Dopo un primo episodio che richiamava fortemente gli eventi della prima stagione, consentendo allo spettatore di riambientarsi all’interno della storia, Dark 3×02 spinge l’acceleratore e ci fa capire che questa stagione non ha alcuna intenzione di fare sconti. Sarà sempre più difficile stare dietro alle linee temporali, che si ramificano sempre più numerose e intricate, sarà complicato ipotizzare il destino dei personaggi e immaginare dove ci condurrà questa ultima stagione. Una stagione che parla direttamente allo spettatore, mettendolo di fronte alle devastanti conseguenze dell’apocalisse del 27 giugno 2020: proprio il giorno in cui è stata rilasciata la terza stagione di Dark.
Gli spettatori meno “ingordi” e intenzionati a gustarsi la storia un episodio alla volta avranno sicuramente approfittato del giorno dell’apocalisse per vedere il primo episodio, in cui ne vedevamo arrivare il devastante impatto. E avranno visto proprio ieri (28 giugno, ndr), il giorno dopo l’apocalisse, il secondo episodio, provando quindi l’agghiacciante sensazione di trovarsi proprio lì, dentro una Winden devastata e ridotta a un cumulo di macerie sopra le quali scorre una pioggia impietosa e senza fine.
Dark 3×02 riesce nell’intento di posizionarsi proprio a cavallo tra un’apocalisse (nella serie) e una pandemia globale (nella realtà, ahinoi). Due scenari che, un anno fa, non avremmo mai immaginato.
Eppure ci troviamo sul divano a vedere una serie, dopo tre mesi rinchiusi in casa, ancora fortemente limitati nella nostra libertà.
Per questo limitarsi a parlare di cosa accade in Dark 3×02 è riduttivo: non solo perché si tratta di una puntata che inizia subito a “spingere” sul succedersi degli eventi, ma soprattutto perché descrivere la sensazione di straniamento che ci ha provocato è decisamente più interessante.
Non solo la sensazione di vertigine che provano i personaggi in questo episodio, trovandosi faccia a faccia con se stessi, a un passo dal compiere scelte che cambieranno per sempre tutto. Quello che proviamo vedendo Dark 3×02, I sopravvissuti, è proprio la certezza che stia parlando di noi, a noi, che siamo tutti un po’ sopravvissuti. Chi nella tranquillità della propria casa, chi al lavoro, chi rapito dal mondo e catapultato in un inferno di dolore e morte: siamo tutti riemersi da un bunker, ansiosi di vedere se nel cielo c’è ancora il sole.
Esattamente tre mesi dopo l’apocalisse, a Winden la vita non si è fermata del tutto: come nel nostro mondo, a tre mesi dal blocco totale imposto dalla pandemia, molte cose sono cambiate. La necessità di sopravvivere e di trovare un senso alla proprio sopravvivenza, soprattutto se dietro di noi ci sono le fotografie di chi abbiamo amato e non c’è più, è la molla che spinge i personaggi ad agire, a chiedersi perché.
E la risposta di Dark 3×02 è che non c’è un perché, né una via d’uscita: ciò che è stato è stato e accadrà di nuovo, in un cerchio senza fine.
In un momento storico in cui ci interroghiamo su cosa è accaduto e sul senso di tutto ciò, Dark non fornisce certo un conforto, nel suo sfilare impassibile di situazioni senza uscita e personaggi intrappolati dal proprio destino. Ma riesce a catalizzare le nostre paure, mostrandoci con uno schiaffo in faccia una situazione che è l’estremizzazione di tutti i nostri timori. Pandemia, crisi globale, apocalisse, cambiamento climatico, disastro nucleare: a tutto siamo sopravvissuti e sopravviveremo.
L’universo spazzerà via, prima o poi, noi insieme alle nostre paure, per rigenerarsi e distruggersi nuovamente in un cerchio senza fine. Chi sopravviverà al nuovo ciclo? Forse Adamo ed Eva, ritratti nella stanza in cui la vecchia Martha parla con Jonas del senso di ciò che è stato. Perché il mondo abbia nuovamente inizio, ci sarà bisogno di due anime pure, non contaminate dal peccato originale, né da radiazioni o virus mortali.
Due anime che ripopoleranno il mondo, senza riportare in vita i morti, dimenticandosi del passato e incuranti del futuro. Che non guardano indietro con rimpianto né avanti con speranza, ma che vivono con fede e responsabilità l’unico tempo che realmente conta: il presente.