Attenzione: L’articolo può contenere spoiler su Daisy Jones & The Six.
E’ passato poco più di un mese ormai da quando Amazon Prime Video ha reso disponibili online gli ultimi due episodi di Daisy Jones & The Six, fortunata miniserie tratta dall’omonimo romanzo del 2019 di Taylor Jenkins Reid. La serie tv sviluppata da Scott Neustadter e Michael H. Weber fonde drama e musica per proporre un racconto fittizio che ripercorre la storia di una celebre band pop-rock degli anni Settanta. Il gruppo rock The Six e il suo prospero incontro e sodalizio con la cantautrice solista Daisy Jones ha dato origine a una produzione musicale florida che ha riscontrato particolare successo di pubblico e critica nel periodo in cui lo show è ambientato. La storia del fittizio connubio musicale trae origine e spunto da quella che è la tormentata biografia di molte star della musica del passato, in particolare alle controversie e agli intrecci del gruppo statunitense Fleetwood Mac, avvenuti soprattutto nel corso della registrazione del loro undicesimo album in studio Rumors. Daisy Jones & The Six ha avvio col pretesto di un documentario realizzato negli anni Novanta sulla storia della ascesa, del successo e dello scioglimento della band negli anni Settanta. Con l’occasione, i membri, ormai adulti e molti di loro non più in contatto da diverso tempo, ripercorrono i momenti salienti della vita del gruppo, confidando alla telecamera dettagli intimi sulle relazioni instaurate tra ciascuno dei membri. In particolare, il rapporto che più ha animato i Daisy Jones & The Six è stato quello tra le due penne e voci principali, quelle di Billy Dunne e Daisy Jones.
Interpretati rispettivamente da Sam Claflin e Riley Keough, i due lead-vocalist della band sono la miccia che ha acceso la vena creativa e la fama dei Daisy Jones & The Six.
L’egocentrico e tormentato Billy Dunne è stato, sin dalle origini della band, il carismatico motore trainante che ha inseguito con persistenza il successo, nel tentativo di bilanciarlo con la vita familiare con l’amata Camila, amore per la quale ha rinunciato alla parte più sfrenata della vita da rocker. Dal canto suo, Daisy Jones ha sempre rincorso la musica alla ricerca della sua voce, una voce potente, magnetica e seducente: quando è sul palco non ce ne è per nessuno. L’ammaliante ragazza dai capelli rossi condivide con Billy un passato tormentato, fatto di una famiglia deludente e del tossico e precoce rapporto con le droghe. Contrariamente al cantante, Daisy non è ancora uscita dall’oscuro tunnel che sembra essere l’unica soluzione per sopperire i dolori, alienarla dalla realtà e permetterle di andare avanti ed esibirsi. Apparentemente diversi eppure molto simili, i due protagonisti della miniserie sono attraversati da una chimica che incendia il palco. Spesso, è proprio l’astio che li divide a renderli così belli in scena, irraggiungibili, tormentati e caratterizzati da un’intesa che non riconoscono in nessun altro. La musica non può che goderne. Daisy, Billy e la loro costante tensione irrisolta sono il segreto del successo dei Daisy Jones & The Six e il fittizio documentario non fa che marcare implicitamente (o meno) questo dettaglio. Il rapporto travagliato tra i due protagonisti attraversa tutta la trama, fatta di un amore impossibile e autodistruttivo tra due anime troppo simili per sollevarsi a vicenda.
A distanza di un mese dalla sua conclusione, Daisy Jones & The Six può essere considerato un racconto dall’animo rock che decide di temprare gli eccessi della drammaticità del genere musicale con altrettanti elementi romantici e comici.
Tra concerti, tournee, sessioni di scrittura e registrazione, feste e viaggi in giro per gli Stati Uniti, i membri della band di successo si divertono, si godono la notorietà e il palco, si innamorano e litigano come delle vere rockstar. Con la scelta chiara di adottare uno stile narrativo meno esplicito ed esagerato, la serie tv è un racconto rock ‘n’ roll dei giorni nostri. Sulla scia dei biopic musicali che attualmente hanno tanto successo, la miniserie offre una nuova, ulteriore, storia che sembra esser già conosciuta proprio per la comunanza con i cenni biografici di molti altri tormentati divi del passato.
Grazie a una buona dose di sana nostalgia vintage, la miniserie costruisce un racconto capace di creare empatia e malinconia verso una band che non è nemmeno mai esistita, o per un periodo in cui non si era neppure ancora nati.
Uno dei punti di forza della serie tv è senza dubbio la colonna sonora: non soltanto composta da alcuni dei brani celebri della musica degli anni Settanta (come quelli di Carole King o Patti Smith), sullo schermo prendono vita anche le canzoni inedite della band. Non solo gli episodi vengono accompagnati anche da alcune delle tracce chiave per la storia del gruppo ma, proprio come le vere band d’oggi, il celebre album fittizio dei Daisy Jones & The Six, Aurora, non è più soltanto finzione: Amazon Prime Video ha impiegato una campagna a 360 gradi per lo show, tant’è che su Spotify (e su YouTube) è disponibile nella sua interezza, con tanto di profilo dedicato alla band e includendo anche le canzoni non presenti nella narrazione audiovisiva. Un lavoro completo che permette ai Daisy Jones & The Six di assumere concretezza grazie alle voci di Sam Claflin e Riley Keough, traslando dalla carta alla realtà una storia che non potrebbe essere più viva.
Tra l’altro, le canzoni di Aurora hanno scalato le classifiche Spotify di molti Paesi in giro per il mondo, tramutando i Daisy Jones & The Six in un vero fenomeno. Gli stessi attori e attrici si sono detti disponibili a partire in tournee insieme.
La miniserie di Amazon Prime Video sembra destinata a essere uno dei fiori all’occhiello della piattaforma streaming, conquistando pubblici molto variegati grazie all’universalità del suo linguaggio con cui si rende facilmente accessibile. A mente fredda, a distanza di un certo tempo possiamo dire che Daisy Jones & The Six non è un prodotto perfetto, ma è una storia che difficilmente lascia delusi. Dalla tormentata relazione tra Billy e Daisy, passando per gli scontri tra i membri della band, fino all’esplicito tributo al rock ‘n’ roll e ai grandi gruppi musicali del passato, la serie tv ha le migliori intenzioni e si struttura bene nei suoi dieci episodi totali. Pur non raccontando con eccessiva spregiudicatezza gli eccessi caratteristici dell’universo e del libro di riferimento, l’adattamento propone una storia nostalgica, tormentata e romantica con delle notevoli performance. Al centro della miniserie ci sono molte dinamiche che ne incendiano il linguaggio e i personaggi. Tradimento, conflitto, trauma, rivalità, famiglia, romanticismo, showbiz, dipendenza, alcol e droghe. Con la miccia di Look At Us Now (Honeycomb), singolo che porta la band alla posizione numero uno di tutte le classifiche americane, i Daisy Jones & The Six affrontano la propria giovinezza in musica col dolceamaro sentore che li perseguita. E’ chiaro sin dal principio che la band non sarebbe mai durata a lungo, eppure l’atmosfera seducente e nostalgica non fa che far crescere i protagonisti e noi con loro. Tormentati e incapaci all’epoca di risollevarsi insieme, i Daisy Jones & The Six sono raccontati nel loro meglio e nel peggio del loro meglio.