Ci sono immaginari che vivono nella nostra mente a prescindere dall’epoca in cui viviamo e ci piace guardare con una certa nostalgia e curiosità a passati mitici che non abbiamo mai vissuto ma di cui siamo, inspiegabilmente attratti. Il rock n’roll è uno di questi immaginari. Quel periodo musicale, culturale e sociale di (quasi) totale libertà, durante il quale – all’estero più che in Italia – si va formando l’immagine di uomini e donne che lottano, gridano a gran voce e vivono la loro vita a massimo della velocità schiantandosi spesso in maniera rovinosa. L’idea del “sesso, droga e rock n’roll” continua a esistere ancora oggi attraverso quell’identità duplice di indipendenza e autodistruzione che viene alimentata tra film, serie tv e libri. Proprio dal libro Daisy Jones & The Six è tratta l’omonima miniserie di Amazon Prime Video, conclusasi da poco con un finale diverso dalla controparte cartacea ma non di certo meno efficace.
Leggendo la trama si potrebbe cadere facilmente nella convinzione che si tratti “solo” di un’altra storia su band fallite, amori tossici e musica rock. Un pensiero assolutamente legittimo considerando che la presentazione e l’evolversi della storia di Daisy Jones e della band The Six sostiene tale convinzione. La struttura del falso documentario fa da cornice narrativa alla storia scritta da Taylor Jenkins Reid, regalandoci continuamente l’illusione che quello che stiamo leggendo sia vero. L’ascesa della rock band The Six negli anni Settanta e del successivo coinvolgimento della star Daisy Jones potrebbe essere benissimo la storia di un gruppo musicale esistito.
Nell’adattare Daisy Jones & The Six per il piccolo schermo, Scott Neustadter e Michael H. Weber rimangono fedeli a questo procedimento mimetico infondendo, però, il racconto di un diverso tipo di umanità.
The days were wide open
At the heart of all my joy
Boys were invincible lovers
Just begging to be destroyed
Daisy Jones e Billy Dunne rappresentano due facce della stessa medaglia. Due anime affini che si riconoscono fin dal primo istante e che si attirano nella rispettiva orbita senza possibilità di fuga. Ma mentre Daisy, in virtù del suo animo onesto e schietto, riconosce questa particolare alchimia e la ammette, Billy è restio a farlo per il legame altrettanto forte che lo unisce alla bella e perseverante Camila. Il triangolo amoroso che ci propone la serie tv, però, è inaspettatamente più complesso e ingarbugliato rispetto al solito romance trope. Questo perché, fondamentalmente rispetto a svariati altri esempi possibili del panorama seriale, i partecipanti al triangolo non sono banalmente presentati sullo schermo in attesa che si scannino a vicenda.
In psicologia, esiste la cosiddetta “teoria triangolare dell’amore” secondo la quale ai vertici della figura geometrica è possibile ritrovare i seguenti componenti: Intimità, Passione e Impegno. Una teoria che, non solo è possibile ritrovare all’interno dello show ma che viene riprodotta con sensibilità e commozione. Si possono amare due persone allo stesso tempo? Perché dare per scontato che uno dei due sentimenti sia necessariamente inferiore quando può essere solo di un tipo diverso?
Did we unravel a long time ago?
Is there too much we don’t want to know?
I wish it was easy but it isn’t so.
Oh, we could make a good thing bad.
L’amore diventa allora, davvero, l’unica sola forza pulsante che tiene al guinzaglio questi personaggi, lasciandoli agonizzanti a terra più delle droghe o dell’alcol.
Il triangolo sembra farsi beffe di noi, perché prendere una posizione è un’impresa troppo ardua. Non c’è un personaggio che abbia più ragione o più torto degli altri, ognuno di loro è così bene delineato che ci risulta impossibile assegnare colpe o scegliere un vertice. Se Camila è la donna angelo che attende pazientemente Bill come Penelope con il suo Ulisse, Daisy non è meno meritevole di essere amata per la sua voglia di vivere e bruciare. Lo stesso Billy non finisce mai per trasformarsi in un uomo riprovevole, rimanendo fedele alla promessa fatta nonostante finisca in ginocchio per quei sentimenti brucianti che lo legano a Daisy.
Non c’è l’amante, non c’è il tradimento. Le punte del triangolo sembrano farsi prima affilate, poi smussate e poi di nuovo ancora più affilate di prima. I sentimenti vengono serviti a tavola ma nessuno sembra disposto ad alzare la cloche, per timore di scoprire quanto sanguigno sia il colore della carne. Solo Daisy rimane, davvero, coerente con se stessa e con i propri sentimenti. È lei a incarnare l’aletheia, la verità rivelata. Anche quando compie scelte impulsive, anche quando scappa lontano, Daisy rimane sempre il personaggio più onesto e rifulgente.
You regret me, and I regret you
You couldn’t handle your liquor
and you can’t seem to handle the truth
I’m a slippage in the system and
I’m perfectly ready to strike
So go ahead and regret me but
I’m not easing up on this mic
Eppure, è sempre Daisy, colei che ama in maniera totalizzante, a rifuggire Billy nel momento in cui potrebbe averlo. Dopo un profondo percorso di crescita personale, Daisy passando attraverso il dolore capisce di non volerci vivere dentro. Ed è attraverso questo rifiuto che la donna riesce a salvare se stessa e persino Bill. Non certo meno rilevante è il ruolo assunto da Camila, lungi dall’essere il semplice simbolo del focolare domestico. Camila prende posizione, cerca risposte, riconquista la propria femminilità e il potere nella propria vita. Anche in questo caso siamo di fronte a un personaggio che compie errori ma da cui ne trae un profondo insegnamento.
Due donne agli antipodi ma animate dallo stesso fuoco d’amore che le incatena senza scampo a Billy Dunne. Allora non si tratta più di prendere posizione ma di riconoscere come e quanto l’amore possa essere una faccenda complicata. Più di quanto siamo abituati a pensare e che amare due persone è davvero possibile, seppur magari in maniera diversa. Se Camila è, dunque, l’amore della vita di Billy, Daisy ne è inequivocabilmente l’anima gemella. È solo il momento a essere sbagliato. Così Daisy Jones & The Six, con il suo finale dolceamaro quel ritrovarsi sulla soglia di una porta aperta, ci canta un’ultima fondamentale lezione sull’amore: a volte è giusto una questione di tempismo.