Dawson’s Creek è una serie che ha segnato l’adolescenza di molti. In senso positivo ma anche negativo dal momento che la creatura di Kevin Williamson è stata spesso criticata e presa in giro per via dei suoi protagonisti. I quali nonostante avessero il compito di raccontare la nostra adolescenza, sembravano tutto fuorché degli adolescenti.
A partire dal suo “Alleniano” protagonista, il biondone che ha trascorso buona parte dello show chiuso in camera a rimuginare su qualsiasi scelta dovesse fare nella vita con la stessa ansiosa preoccupazione di un trentenne precario che deve vincolarsi a un prestito bancario sanguinoso.
Per non parlare della controparte femminile dello show (leggete questo articolo se non vi ricordate tutte le malefatte della cara Joey!), che invece di stemperare questa sua nevrotica ed eccessivamente emotiva tendenza all’introspezione, non faceva che accentuargliela. Sganciando nel loro microuniverso fatto di soporifere stradine di provincia, barchette galleggianti e cineclub “Spielberghiani”, una quantità inutile di sermoni sull’essere giovani corretti e giudiziosi.
Bisognava darsi dei pizzicotti sulle braccia per arrivare alla fine dell’episodio svegli.
Grazie al cielo però Dawson’s Creek raccontava anche la vita di Jen Lindley!
Eh sì, perché in mezzo a questi adolescenti seriosi e introspettivi, mascherati da assennati e maturi ma che in realtà perdevano solo un sacco di tempo a discutere di cose che un adolescente normale semplicemente farebbe, c’era Jen che viveva davvero.
Nel vero senso del verbo, perché la ragazza che veniva da New York dal passato un po’ too much era in realtà il personaggio più concreto di tutta la serie.
Benché venisse presentata esattamente come l’opposto di ciò che era – è sempre stato suo in fondo il ruolo della ribelle, della problematica, di quella che non ce la fa a integrarsi – a fine visione della serie non si può non ammettere che Jen è il personaggio con cui abbiamo empatizzato di più.
Forse perché, a differenza di Dawson, quando avevamo sedici anni non scivolavamo in una paranoica terapia di gruppo con i nostri amici quando avevamo qualche pensiero di troppo, né dissezionavamo ogni parola ed emozione umana altrui alla ricerca di un significato profondo che ci facesse dormire meglio la notte.
Eravamo adolescenti con pensieri da adolescenti, e proprio come Jen Lindley vivevamo di quelli.
Per quanto il ruolo di bad girl dovesse esserci propinato a forza, anche solo per amore del contrasto con la signorina Potter, osservandola con la giusta attenzione ci rendiamo conto che è sempre stata Jen la più equilibrata dello show.
Lei è il personaggio di Dawson’s Creek che meglio sapeva dosare gli elementi principali che caratterizzavano gli altri protagonisti.
Spiritosa sì ma non burlonesca come l’adorabile Pacey, tendenzialmente cinica e sarcastica ma mai pessimistica fino allo sfinimento come Joey, acuta e saggia ma mai paranoica come il pesantissimo Dawson. Senza contare che, dal momento che parliamo di una serie incentrata principalmente sull’amicizia, gli amori giovanili e i problemi dell’adolescenza, nessuno più di lei ha saputo incarnare al meglio questi aspetti rendendoli autentici e credibili agli occhi dello spettatore.
Quante volte i confronti amichevoli tra Dawson e Joey hanno fatto sospettare la presenza di un cecchino appostato dietro il televisore che spiegasse il nostro improvviso e fulminante appisolamento di fronte allo schermo? Mentre quelli tra Jen e Jack, i veri “amici” nello show, sono quelli con il più alto tasso di ilarità e maturità, a seconda della tematica che trattavano.
Persino in campo sentimentale le problematiche affrontate da Jen nelle sue relazioni erano dieci volte più comuni e plausibili rispetto a quelle, spesso inesistenti, affrontate (o addirittura create!) dal temibile duo Leery-Potter.
E che si trattasse di un ragazzo troppo focoso come nella prima stagione (ce la ricordiamo tutti la faccia della nonna quando becca Jen e il marinaio sexy sulla tavola da pranzo? Osservante e compassionevole sì ma togli subito quella mano da mia nipote o ti maledico fino alla settima generazione con il potere di Gesù Cristo!) o di un ex problematico o ancora di un dolcissimo nuovo amore troppo inesperto per la già matura Jen, la ragazza ha affrontato tutti con la giusta proporzione di assertività e calma senza però perdere l’emozione giovanile che dovrebbe avere una sedicenne.
Concludiamo ricordando che, se questa serie ha equamente diviso il pubblico nel giudizio finale tra Improbabile palla mondiale e Fedele spaccato dei turbamenti adolescenziali degli anni ’90, siamo tutti d’accordo nel dire che l’unico momento della serie dove tutti abbiamo accusato un colpo al cuore è stato il famosissimo video di addio di Jen alla figlia.
Ancora colpevole, dopo ben 17 anni, di strappare lacrime allo spettatore anche se questo ormai conosce a memoria ogni parola di quel commovente ultimo saluto.
E ricordiamo ai più distratti che, mentre il personaggio di Jen diceva addio a una figlia e moriva con dignità, i tre dell’Ave Maria facevano la stessa cosa che hanno fatto per sei anni: giocare ad A Bi Bo per chi doveva stare con la bella Joey.