Se negli anni novanta eri un’adolescente che non si riusciva a integrare con facilità nel tessuto scolastico tendenzialmente omologato, né ti sentivi rappresentata dalle correnti stilistiche di quella decade, hai di sicuro trovato in Daria un rassicurante porto di scettica comprensione.
La sit-com animata nata dalla costola di quel Beavis and Butt-head che teneva incollata ai canali di Mtv un’intera generazione, ha fatto ridere riflettendo un’intera categoria che si sentiva rappresentata dalle battute taglienti e dallo sguardo perennemente sconfortato della cinica liceale in gonnella. Un personaggio che, nonostante sia stato partorito più di vent’anni fa, continua a mantenere un’efficace attualità che non può passare inosservata.
Solo alcuni trentenni di oggi hanno passato buona parte dei propri pomeriggi dopo scuola in compagnia di Daria, quelli con del buon gusto pare.
Ma per chi vuole espiare questa brutta colpa, ecco un paio di buoni motivi per recuperare lo show cult di Mtv. La prima qualità da imputare alla serie è la profonda leggerezza con cui raccontava la vita di Daria. Leggerezza necessaria per intrattanere un pubblico prettamente adolescenziale, che ricercava nello show l’ironia pungente e il dark humour dell’asociale protagonista che sapeva sempre colpire nel segno.
Come dicevamo però, Daria è un personaggio dotato anche di una lucida profondità capace di mettere sempre a fuoco certe problematiche. Quelle legate a situazioni adolescenziali per esempio, in grado di incupire tanto facilmente nella fase più confusa che può attraversare un essere umano.
Ciò che caratterizza la sarcastica liceale è il suo cinismo e il filtro critico con cui vive nel mondo, rifiutando di omologarsi al flusso generazionale che spinge i suoi coetanei, dentro e fuori il piccolo schermo a somigliarsi nel tentativo di identificarsi e sentirsi parte della società. Daria è anticonformista e alternativa ma nel modo meno politico del concetto.
Non strilla la sua diveristà, né pretende di essere seguita nella sua marcia apatica e disillusa verso la sua emancipazione da boyband e mode passeggere, la vive al contrario con la concretezza di un’adulta e con la sicurezza della propria accettazione che tutt’ora molte persone faticano ancora a concedersi.
Precorritrice di tutti quei piaceri che oggi non ci sentiamo più in colpa di assecondare, lo spirito di Daria è sopravvissuto alle decadi trovando sempre una dimensione in cui manifestarsi. Nonostante il cambio incessante delle mode nel corso degli anni, ci sarà sempre una fetta di pubblico che nel suo consapevole e indifferente rifiuto di omologarsi, proverà grazie a lei un vittorioso senso di soddisfatta affermazione riflessa.
Senza fare niente per esserlo, l’anticonformismo di Daria era di moda negli anni novanta, nei duemila e anche oggi, dove essere nerd è diventato un vanto più che una definizione.
Sicuramente un grande merito dello show era quello di rappresentare solo in via teorica le classi generazionali in modo stereotipato, offrendo in realtà uno spaccato molto più profondo di quanto potesse sembrare la Generazione X. Lo show creato da Glenn Eichler e Susie Lewis Lynn è stato infatti capace di saper parlare agli adolescenti in modo arguto, affrontando con sarcasmo e intelligenza temi delicati come il disturbo alimentare, l’emarginazione e la prevenzione sessuale, senza scivolare nel facile cliché del messaggio formativo.
La vera potenza di Daria stava nel suo essere diversa fregandosene davvero della sua diversità, messaggio che non ha mai perso rilievo ma che ha sempre faticato a trovare portavoci e veicoli davvero credibili.
Trovando nella nostra sprezzante paladina un simbolo di perfetta non curanza e autentica credibilità, tentativo non facile da realizzare considerata la quantità esorbitante di personaggi portati sullo schermo negli anni novanta che si prefissavano il ricercato obiettivo di rendere l’anticonformismo adolescenziale cool, senza riuscirci.
Uno dei più riusciti outsider prodotti dal piccolo schermo che si è magnificamente congedata dal suo pubblico con il buon presentimento di un percorso adulto conforme al suo inscalfibile spirito graffiante. Premonizione pervenuta durante il film conclusivo dello show Is College Yet?, dove neanche mentre riceve il diploma il suo intramontabile pessimismo è capace di prendersi una breve pausa.
.. rimanete fedeli a ciò in cui credete, finchè logica ed esperienza non vi contraddicono; ricordate che quando il re sembra nudo vuol dire che lo è, e che verità e menzogna non sono quasi la stessa cosa.