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Jonas, Martha e quel finale di Dark inteso come massima espressione d’amore 

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Attenzione: evitate la lettura se non volete imbattervi in spoiler sul finale di stagione di Dark

Quel che si fa per amore lo si fa sempre al di là del bene e del male, scriveva Nietzsche. Amore per Nietzsche non è altro che un’ambigua illusione, un sentimento egoista e involontario che promette invano eternità. Il filosofo parla dell’amore come possesso esclusivo e spregiudicato rapporto egoistico che si presenta e si nasconde sotto forme diverse, e che brama identità mentre si presenta solo come malsana parvenza. Menzioniamo in questa sede Nietzsche per raccontarvi – e raccontare ancora una volta a noi stessi – del finale di Dark perché nella serie tedesca, così geniale e allo stesso tempo intricata, la filosofia del pensatore tedesco muove i fili della trama fino alla fine, si insinua nei pensieri dei protagonisti e si mescola al rapporto tra tempo e spazio. Menzioniamo, tra le righe di questo testo, Nietzsche e il suo pensiero riguardo al sentimento che muove il mondo per allacciarci al rapporto che lega i due personaggi principali, quel Jonas e quella Martha che abbiamo conosciuto anche con i nomi di Adamo ed Eva, il primo uomo e la prima donna a conoscere qualcosa riguardo ai sentimenti. Qualcosa che nel viaggio di Dark sembra a più riprese parvenza di amore, ma che in realtà è amore puro. Soprattutto nel finale di stagione.

Ma che tipo di amore è quello che lega Martha e Jonas nella Serie Tv?

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Martha e Jonas si sono conosciuti in un posto tranquillo a cavallo tra laghi e alberi giganti nella prima stagione di Dark, quella in cui abbiamo fatto conoscenza con i vari misteri che la serie portava nella nostre case, e in cui in due protagonisti ci sembravano normali studenti di liceo alle prese con le prime “farfalle nello stomaco”. In quei giorni freddi e malinconici della cittadina tedesca, i due protagonisti si amavano come una qualsiasi coppia di giovani innamorati, quando l’amore sembra l’unico ponte saldo che lega due anime e qualcosa di ben diverso dall’etichetta proposta da Nietzsche. Con il passare delle stagioni e attraverso i vari loop temporali che ci sbattevano da una parte all’altra senza esitazione, Jonas e Martha sono stati divisi e presentati a noi come due anime sole in cerca del proprio posto nel mondo. Abbiamo conosciuto svariate versioni dei personaggi, più vecchi e allo stesso tempo giovani, sfigurati dal tempo e devastati dai ripetuti traumi di una vita fin troppo amara. Li abbiamo visti rincorrersi come si fa con il sogno della vita, e allo stesso tempo detestarsi fino allo sfinimento, o annullarsi fino a perdersi. Nella terza stagione di Dark ci è stato detto che Jonas e Martha, più che anime gemelle, erano, nella versione più grande di loro stessi, un uomo e una donna lontani concettualmente e ideologicamente, quasi come se, posti al centro di una scacchiera, dovessero mangiarsi a vicenda per fare scacco matto.

Per Nietzsche l’amore è espressione di debolezza e negazione di sé, e in questa parte del racconto, quando Jonas e Martha sono Adamo ed Eva, i due si negano a vicenda, ammettendo di fatto due soluzioni diverse all’eterno loop che muove Dark. Adam vuole spezzare il loop, uccidere suo figlio – quel bambino senza nome che Martha porta in grembo – affinché ci sia la fine dei mondi una volta per tutte. Martha, d’altra parte, vuole preservare l’eterno ritorno per salvaguardare suo figlio e l’amore che la lega a lui, e forse anche un po’ ad Adam/ Jonas. I due protagonisti si fanno la guerra a più riprese fino ad uccidersi per ottenere il proprio scopo, uno scopo che da un lato si chiama fine e dall’altra inizio, ennesimo inizio. Se Dark ci ha stupito e ammaliato con i suoi straordinari paradossi e enigmi mentali, il finale non delude le nostre aspettative, portando di fatto sui nostri schermi uno straordinario affresco sull’amore che lega i due ragazzi che, molto tempo prima di esser visti solo come Adam ed Eva, si abbracciavano in riva al lago per regalarci amore.  Poi arriva l’apocalisse.

L’apocalisse, ovvero il momento in cui è possibile saltare da una realtà all’altra per sciogliere il nodo. Per annullarsi a vicenda o amarsi per sempre

Il nodo si trova in una terza realtà, quella in cui l’orologiaio Tannaus ha avviato i suoi sperimenti per tornare indietro nel tempo e salvare la sua famiglia da un tragico incidente. Claudia si rende conto che se l’incidente d’auto non avviene, Tannhaus non dividerà la sua realtà in due mondi paralleli e avvolti su sé stessi. Claudia, in fin dei conti, capisce che l’unico modo per evitare l’eterno ripetersi delle cose sia impedire la nascita degli altri due mondi. Chi, allora, se non Adamo ed Eva per porre fine all’ennesimo inizio? Chi se non Martha e Jonas per dimostrare amore, per tornare ragazzi mossi dai sentimenti? Martha e Jonas, entrando nella terza realtà nel giorno dell’Apocalisse, annullano il momento in cui la famiglia di Tannaus perde la vita a causa dell’incidente, e scompaiono, scompaiono nel nulla perché sono entrambi prodotti del loop. Dark fa compiere ai protagonisti un gesto d’amore estremo verso gli altri, ma anche verso se stessi, ammettendo di fatto che solo insieme, sono provando amore l’uno verso l’altro, i due possano cancellare la morte del mondo. In questo caso l’amore non è egoista, come voleva Nietzsche, ma altruismo invece che debolezza, non più negazione ma accettazione.

“Credi che qualcosa di noi rimarrà o siamo solo questo, un sogno? Non siamo mai esistiti?”

Un amore finito ancor prima di iniziare, ma per questo ineluttabile, al di là del tempo e dello spazio. È questo quello che ci resta di Jonas e Martha dopo il loro triste addio, è questo quello a cui pensiamo quando vediamo i due ragazzi salutarsi per l’ultima volta mentre il mondo perde le loro tracce. Ma non il loro amore. Perché ciò che si fa per amore lo si fa sempre al di là del bene e del male. Al di là degli stessi Adam ed Eva.