band sono attraversati negli anni, in particolari quelli di giovinezza, da dinamiche che possono sembrar familiari. E, infatti, Taylor Jenkins Reid omaggia dichiaratamente, in alcuni passaggi, la band statunitense Fleetwood Mac, ripresa non soltanto nei tratti sonori dei Daisy Jones and The Six, ma anche nelle discusse relazioni instauratesi tra i musicisti.
Tra concerti, tour, press conferences, sessioni di scrittura e registrazione, prove, festini e tutto quello che può comportare essere membri di una rock band di successo, i protagonisti della serie tv pagano il prezzo dell’ambizione, del successo e del tentativo di conciliare lavoro, amicizia e amore. Ambizioni differenti e incontrollabili pulsioni che premono come il ritmo degli energici brani sull’animo dei personaggi, Daisy e Billy soprattutto. Il controverso amore mai consumato tra i due è la scintilla musicale di Daisy Jones and The Six, con brani che ne svelano, più o meno sottilmente, i reali sentimenti. E anche quando il messaggio è più celato, la chimica esplode sul palco. In scena, Daisy e Billy sono fuoco e passione. La chimica tra Riley Keough e Sam Claflin è la colonna portante della serie tv, dando l’energia necessaria alle tracce musicali, che diventano il veicolo di quanto non ancora vissuto. Durante le esibizioni, i due cantautori si comunicano tutto il necessario, si vivono il momento e consumano in maniera differente la tensione che li lega. Attraverso la musica, i protagonisti possono rendere l’impossibile possibile. Ed è anche e soprattutto per questo, che Daisy Jones and The Six è costantemente frastagliato di suoni, performance, tensioni, sguardi e armonie. Permettendo a noi e ai suoi fragili protagonisti di respirare assieme al racconto.