La terza stagione di Dark è uscita da un paio di settimane e non siamo ancora pronti a lasciarla andare. Si è contraddistinta fin da subito per la sua splendida fotografia, il cast e la trama. La serie è sempre stata in grado di affrontare temi complessi quali la percezione del tempo e il libero arbitrio. La rappresentazione di tali temi è originale: veicola una morale critica verso l’epoca contemporanea. Attraverso la rilettura di alcuni filosofi, abbiamo interpretato il messaggio che la serie ci vuole trasmettere, almeno per quanto riguarda le prime due stagioni. La terza, nonostante abbia questi elementi, è da analizzare a parte. Le vere matrici hanno un’origine differente e la filosofia per quanto sia collegata alle due stagioni precedenti ha una differente chiave di lettura. Per adesso quindi ci basiamo su ciò che conosciamo. Un insieme di pensieri davvero oscuri, come se ci volessero mettere in allerta sul nostro destino.
Il tempo in Dark
La concezione del tempo lineare è stata la rottura con il passato. Nella concezione religiosa, Dio ha creato un tempo lineare e procede fino all’Apocalisse. Questa visione è sintomo di progresso ed è stata interiorizzata nella cultura occidentale. Ogni frammento storico può essere scomposto e studiato: c’è un principio e una fine in base alla successione logica degli eventi. Dark ribalta completamente questa visione rifacendosi alla circolarità del tempo. Fin dalla prima stagione ci viene detto che la linea continua degli eventi è un’illusione: viene messa in discussione la nostra percezione. Non è un mistero che stiamo attraversando un momento di rivalutazione delle nostre convinzioni. Viene messo in atto in ogni epoca: che sia anche questo un fattore di circolarità?
Il filosofo tedesco Nietzsche ha rimesso in discussione il senso del tempo. A suo dire la temporalità è un eterno ritorno all’uguale: ogni evento si ripete all’infinito in un ciclo. Una concezione rivoluzionaria per il suo tempo ma non nuova. Infatti questa percezione appartiene all’antichità. La convinzione che siamo padroni del tempo è un’illusione. Nessuno di noi è tanto grande da poter comprendere il corso degli eventi e cambiarli. Dark si basa proprio su questo principio. Fin dalla prima stagione ci viene illustrato poco alla volta la chiave di lettura della serie. C’è un invito insistente ad abbandonare le regole logiche: è una vera e propria sfida al nostro modo di percepire il tempo.
Episodio dopo episodio la confusione aumenta fino ad arrivare all’apice. Ed è qui che ci si trova costretti a lasciare da parte la logica della linearità. Nel momento in cui si mettono insieme i pezzi, ogni cosa inizia ad avere un senso. Gli eventi accaduti sono causa del futuro e viceversa. Un concetto totalmente distante da noi: come può il futuro influenzare il passato? Eppure, vediamo in che modo i personaggi del 2019 influenzano il 1953 e il 1986. Nella seconda stagione, l’influenza la si vede anche nel 1921. Nel momento in cui si comprende il modo in cui leggere la serie, ci si trova davanti a un nuovo modo di vedere i legami. Ogni evento è interconnesso e le coincidenze non esistono. Per quanto possa essere complicato, tutto ha un senso. L’unica certezza quando si vede Dark è che ogni epoca viene rivissuta in un loop temporale, ripetuto all’infinito. L’eterno ritorno di eventi tragici e della lotta per governare il tempo.
Il libero arbitrio
Quanto possiamo definirci liberi di poter decidere le nostre azioni? Per la nostra società non c’è alcun dubbio: ogni cosa dipende da noi. Siamo gli artefici del nostro destino. Se falliamo o vinciamo, colpa e merito sono da attribuire alle nostre scelte. Il libero arbitrio è uno dei fondamenti della nostra cultura e questa concezione rappresenta un progresso. Nel corso della storia abbiamo vissuto epoche nelle quali era Dio l’artefice. Ogni azione era ricondotta a lui e solo lui poteva tracciare il nostro cammino. Una visione che alla lunga è risultata limitante. Con l’avvento dell’Illuminismo si è entrati in una nuova era. Ogni evento poteva essere spiegato e studiato, così come il tempo. Non c’era spazio per i dubbi: tutto era illuminato dalla logica. La nostra cultura è figlia dell’Illuminismo e il progressivo allontanamento dalla religione ha fortificato questi concetti. Siamo arrivati al punto in cui pensiamo di poter fare qualsiasi cosa: il mondo è nelle nostre mani. Ma soprattutto, pensiamo che le nostre scelte ci indirizzano ovunque noi vogliamo.
In Dark non è così: ancora una volta si affronta l’illusione dell’onnipotenza. All’inizio i personaggi consapevoli del loop temporale erano convinti di poter cambiare le cose. Basta compiere una serie di gesti spinti dalla logica per poter correggere il corso degli eventi. Jonas in particolare lotta per tentare di salvare tutti. Invece ogni volta capisce di non poter cambiare davvero le cose. Continua e riprova all’infinito, ma la frustrazione è sempre presente. Può cambiare qualche dettaglio ma la sua strada e quella degli altri è già stata tracciata. Il filosofo Leibniz espone proprio questo concetto: il libero arbitrio è solo un’illusione. Noi crediamo di essere liberi nelle scelte ma queste sono già state determinate. Possiamo nel corso della giornata, ad esempio, decidere di cambiare strada per recarci nel luogo prestabilito. Oppure decidere di cambiare un’abitudine e preferirne un’altra. Ma quel che rimane è lo stesso identico risultato. Lo si può vedere in ogni episodio di Dark, specie nella prima stagione.
L’apice viene raggiunto in seguito. Tutti i personaggi in qualche modo, iniziano a comprendere che sono limitati nelle scelte. Ormai sono consapevoli della loro strada e cambiare le cose è inutile. Anzi, a volte tentare di deviare il proprio destino porta alla sua realizzazione. L’esempio più lampante è la morte di Egon Tiedemann. Claudia ha tentato di salvarlo ma è stato esattamente il suo intento a provocarne la morte. Un vero e proprio affronto alla logica e al delirio di onnipotenza della nostra epoca.
Dark è una serie in grado di criticare in modo magistrale l’epoca contemporanea.
Attraverso i viaggi nel tempo e le dimensioni parallele la serie ci invita a rivalutare le nostre convinzioni. Ci fa prendere coscienza in modo più o meno sottile di quanto siano illusorie le nostre fondamenta. Il nostro antropocentrismo e la lotta nel voler governare qualsiasi cosa ci sta distruggendo. L’egoismo e l’incapacità di vedere oltre è una condanna. Dark lo dimostra, episodio dopo episodio. Forse lo scopo è proprio questo. Avvertirci di ridimensionare il nostro ego, pena l’annientamento totale, anche per le dimensioni della serie stessa.